Oggi mi sono imbattuto in un post su linkedin che mi ha fatto pensare, nel post si suggeriva la possibilità di dotare l’europa di una sorta di great firewall per il controllo dei contenuti che vengono da sorgenti extra europee, alla maniera forse del great firewall cinese.
https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2020/648784/IPOL_STU(2020)648784_EN.pdf
Al post obiettavo che chi non ha vissuto in Cina difficilmente capisce quali siano le condizioni anche sociologiche di un atto del genere.
Non credo ci siano dubbi sul fatto che io sia contrario, forse ha senso che spieghi a me stesso il perchè.
Un great firewall può voler dire fondamentalmente 2 cose non mutuamente esclusive:
- un sistema che blocchi il traffico IP se non da sorgenti e protocolli autorizzati e controllati
- un sistema che applichi filtri ai contenuti ed i servizi
Il great firewall cinese è entrambi.
Ora sulla costituzione del Great Firewall molti hanno la impressione che si tratti di un unica soluzione coordinata dove si applicano sosfisticate azioni di filtro. In realtà si tratta di firewall controllati dallo stato che si mettono tra i provider di connettività e internet. La coordinazione è men che efficiente, e le differenze in termini di servizi e blocchi variano sensibilmente da area ad area, provider a provider.
Il sistema agisce a livello di DNS, IP e protocolli, cercando di bloccare servizi sgraditi (come quelli di google) e VPN non controllabili. Si perchè esiste anche la possibilità di passare legalmente il great firewall usando servizi di VPN autorizzati (che lasciano allo stato il controllo dei contenuti) permettendo l’accesso a servizi che servono per scopi commerciali. cosi molte aziende internamente su google ci vanno, e gli alberghi per occidentali altrettanto.
Il cittadino medio cinese non vive questo blocco come un peso particolare per diverse ragioni:
- il controllo dello stato è considerato, nella cultura cinese, accettabile in quanto lo stato deve prendersi cura del cittadino. In quest’ottica persino la censura viene generalmente accettata.
- le scarse conoscenze linguistiche, in particolare dell’inglese, renderebbero comunque l’accesso a molti contenuti impossibile. I cinesi per altro nutrono una innata diffidenza verso l’altro, e quindi preferiscono intrinsecamente il prodotto e contenuto cinese in cinese.
- il mercato internet interno cinese offre alternative qualitativamente eccellenti ai servizi occidentali, wechat, baidu e similia sono molti anni avanti a molti prodotti occidentali.
Le possibilità di bucare il great firewall ovviamente ci sono, e molti lo fanno via VPN “tollerate” o che sfruttano la non granitica chiusura del great firewall di cui scrivevo prima. ma, chiariamoci, si tratta di una elite non della massa della popolazione che, probabilmente, neanche sa cosa sia google.
Ora immaginiamoci di fare una cosa del genere in europa:
tutti i 3 punti che rendono il great firewall cinese gestibile in cina non sono applicabili all’europa.
- il controllo dello stato è poco apprezzato e vissuto, con le dovute differenze, come problematico se supera certe soglie. Non è un caso che le carte costituzionali fissano in tutta europa i limiti di intervento dello stato in rapporto alle libertà individuali. Siamo molto distanti da Xi Jinping che afferma che le carte costituzionali sono un male. e il filtro dei contenuti cosa è se non una censura?
- pur essendo l’inglese parlato non diffusissimo in tutte e fasce della popolazione, l’accesso a traduttori e consuetudine ha reso i servizi di lingua inglese fruibili a tutti e sono largamente comuni. Non esistendo il vincolo culturale a voler avere servizi digitali cinesi, l’uso di quelli statunitensi o comunque non europei è comune. cambiare questo livelli di libertà sarebbe poco facile e mal digerito.
- Il mercato interno europeo al momento non offre ne in termini quantitativi ne in termini qualitativi l’offerta presente.
Sul punto 3 si deve osservare che non è vero che la presenza del great firewall sia stato so stimolo dello sviluppo di una internet cinese, servizi come quelli offerti da tencent sono stati di successo in cina perchè sono stati pensati e creati da cinesi per i cinesi. demandare al firewall le ragioni del loro successo interno è semplicemente segnale di non conoscenza e comprensione di cosa sia il gigante asiatico, cosa purtroppo diffusissima in occidente che dello stereotipo fa uso spropositato.
Stante così le cose, trovo difficile pensare che un great firewall europeo otterrebbe i desiderata di sviluppare un mercato digitale interno e proteggerci dalle fake news e disinformazione provenienti dall’estrno.
Non sono un sostenitore, chiariamoci, che non ci debbano essere vincoli e restrizioni. La osservanza del GDPR ad esempio è fondamentale per la protezione di nostri diritti fondamentali, non contro la cina o gli stati uniti o la russia ma per proteggere tutti indipendentemente dall’attore esterno.
Lo sviluppo di una europa digitale non può passare da una costrizione esogena come un great firewall europeo, è distante dalla nostra cultura e non economicamente sensato. Un mercato creto così drogato che non risponda a reali esigenze avrebbe vita breve.
Per le fake news e la disinformazione il vero strumento, ed anche il piu pericoloso per molti movimenti politici, è lo sviluppo di una coscienza critica da parte dei cittadini, che si può ottenere solo con un accrescimento delle competenze interne e la possibilità di avere servizi di fact checking che siano credibili e seri.
Ma questa è solo la mia opinione ovviamente.