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giovedì 31 dicembre 2020

Addio 2020 mi sa che non ti rimpiangerò

Ebbene si siamo arrivati alla fine di questo Anno Horribilis allora innanzi tutto laciatemi esprimere la mia opinione sull’anno passato attraverso le parole del vate Cetto Laqualunque:

“Caro 2020 … non ti sputo che ti profumo, non ti pisciu ca ti lavu, no ti caco ca ti ingiprio….ah Bastasu!”

Cetto Laqualunque

Ma siccome quando le cose si fanno dure i duri (di comprendonio) iniziano a fare la voce grossa vorrei lasciare un mio pensiero a NO-Vax. Negazionisti, QAnon e complottisti vari sempre usando le parole di Albanese:

Abbiamo passato un anno orribile, dove abbiamo scoperto che le Pandemie sono una cosa vera, cosi come la idiozia. Ma mentre la prima si spera passi la seconda non fa altro che crescere.

Abbiamo anche scoperto che la digitalizzazione in Italia è una parola che si traduce con: “hai presente una roba semplice su carta? bene la complichi e ci aggiungi unutili orpelli online”

ma le App di stato da Immundi al crashback hanno mostrato tutti i lati di eccellenza del nostro approccio: nessuna pianificazione, incapacità di considerare le conseguenze, nessuna idea di cosa sia un processo, e via dicendo.

Per fortuna le statistiche ci dicono che siamo uno dei popoli piu ignoranti d’europa sia in termin di numeri di analfabetismo fuunzionale e di ritorno, che in termini di competenze digitali.

E ci siamo adeguati con felice gaudio.

Non tutto è stato brutto o terribile, alcune cose sono anche state peggio… riusciamo a dimostrare la nostra incompetenza anche quando l’Europa mette a disposizione dei fondi mai visti, certo sti stroonzi chiedono programmazione e progetti sensati… ma si può? a noi che da anni dimostriamo di saper gestire le finanze in maniera invidiabile.

Per la privacy abbiamo dimostrato di non capirci molto, e sopratutto di non avere senso prospettico e storico, ma questa non dovrebbe essere una novità.

Perchè puntoil dito sulle cose negative? perchè vedere le positive non ci isnegna nulla su cosa dobbiamo correggere, ma siccome la sola idea che dobbiamo NOI corregerci non ci piace, la colpa è di qualcun’altro…. noi siamo vittime.

ok ok tutto generico …

Ed io?

Il lavoro è andato alla grande, grazie anche a colleghi fantastici (e non sono sarcastico), purtroppo non ho avuto tempo di espolare completamente interessi adiacenti per motivi personali in particolare legati alla salute di mia figlia.

Il lato personale, per motivi familiari è quindi stato durissimo ed in un crescendo che ha assorbito le energie spendibili per interessi diversi.

Al di la che in queste situazioni non ci si può permettere di crollare e quindi non lo si fa, devo dire che ho avuto un solido supporto da quei cialtroni su linkedin che frequento ultimamente, una valvola di sfogo e di scambio di intelligenza che è stata una boccata di ossigeno.

Il 2021 si presenta come una tabula rasa, come sempre, da scrivere. Alcune cose le so, ci sarà la evoluzione della situazione di salute di mia figlia che spero porti una luce anche se una separazione di mesi, dovrò affrontare alcune problematiche fisiche che comporterannno anche una piccola chirurgia di cui farei a meno, ma si sa…lascito del 2020 …e cercherò di sopravvivere e dare un contributo come al solito.

E a coloro che non credono alle mie buone intenzioni ho una sola cosa da dire:



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Addio 2020 mi sa che non ti rimpiangerò

Ebbene si siamo arrivati alla fine di questo Anno Horribilis allora innanzi tutto laciatemi esprimere la mia opinione sull’anno passato attraverso le parole del vate Cetto Laqualunque:

“Caro 2020 … non ti sputo che ti profumo, non ti pisciu ca ti lavu, no ti caco ca ti ingiprio….ah Bastasu!”

Cetto Laqualunque

Ma siccome quando le cose si fanno dure i duri (di comprendonio) iniziano a fare la voce grossa vorrei lasciare un mio pensiero a NO-Vax. Negazionisti, QAnon e complottisti vari sempre usando le parole di Albanese:

Abbiamo passato un anno orribile, dove abbiamo scoperto che le Pandemie sono una cosa vera, cosi come la idiozia. Ma mentre la prima si spera passi la seconda non fa altro che crescere.

Abbiamo anche scoperto che la digitalizzazione in Italia è una parola che si traduce con: “hai presente una roba semplice su carta? bene la complichi e ci aggiungi unutili orpelli online”

ma le App di stato da Immundi al crashback hanno mostrato tutti i lati di eccellenza del nostro approccio: nessuna pianificazione, incapacità di considerare le conseguenze, nessuna idea di cosa sia un processo, e via dicendo.

Per fortuna le statistiche ci dicono che siamo uno dei popoli piu ignoranti d’europa sia in termin di numeri di analfabetismo fuunzionale e di ritorno, che in termini di competenze digitali.

E ci siamo adeguati con felice gaudio.

Non tutto è stato brutto o terribile, alcune cose sono anche state peggio… riusciamo a dimostrare la nostra incompetenza anche quando l’Europa mette a disposizione dei fondi mai visti, certo sti stroonzi chiedono programmazione e progetti sensati… ma si può? a noi che da anni dimostriamo di saper gestire le finanze in maniera invidiabile.

Per la privacy abbiamo dimostrato di non capirci molto, e sopratutto di non avere senso prospettico e storico, ma questa non dovrebbe essere una novità.

Perchè puntoil dito sulle cose negative? perchè vedere le positive non ci isnegna nulla su cosa dobbiamo correggere, ma siccome la sola idea che dobbiamo NOI corregerci non ci piace, la colpa è di qualcun’altro…. noi siamo vittime.

ok ok tutto generico …

Ed io?

Il lavoro è andato alla grande, grazie anche a colleghi fantastici (e non sono sarcastico), purtroppo non ho avuto tempo di espolare completamente interessi adiacenti per motivi personali in particolare legati alla salute di mia figlia.

Il lato personale, per motivi familiari è quindi stato durissimo ed in un crescendo che ha assorbito le energie spendibili per interessi diversi.

Al di la che in queste situazioni non ci si può permettere di crollare e quindi non lo si fa, devo dire che ho avuto un solido supporto da quei cialtroni su linkedin che frequento ultimamente, una valvola di sfogo e di scambio di intelligenza che è stata una boccata di ossigeno.

Il 2021 si presenta come una tabula rasa, come sempre, da scrivere. Alcune cose le so, ci sarà la evoluzione della situazione di salute di mia figlia che spero porti una luce anche se una separazione di mesi, dovrò affrontare alcune problematiche fisiche che comporterannno anche una piccola chirurgia di cui farei a meno, ma si sa…lascito del 2020 …e cercherò di sopravvivere e dare un contributo come al solito.

E a coloro che non credono alle mie buone intenzioni ho una sola cosa da dire:

mercoledì 4 novembre 2020

Bonus bici, clickday ed altre disgrazie

memento mori:

cosa hanno in comune questi luminosi esempi di digitalizzazione?

Il fallimento?
La figura barbina?

Si e No, quelle citate sopra sono conseguenze e non cause della cosa in comune, la cosa in comune che hanno tutti questi elementi è:

  • la assoluta incapacità progettuale
  • la assoluta mancanza di accountability.

ma soprattutto

la completa ed assoluta ignoranza su cosa significhi una trasformazione digitale.

Cerchiamo di capirci quindi.

Quando si vuole mettere in piedi qualche cosa, qualunque cosa, occorre definire, proprio al minimo:

  1. cosa si vuole ottenere
  2. come ottenerlo
  3. chi è il target
  4. quante sono le risorse interessate

ok ok lo sapete tutti, e li lavorano fior di professionisti stimatissimi, geni dell’informatica, guru della comunicazione, maghi del coding, dei dei sistemi … ma allora qualcuno mi spiega perchè i sistemi di cui sopra fecero la fine che fecero?

Prendiamo l’ultimo caso, il sito per il “bonus bicicletta”.

Al di la che si potrebbe obiettare che in un paese dove il digital divide è altissimo fare la transazione solo online è già un primo filtro poco egualitario rispetto alle fasce di utenza che possono accedervi, facciamo finta che tutti in Italia siano sufficientemente capaci.

(come facciamo finta che tutti sappiano leggere scrivere e fare di conto in maniera accettabile a fronte di un tasso imbarazzante di analfabetismo di ritorno, ma vabbeh altra storia)

Ora, viste le esperienze precedenti (fate riferimento al mini elenco di prima) ci si dovrebbe domandare come minimo:

quante persone cercheranno di accedere al sistema?

Capisco che la domanda sia di difficile risposta, in prima istanza uno potrebbe considerare una quantità rapportabile al denaro stanziato e quindi calcolare su tale cifra il numero di persone facendo una stima magari divisa per fasce orarie di probabilità di accesso.

Si potrebbe quindi dimensionare l’accesso e le risorse relative in funzione delle aspettative testè calcolate, magari dandosi un margine di tolleranza.

e infine si potrebbe gestire l’eventuale sovrannueroin qualche modo.

Voi mi direte, che ci vuole?

Beh iniziamo ad osservare che il calcolo delle utenze legato all’ammontare economico del bonus ha senso solo se tale ammontare ha tenuto conto di quante persone potrebbero o vorrebbero accedere a tale bonus.

E visto che nostante i problemi andava in rapido esaurimento forse non è proprio il caso in oggetto.

Ma se le cose stanno così non è la base di partenza dei conti è già sballata?

E quindi?

Potremmo, alternativamente iniziare a pensare a quale sia la base potenziale di utenti che potrebbero essere interessati e la fascia temporale cui dobbiamo fare riferimento, se distribuiamo il servizio in 10gg è diverso da un click day monogiorno (che credo sia il senso del click day).

Questo sembra più probabile, sicuramente almeno questo lo avranno considerato, andiamo è il parametro minimo basilare ed elementare, no?

ma … allora come si spiega che le aspettative di accesso sono di decine al secondo quando, in realtà, cercano di accedervi in migliaia ?

Il problema risiede in un piccolissimo particolare, il mondo digitale ha le sue regole, e chi persegue la digitalizzazione dovrebbe tenerlo presente.

Se metti un clickday, ed hai una base potenziale di milioni di utenti, devi considerare come minimo che questi non si distribuiranno secondo i tuoi desiderata, ma cercheranno di accedere piu o meno usando comportamenti simili a quelli sperimentati in precedenza.

Insomma se pensi che si divideranno autonomamente in scaglioni di accesso, sei un coglione, se invece pensi che almeno l’80% cercherà di accedere in un intorno temporale dell’inizio attività (o di inizio giornata) forse sei uno che inizia a pensare.

Per altro questi comportamenti non sono dissimili a quelli di accesso a siti web, ed hai i dati dei flop precedenti come indicazione almeno statistica, ti immagini se facebook, youtube, youporn, LinkedIn, Google, Amazon, Netflix progettasero gliaccessi come stai facendo?

Ti serve, magari, un’esperto (cosa diversa da una fiask force, composta d gente che si occupa di tutto tranne che di quello su cui stai lavorando). Insomma qualcuno che ne sa potresti anche trovarlo in giro, ma fai attenzione, non è uno sviluppatore quello che cerchi, oun sistemista… ma una altra figura, magari un esperto marketing di servizi web, uno che sappia dirti quanti utenti cerchernno in maniera concorrente di accedere ai tuoi cavolo diservizi.

Se non fai questi ragionamenti ti trovi con il piccolissimo, infinitesimo, minuscolo problema di non sapere come dimensionare le risorse che devi legare al servizio.

Il che porta ad un secondo problema:

Quali sono le risorse che devo considerare?

il flop della ciclopedalata web ci insegna un altro punto fondamentale: le risorse dimensionate sono tutte quelle necessarie, anche se sono terze a te, tipo gli spacciatori di spid (non speed, spid).

Puoi mettere tutte le risorse che vuoi, tue, ma se un elemento esterno su cui ti basi in maniera fondamentale non regge, non ti regge il sistema.

Quindi se disegni qualcosa del genere non puoi solo fare i conticini di casa tua, devi anche considerare i servizi esterni cui tu o gli utenti chiamati ad accedere al servizio, sono vincolati. come minimo sei tenuto a fare con loro considerazini di carico.

Chiariamoci, non devi in questo caso incolpare gli spacciatori di spid, a meno che questi non avessero spergiurato di poter sostenere il carico che tu avevi fornito. Ma se gli dici che ti aspetti 70 login al secondo e ne ricevi 10000 e loro non reggono la colpa è tua non loro.

Ora ti chiederai, in preda ad oscuri presentimenti di tregenda:

“ma come mai tutti sti tizi insieme, se lo facevo fare agli sportelli postali mica andava cosi…”

Ecco hai appena scoperto un altro dei sacri postulati della digitalizzazione:

"aspettarsi comportamenti ed aspettative degli utenti verso i servizi digitali analoghi a quelli fisici è da coglioni".

Da cui segue il corollario:

"se disegni il sistema digitale a replica di quello fisico rimani coglione"

e lo so che magari le stanze di attesa ti sembrano una buona idea per gestire overflaw di richieste d’accesso ma …

… ecco la vedi questa schermata? E’ la prova che non hai capito nulla.

Se un utente legge che ha davanti 609690 utenti e poi ti manda a quel paese non puoi proprio dargli torto. Ed intendiamoci la colpa non è sua, ne dello sviluppatore che ha pensato alla stanza virtuale, è tua che non hai definito specifche di uso e delivery.

Potremmo parlare ancora di user experience, logicità del processo o cose del genere, ma so già che ti ho perso, vedo il viso imbronciato e empaticamente sento il senso di lesa maestà, quindi la morale della storia la faccio breve.

La morale è che, come al solito, manca progettualità e considerazione del processo nel suo complesso.

O se c’è viene mal gestita (ignoranza o dolo?)

non per autocitarmi ma avevo tempo addietro cercato di spiegare perchè certi progetti sono destinati al fallimento:

sfiga(?) vuole che se confrontate quanto descrivo li, con i risultati dei progetti “click day” siamo allineati.

non si è capaci di definire i punti di partenza e di arrivo e, di conseguenza, le risorse da impiegare e quindi si dimensiona il tutto a mentula canis.

La ragione è legata alla mancanza di conoscenza di cosa sia la digitalizzazione e le sue inerenze, questo porta ai mostri sperimentati con i clickday e non solo, diciamo che è patrimonio della PA, di molte aziende e di molti sedicenti guru informatici, opinionisti, giornalisti ed esperti vari.

E considerando che il riferimento è ad un post del 2016 … devo dire ben pochi progressi sono stati fatti.

Fino a che non ci si porrà il problema della digitalizzazione nel suo complesso, non possiamo che aspettarci che la storia si ripeta e queste uscite estemporanee saranno condannate al fallimento.

aggiungo un simpatico poll in merito che avevo postato su LinkedIn

https://www.linkedin.com/posts/antonioierano_vaccatadellasera-pensieriinlibertaeq-quellidelfascicolop-activity-6729438534198935552-Xkib

meditate gente meditate



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memento mori:

cosa hanno in comune questi luminosi esempi di digitalizzazione?

Il fallimento?
La figura barbina?

Si e No, quelle citate sopra sono conseguenze e non cause della cosa in comune, la cosa in comune che hanno tutti questi elementi è:

  • la assoluta incapacità progettuale
  • la assoluta mancanza di accountability.

ma soprattutto

la completa ed assoluta ignoranza su cosa significhi una trasformazione digitale.

Cerchiamo di capirci quindi.

Quando si vuole mettere in piedi qualche cosa, qualunque cosa, occorre definire, proprio al minimo:

  1. cosa si vuole ottenere
  2. come ottenerlo
  3. chi è il target
  4. quante sono le risorse interessate

ok ok lo sapete tutti, e li lavorano fior di professionisti stimatissimi, geni dell’informatica, guru della comunicazione, maghi del coding, dei dei sistemi … ma allora qualcuno mi spiega perchè i sistemi di cui sopra fecero la fine che fecero?

Prendiamo l’ultimo caso, il sito per il “bonus bicicletta”.

Al di la che si potrebbe obiettare che in un paese dove il digital divide è altissimo fare la transazione solo online è già un primo filtro poco egualitario rispetto alle fasce di utenza che possono accedervi, facciamo finta che tutti in Italia siano sufficientemente capaci.

(come facciamo finta che tutti sappiano leggere scrivere e fare di conto in maniera accettabile a fronte di un tasso imbarazzante di analfabetismo di ritorno, ma vabbeh altra storia)

Ora, viste le esperienze precedenti (fate riferimento al mini elenco di prima) ci si dovrebbe domandare come minimo:

quante persone cercheranno di accedere al sistema?

Capisco che la domanda sia di difficile risposta, in prima istanza uno potrebbe considerare una quantità rapportabile al denaro stanziato e quindi calcolare su tale cifra il numero di persone facendo una stima magari divisa per fasce orarie di probabilità di accesso.

Si potrebbe quindi dimensionare l’accesso e le risorse relative in funzione delle aspettative testè calcolate, magari dandosi un margine di tolleranza.

e infine si potrebbe gestire l’eventuale sovrannueroin qualche modo.

Voi mi direte, che ci vuole?

Beh iniziamo ad osservare che il calcolo delle utenze legato all’ammontare economico del bonus ha senso solo se tale ammontare ha tenuto conto di quante persone potrebbero o vorrebbero accedere a tale bonus.

E visto che nostante i problemi andava in rapido esaurimento forse non è proprio il caso in oggetto.

Ma se le cose stanno così non è la base di partenza dei conti è già sballata?

E quindi?

Potremmo, alternativamente iniziare a pensare a quale sia la base potenziale di utenti che potrebbero essere interessati e la fascia temporale cui dobbiamo fare riferimento, se distribuiamo il servizio in 10gg è diverso da un click day monogiorno (che credo sia il senso del click day).

Questo sembra più probabile, sicuramente almeno questo lo avranno considerato, andiamo è il parametro minimo basilare ed elementare, no?

ma … allora come si spiega che le aspettative di accesso sono di decine al secondo quando, in realtà, cercano di accedervi in migliaia ?

Il problema risiede in un piccolissimo particolare, il mondo digitale ha le sue regole, e chi persegue la digitalizzazione dovrebbe tenerlo presente.

Se metti un clickday, ed hai una base potenziale di milioni di utenti, devi considerare come minimo che questi non si distribuiranno secondo i tuoi desiderata, ma cercheranno di accedere piu o meno usando comportamenti simili a quelli sperimentati in precedenza.

Insomma se pensi che si divideranno autonomamente in scaglioni di accesso, sei un coglione, se invece pensi che almeno l’80% cercherà di accedere in un intorno temporale dell’inizio attività (o di inizio giornata) forse sei uno che inizia a pensare.

Per altro questi comportamenti non sono dissimili a quelli di accesso a siti web, ed hai i dati dei flop precedenti come indicazione almeno statistica, ti immagini se facebook, youtube, youporn, LinkedIn, Google, Amazon, Netflix progettasero gliaccessi come stai facendo?

Ti serve, magari, un’esperto (cosa diversa da una fiask force, composta d gente che si occupa di tutto tranne che di quello su cui stai lavorando). Insomma qualcuno che ne sa potresti anche trovarlo in giro, ma fai attenzione, non è uno sviluppatore quello che cerchi, oun sistemista… ma una altra figura, magari un esperto marketing di servizi web, uno che sappia dirti quanti utenti cerchernno in maniera concorrente di accedere ai tuoi cavolo diservizi.

Se non fai questi ragionamenti ti trovi con il piccolissimo, infinitesimo, minuscolo problema di non sapere come dimensionare le risorse che devi legare al servizio.

Il che porta ad un secondo problema:

Quali sono le risorse che devo considerare?

il flop della ciclopedalata web ci insegna un altro punto fondamentale: le risorse dimensionate sono tutte quelle necessarie, anche se sono terze a te, tipo gli spacciatori di spid (non speed, spid).

Puoi mettere tutte le risorse che vuoi, tue, ma se un elemento esterno su cui ti basi in maniera fondamentale non regge, non ti regge il sistema.

Quindi se disegni qualcosa del genere non puoi solo fare i conticini di casa tua, devi anche considerare i servizi esterni cui tu o gli utenti chiamati ad accedere al servizio, sono vincolati. come minimo sei tenuto a fare con loro considerazini di carico.

Chiariamoci, non devi in questo caso incolpare gli spacciatori di spid, a meno che questi non avessero spergiurato di poter sostenere il carico che tu avevi fornito. Ma se gli dici che ti aspetti 70 login al secondo e ne ricevi 10000 e loro non reggono la colpa è tua non loro.

Ora ti chiederai, in preda ad oscuri presentimenti di tregenda:

“ma come mai tutti sti tizi insieme, se lo facevo fare agli sportelli postali mica andava cosi…”

Ecco hai appena scoperto un altro dei sacri postulati della digitalizzazione:

"aspettarsi comportamenti ed aspettative degli utenti verso i servizi digitali analoghi a quelli fisici è da coglioni".

Da cui segue il corollario:

"se disegni il sistema digitale a replica di quello fisico rimani coglione"

e lo so che magari le stanze di attesa ti sembrano una buona idea per gestire overflaw di richieste d’accesso ma …

… ecco la vedi questa schermata? E’ la prova che non hai capito nulla.

Se un utente legge che ha davanti 609690 utenti e poi ti manda a quel paese non puoi proprio dargli torto. Ed intendiamoci la colpa non è sua, ne dello sviluppatore che ha pensato alla stanza virtuale, è tua che non hai definito specifche di uso e delivery.

Potremmo parlare ancora di user experience, logicità del processo o cose del genere, ma so già che ti ho perso, vedo il viso imbronciato e empaticamente sento il senso di lesa maestà, quindi la morale della storia la faccio breve.

La morale è che, come al solito, manca progettualità e considerazione del processo nel suo complesso.

O se c’è viene mal gestita (ignoranza o dolo?)

non per autocitarmi ma avevo tempo addietro cercato di spiegare perchè certi progetti sono destinati al fallimento:

sfiga(?) vuole che se confrontate quanto descrivo li, con i risultati dei progetti “click day” siamo allineati.

non si è capaci di definire i punti di partenza e di arrivo e, di conseguenza, le risorse da impiegare e quindi si dimensiona il tutto a mentula canis.

La ragione è legata alla mancanza di conoscenza di cosa sia la digitalizzazione e le sue inerenze, questo porta ai mostri sperimentati con i clickday e non solo, diciamo che è patrimonio della PA, di molte aziende e di molti sedicenti guru informatici, opinionisti, giornalisti ed esperti vari.

E considerando che il riferimento è ad un post del 2016 … devo dire ben pochi progressi sono stati fatti.

Fino a che non ci si porrà il problema della digitalizzazione nel suo complesso, non possiamo che aspettarci che la storia si ripeta e queste uscite estemporanee saranno condannate al fallimento.

aggiungo un simpatico poll in merito che avevo postato su LinkedIn

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meditate gente meditate

sabato 24 ottobre 2020

USA presidential debate: perchè sono contento di non essere statunitense

I dibattiti politici per me sono sempre, mediamente, fonte di perplessità ed un poco noiosi, ma vedere i due contendenti alla presidenza degli Stati Uniti d’America in un dibattito è solitamente interessante per definire i contorni politici della contesa…fino a che non è arrivato Donald J Trump e noiosa politica si è trasformata in un gioioso show di nonsense alla Monty Python.

Ho assistito per curiosità al secondo dibattito, dopo aver visto clip e commenti dell’esilarante primo atto, e sono rimasto parzialmente deluso, Donald J Trump si è limitato, forse perchè gli spegnevano il microfono, e non ha dato fondo al suo solito repertorio di sopraffazione linguistica, pur mantenendosi solidamente sull’autocelebrazione, su numeri sparati a caso, sul evitare di rispondere nello specifico a quasiasi domanda in maniera chiara e via dicendo.

In via del tutto generale devo dire che fa sempre piacere vedere come negli USA i concetti di comunismo, socialismo o socialdemocrazia siano assolutamente territorio inesplorato nel reale significato e misinterpretato nel uso (eufemismo per non dire che non ci capiscono assolutamente nulla e li referenziano a mendula canis).

Parte della discussione portata avanti da Trump sulla “socializzazione” della sanità che sarebbe oggetto del progetto di Biden è stata assolutamente esilarante, sopratutto perchè non vivo in quel paese.

Ora da un lato Trump insisteva in un incomprensibile (per chiunque abbia una minima comprensione di cosa sia il socialismo, la sanità americana ed i piani di Biden) riferimento alla “socializzazione” della sanità come obiettivo di Biden, dall’altro sosteneva di avere il solito “beautiful” plan, “tremendous” plan che avrebbe magicamente risolto tutti i problemi lasciando “la botte piena e la moglie ubriaca”.

Ma questo è tipico dell’eloquio Trumpiano, dichiarazioni vuote di contenuto, velate minacce, insulti espliciti, promesse vuote … nulla di nuovo insomma.

Dall’altra parte Biden è riuscito non mandare a quel paese la sua controparte (io non ci sarei riuscito) mantenendo il solito stile un po dimesso e non sora le righe, insomma da politico normale e senziente.

La tragedia di valutare positivamente la “normalità” di Biden nei confronti dell’atteggiamento fuori dalla realtà di Trump rende bene la idea del tragico stato della situazione politica negli USA di oggi.

La polarizzazione che il presidente ha portato, alimentata da insulti, riferimenti a fantomatici scandali legati ad Obama, Clinton e Biden (tipo Bibiano?) promesse vuote, bugie inutili e ridicole (ci si ricordi la ridicola discussione sul numero di persone che avevano seguito il suo insediamento), la implicita approvazione di derive complottistiche come QAnon, i riferimenti di sostegno all’ultradestra ed al suprematismo bianco, ed un ego di dimensioni abnormi ha reso gli stati uniti un posto molto più oscuro di prima.

Del resto cosa aspettarsi da uno che sostiene di essere “la persona più umile che ci sia, nessuno è più umile di lui … (cercatelo lo ha detto davvero in una intervista).

La gestione della pandemia è stata oggettivamente carente, e il messaggio antisceintifico è stato sempre un cavallo di battaglia di questa amministrazione, ancora mi chiedo come Fauci non abbia cercto di strangolare la gente li in giro…

La discussione in merito è stata al solito apologetica lato Trump che ha affermato che nessuno avrebbe fatto meglio di lui (se non forse Gallera & Fontana) e che tanti leader mondiali lo chiamano per congratularsi… ora chi siano questi leader (a parte i succitati Fontana & Gallera), mentre Biden ha solo detto che si sarebbe riftto alla cienz e di usare le mascherine, che nell’america di Trump è un messaggio disruptive.

Altro argomento discusso, l’immigrazione, ha visto ancora una volta Biden concreto e addirittura capace di scusarsi per passate politiche errate, mentre dal lato di Trump ancora una volta si sono stati i soliti riferimenti a questi immigrati con basso IQ, ladri, violentatori etc etc… oltre a negare la faccenda dei 500 minori separti dai loro familiari rimandati oltre frontiera ed irrintracciabili lasciandoli virtualmente orfani, dicendo che erano entrati senza parenti portati da coyotes e trafficanti (falso) e che comunque sono trattati benissimo (come se avere vicino i genitori fosse un di cui). Anche su questo poi il dare la colpa alla precedente amministrazione per avere creato i centri di detenzione è stata la solita chicca, insomma la colpa è di chi ha fatto il martello, non di chi lo usa impropriamente.

Tra bassi e bassi le quasi due ore sono passate senza nessun acuto ma,in compenso, nessun abisso. Se eccettuiamo il momento di crisi di Trump quando Biden ha fatto esercizio di leggera ironia lasciando la controparte interdetta ed incapace di replicare.

Nella domanda finale del dibattito presidenziale, a Trump e Biden è stato chiesto di esprimere ciò che avrebbero detto il giorno dell’inaugurazione agli elettori che non sostenevano le loro candidature.

Trump ha concentrato le sue osservazioni sull’economia e ha pubblicizzato teoretici bassi tassi di disoccupazione in una varietà di dati demografici.

“Dobbiamo fare in modo che il nostro paese abbia un totale successo come lo era prima della peste che arriva dalla Cina”, ha detto.

Trump ha affermato che prima che la pandemia di coronavirus devastasse l’economia degli Stati Uniti, i democratici “volevano unirsi” (non so cosa volesse dire)

“Il successo ci unirà”, ha detto. “Siamo sulla strada del successo”.

Trump ha avvertito che se Biden verrà eletto, “ci sarà una depressione come non si è mai vista”.

Biden, nel frattempo, ha detto che sarà un presidente che rappresenta tutti gli americani, compresi quelli che non hanno votato per lui, e ha detto che metterà “la scienza davanti finzione” e “la speranza davanti alla paura”.

“Sceglieremo di andare avanti perché abbiamo enormi opportunità, enormi opportunità per migliorare le cose”, ha detto. “Possiamo far crescere questa economia, possiamo affrontare il razzismo sistemico e allo stesso tempo possiamo assicurarci che la nostra economia sia gestita, spostata e motivata dall’energia pulita che crea milioni di nuovi posti di lavoro. Questo è il fatto.”

Biden ha ribadito che il “carattere di questo paese” è al ballottaggio.

“Decenza, onore, rispetto, trattare le persone con dignità, assicurandomi che tutti abbiano una possibilità pari, e farò in modo che tu lo ottenga”, ha detto.

Insomma anche nei commenti finali si è marcata una differenza notevole, in particolare ancora una volta mentre Trump non rispondeva alla domanda o la “reinterpretava” in maniera , Biden indirizzava la risposta esattamente nei termini che la domanda richiedeva.

Sarò sincero, Biden non mi fa impazzire, non ha l”energia e l’eloquio di Obama, ma nei confronti di Trump è un momento di fresca tranuillità.

Quello che mi rimane alla fine è un dubbio, come ha fatto il GoP a ridursi cosi, che fine hanno fatto i valori che il partito repubblicano rappresentava? La “modernizzazione” estremistica che ha subito il partito repubblicano è francamente inquietante.

E lo dico da esterno che trovava nel partito repubblicano comunque una idea politica spesso sensata e coerente, sovente più che nel lato democratico (ovviamente tenendo presente che da europeo trovo che i nostri amici d’oltreoceano spesso siano assurdamente incomprensibili).

Non ho mai voluto essere americano, e giusto per chiarire, quando avrei potuto ho scelto con mia moglie l’europa e l’italia, e oggi come oggi l’idea di essere li mi terrorizzerebbe ben più di quanto mi preoccupi essere qui.



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USA presidential debate: perchè sono contento di non essere statunitense

I dibattiti politici per me sono sempre, mediamente, fonte di perplessità ed un poco noiosi, ma vedere i due contendenti alla presidenza degli Stati Uniti d’America in un dibattito è solitamente interessante per definire i contorni politici della contesa…fino a che non è arrivato Donald J Trump e noiosa politica si è trasformata in un gioioso show di nonsense alla Monty Python.

Ho assistito per curiosità al secondo dibattito, dopo aver visto clip e commenti dell’esilarante primo atto, e sono rimasto parzialmente deluso, Donald J Trump si è limitato, forse perchè gli spegnevano il microfono, e non ha dato fondo al suo solito repertorio di sopraffazione linguistica, pur mantenendosi solidamente sull’autocelebrazione, su numeri sparati a caso, sul evitare di rispondere nello specifico a quasiasi domanda in maniera chiara e via dicendo.

In via del tutto generale devo dire che fa sempre piacere vedere come negli USA i concetti di comunismo, socialismo o socialdemocrazia siano assolutamente territorio inesplorato nel reale significato e misinterpretato nel uso (eufemismo per non dire che non ci capiscono assolutamente nulla e li referenziano a mendula canis).

Parte della discussione portata avanti da Trump sulla “socializzazione” della sanità che sarebbe oggetto del progetto di Biden è stata assolutamente esilarante, sopratutto perchè non vivo in quel paese.

Ora da un lato Trump insisteva in un incomprensibile (per chiunque abbia una minima comprensione di cosa sia il socialismo, la sanità americana ed i piani di Biden) riferimento alla “socializzazione” della sanità come obiettivo di Biden, dall’altro sosteneva di avere il solito “beautiful” plan, “tremendous” plan che avrebbe magicamente risolto tutti i problemi lasciando “la botte piena e la moglie ubriaca”.

Ma questo è tipico dell’eloquio Trumpiano, dichiarazioni vuote di contenuto, velate minacce, insulti espliciti, promesse vuote … nulla di nuovo insomma.

Dall’altra parte Biden è riuscito non mandare a quel paese la sua controparte (io non ci sarei riuscito) mantenendo il solito stile un po dimesso e non sora le righe, insomma da politico normale e senziente.

La tragedia di valutare positivamente la “normalità” di Biden nei confronti dell’atteggiamento fuori dalla realtà di Trump rende bene la idea del tragico stato della situazione politica negli USA di oggi.

La polarizzazione che il presidente ha portato, alimentata da insulti, riferimenti a fantomatici scandali legati ad Obama, Clinton e Biden (tipo Bibiano?) promesse vuote, bugie inutili e ridicole (ci si ricordi la ridicola discussione sul numero di persone che avevano seguito il suo insediamento), la implicita approvazione di derive complottistiche come QAnon, i riferimenti di sostegno all’ultradestra ed al suprematismo bianco, ed un ego di dimensioni abnormi ha reso gli stati uniti un posto molto più oscuro di prima.

Del resto cosa aspettarsi da uno che sostiene di essere “la persona più umile che ci sia, nessuno è più umile di lui … (cercatelo lo ha detto davvero in una intervista).

La gestione della pandemia è stata oggettivamente carente, e il messaggio antisceintifico è stato sempre un cavallo di battaglia di questa amministrazione, ancora mi chiedo come Fauci non abbia cercto di strangolare la gente li in giro…

La discussione in merito è stata al solito apologetica lato Trump che ha affermato che nessuno avrebbe fatto meglio di lui (se non forse Gallera & Fontana) e che tanti leader mondiali lo chiamano per congratularsi… ora chi siano questi leader (a parte i succitati Fontana & Gallera), mentre Biden ha solo detto che si sarebbe riftto alla cienz e di usare le mascherine, che nell’america di Trump è un messaggio disruptive.

Altro argomento discusso, l’immigrazione, ha visto ancora una volta Biden concreto e addirittura capace di scusarsi per passate politiche errate, mentre dal lato di Trump ancora una volta si sono stati i soliti riferimenti a questi immigrati con basso IQ, ladri, violentatori etc etc… oltre a negare la faccenda dei 500 minori separti dai loro familiari rimandati oltre frontiera ed irrintracciabili lasciandoli virtualmente orfani, dicendo che erano entrati senza parenti portati da coyotes e trafficanti (falso) e che comunque sono trattati benissimo (come se avere vicino i genitori fosse un di cui). Anche su questo poi il dare la colpa alla precedente amministrazione per avere creato i centri di detenzione è stata la solita chicca, insomma la colpa è di chi ha fatto il martello, non di chi lo usa impropriamente.

Tra bassi e bassi le quasi due ore sono passate senza nessun acuto ma,in compenso, nessun abisso. Se eccettuiamo il momento di crisi di Trump quando Biden ha fatto esercizio di leggera ironia lasciando la controparte interdetta ed incapace di replicare.

Nella domanda finale del dibattito presidenziale, a Trump e Biden è stato chiesto di esprimere ciò che avrebbero detto il giorno dell’inaugurazione agli elettori che non sostenevano le loro candidature.

Trump ha concentrato le sue osservazioni sull’economia e ha pubblicizzato teoretici bassi tassi di disoccupazione in una varietà di dati demografici.

“Dobbiamo fare in modo che il nostro paese abbia un totale successo come lo era prima della peste che arriva dalla Cina”, ha detto.

Trump ha affermato che prima che la pandemia di coronavirus devastasse l’economia degli Stati Uniti, i democratici “volevano unirsi” (non so cosa volesse dire)

“Il successo ci unirà”, ha detto. “Siamo sulla strada del successo”.

Trump ha avvertito che se Biden verrà eletto, “ci sarà una depressione come non si è mai vista”.

Biden, nel frattempo, ha detto che sarà un presidente che rappresenta tutti gli americani, compresi quelli che non hanno votato per lui, e ha detto che metterà “la scienza davanti finzione” e “la speranza davanti alla paura”.

“Sceglieremo di andare avanti perché abbiamo enormi opportunità, enormi opportunità per migliorare le cose”, ha detto. “Possiamo far crescere questa economia, possiamo affrontare il razzismo sistemico e allo stesso tempo possiamo assicurarci che la nostra economia sia gestita, spostata e motivata dall’energia pulita che crea milioni di nuovi posti di lavoro. Questo è il fatto.”

Biden ha ribadito che il “carattere di questo paese” è al ballottaggio.

“Decenza, onore, rispetto, trattare le persone con dignità, assicurandomi che tutti abbiano una possibilità pari, e farò in modo che tu lo ottenga”, ha detto.

Insomma anche nei commenti finali si è marcata una differenza notevole, in particolare ancora una volta mentre Trump non rispondeva alla domanda o la “reinterpretava” in maniera , Biden indirizzava la risposta esattamente nei termini che la domanda richiedeva.

Sarò sincero, Biden non mi fa impazzire, non ha l”energia e l’eloquio di Obama, ma nei confronti di Trump è un momento di fresca tranuillità.

Quello che mi rimane alla fine è un dubbio, come ha fatto il GoP a ridursi cosi, che fine hanno fatto i valori che il partito repubblicano rappresentava? La “modernizzazione” estremistica che ha subito il partito repubblicano è francamente inquietante.

E lo dico da esterno che trovava nel partito repubblicano comunque una idea politica spesso sensata e coerente, sovente più che nel lato democratico (ovviamente tenendo presente che da europeo trovo che i nostri amici d’oltreoceano spesso siano assurdamente incomprensibili).

Non ho mai voluto essere americano, e giusto per chiarire, quando avrei potuto ho scelto con mia moglie l’europa e l’italia, e oggi come oggi l’idea di essere li mi terrorizzerebbe ben più di quanto mi preoccupi essere qui.

venerdì 23 ottobre 2020

QAnon e la morte dell’intelligenza

“Q” è un romanzo del 1999, concepito dall’autore (un collettivo artistico che rispondeva al nome di Luther Blisset) come “un manuale di abilità di sopravvivenza” per le persone che vogliono spingere contro lo status quo.

Il libro, scritto in italiano, descrive la lotta di un misterioso pastore protestante che fomenta diverse rivolte religiose e un cattivo “Q” spia al soldo della chiesa cattolica nel XVI secolo che ha lo scopo di mantenere lo “status quo”.

Luther Blissett è ora rappresentato dal suo erede, un gruppo italiano tutto maschile conosciuto come Wu Ming. E non a caso il libro è stato originariamente scritto in italiano.

Ora non so se siano stati i 5 membri di Wu Ming a scrivere il libro ma ci sono curiose coincidenze: in cinese, Wu Ming (无名) significa “anonimo” o, con un tono diverso (五名), “cinque persone” (come i membri del collettivo) ed il libro ha visto la luce nella nostra lingua .

Dopo qualche anno, le storie del romanzo sono diventate la spina dorsale di un’altra opera di fantasia, questa volta gestita ed ingigantita via social media in quella grande opera di uccisione della intelligenza che è QAnon.

E come spesso accade quanto più stupido è un movimento tanto più appeal ha, e dal nuovo mondo è allegramente arrivato in europa.

Le teorie cospirazioniste sono tanto più appealing quanto meno legate alla realtà, ma la natura fluida di QAnon ha permesso di raggruppare sotto un tetto demenzialità di tutti i tipi, raggruppando negazionisti del covid, teoretici del complotto globale di Gates e Soros, movimenti di destra estrema, gruppi antiscientifici vari demenzialità varie.

Se negli stati uniti la destra Trumpiana ha abbracciato il movimento in quanto di facile presa per la flessibilità a dare colpe alla controparte (si pensi l’assorbimento del “pizzagate” dentro le teorie di QAnon) senza richiedere nessun rapporto con il fact checking o la realtà scientifica.

WILKES BARRE, PA – AUGUST 02: David Reinert holds a large “Q” sign while waiting in line on August 2, 2018 at the Mohegan Sun Arena at Casey Plaza in Wilkes Barre, Pennsylvania to see President Donald J. Trump at his rally. “Q” is a conspiracy theory group that has been seen at recent rallies. (Photo by Rick Loomis/Getty Images)

In Europa la presa verso i negazionisti del covid, gli antimascherina, i no-vax, i no 5G, le estreme destre trovano una naturale affinità in QAnon, potendone usare gli elementi “utili” alla loro causa e l’indiscusso appeal antisistema, una cosa spesso appoggiata anche da leader politici.

Esponenti politici come Orban, ad esempio, ne usano la retorica “anti Soros” per giustificare le proprie azioni per presunte (e risibili) attività contro il paese.

Non ho simpatia particolare per i complottisti, e neanche per le controparti (i cosiddetti debunker), spesso usano approcci analoghi per giustifcarsi senza preoccuparsi eccessivamente della realtà. Ma nel caso di QAnon la cosa è diversa.

La natura eversiva di QAnon è legata a due elementi: la pericolosità sociale dei suoi adepti, per larghe fette anche disposti alla violenza, e per l’approccio antiscentifico che mette a serio rischio la salute.

L’idea affascinante di avere la talpa nel sistema che ti rivela cose segretissime a difesa della popolazione è romantica ed appealing, ma QAnon non è ne Snowden ne Manning che si sono esposti di persona (pagandone il prezzo). Le cosidette rivelazioni sono una accozzaglia di robe inverosimili in parte mutuate da note e strampalate teorie precedenti (dagli illuminati a NWO e i protocolli degli anziani di Sion con tutto il bestiario associato) e poi quelle prese nell’onda della idiozia del momento.

Ora un minimo di senso critico e fact checking sono elementi che un vero QAnon evita accuratamente, meglio informarsi su siti compiacenti, gruppi allineati. Anche perchè essere contrari a QAnon significa essere parte della cospirazione e quindi o “stupidi” o “malvagi”.

Ha quindi senso cercare di discutere con tali persone? Quale terreno comune cognitivo e linguistico potrebbe essere la base di una discussione?

Insomma la prima richiesta per credere a QAnon è la sospensione, meglio azzeramento, delle attività cerebrali cognitive.

Va da se che un essere in tali condizioni è in morte cerebrale. A questo punto non sarebbe meglio evitare l’accanimento terapeutico?



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QAnon e la morte dell'intelligenza

“Q” è un romanzo del 1999, concepito dall’autore (un collettivo artistico che rispondeva al nome di Luther Blisset) come “un manuale di abilità di sopravvivenza” per le persone che vogliono spingere contro lo status quo.

Il libro, scritto in italiano, descrive la lotta di un misterioso pastore protestante che fomenta diverse rivolte religiose e un cattivo “Q” spia al soldo della chiesa cattolica nel XVI secolo che ha lo scopo di mantenere lo “status quo”.

Luther Blissett è ora rappresentato dal suo erede, un gruppo italiano tutto maschile conosciuto come Wu Ming. E non a caso il libro è stato originariamente scritto in italiano.

Ora non so se siano stati i 5 membri di Wu Ming a scrivere il libro ma ci sono curiose coincidenze: in cinese, Wu Ming (无名) significa “anonimo” o, con un tono diverso (五名), “cinque persone” (come i membri del collettivo) ed il libro ha visto la luce nella nostra lingua .

Dopo qualche anno, le storie del romanzo sono diventate la spina dorsale di un’altra opera di fantasia, questa volta gestita ed ingigantita via social media in quella grande opera di uccisione della intelligenza che è QAnon.

E come spesso accade quanto più stupido è un movimento tanto più appeal ha, e dal nuovo mondo è allegramente arrivato in europa.

Le teorie cospirazioniste sono tanto più appealing quanto meno legate alla realtà, ma la natura fluida di QAnon ha permesso di raggruppare sotto un tetto demenzialità di tutti i tipi, raggruppando negazionisti del covid, teoretici del complotto globale di Gates e Soros, movimenti di destra estrema, gruppi antiscientifici vari demenzialità varie.

Se negli stati uniti la destra Trumpiana ha abbracciato il movimento in quanto di facile presa per la flessibilità a dare colpe alla controparte (si pensi l’assorbimento del “pizzagate” dentro le teorie di QAnon) senza richiedere nessun rapporto con il fact checking o la realtà scientifica.

WILKES BARRE, PA – AUGUST 02: David Reinert holds a large “Q” sign while waiting in line on August 2, 2018 at the Mohegan Sun Arena at Casey Plaza in Wilkes Barre, Pennsylvania to see President Donald J. Trump at his rally. “Q” is a conspiracy theory group that has been seen at recent rallies. (Photo by Rick Loomis/Getty Images)

In Europa la presa verso i negazionisti del covid, gli antimascherina, i no-vax, i no 5G, le estreme destre trovano una naturale affinità in QAnon, potendone usare gli elementi “utili” alla loro causa e l’indiscusso appeal antisistema, una cosa spesso appoggiata anche da leader politici.

Esponenti politici come Orban, ad esempio, ne usano la retorica “anti Soros” per giustificare le proprie azioni per presunte (e risibili) attività contro il paese.

Non ho simpatia particolare per i complottisti, e neanche per le controparti (i cosiddetti debunker), spesso usano approcci analoghi per giustifcarsi senza preoccuparsi eccessivamente della realtà. Ma nel caso di QAnon la cosa è diversa.

La natura eversiva di QAnon è legata a due elementi: la pericolosità sociale dei suoi adepti, per larghe fette anche disposti alla violenza, e per l’approccio antiscentifico che mette a serio rischio la salute.

L’idea affascinante di avere la talpa nel sistema che ti rivela cose segretissime a difesa della popolazione è romantica ed appealing, ma QAnon non è ne Snowden ne Manning che si sono esposti di persona (pagandone il prezzo). Le cosidette rivelazioni sono una accozzaglia di robe inverosimili in parte mutuate da note e strampalate teorie precedenti (dagli illuminati a NWO e i protocolli degli anziani di Sion con tutto il bestiario associato) e poi quelle prese nell’onda della idiozia del momento.

Ora un minimo di senso critico e fact checking sono elementi che un vero QAnon evita accuratamente, meglio informarsi su siti compiacenti, gruppi allineati. Anche perchè essere contrari a QAnon significa essere parte della cospirazione e quindi o “stupidi” o “malvagi”.

Ha quindi senso cercare di discutere con tali persone? Quale terreno comune cognitivo e linguistico potrebbe essere la base di una discussione?

Insomma la prima richiesta per credere a QAnon è la sospensione, meglio azzeramento, delle attività cerebrali cognitive.

Va da se che un essere in tali condizioni è in morte cerebrale. A questo punto non sarebbe meglio evitare l’accanimento terapeutico?

martedì 15 settembre 2020

¡Viva Mexico! 16 Settembre

Nella mattinata del 16 settembre 1810, il curato di Dolores Hidalgo, Don Miguel Hidalgo y Costilla, accompagnato da Ignacio Allende e da Juan Aldama, radunò il popolo facendo suonare le campane a martello.

Cosi si narra inizi la rivoluzione messicana, ed il 16 settembre si festeggia questo grido di indipendenza in tutto il Messico.

Da quel giorno, ogni anno, il Messico ricorda i suoi eroi con una festa che raggiunge ogni angolo del Paese: in alcune provincie si ricrea la proclamazione di Hidalgo e a mezzanotte, a Città del Messico, il presidente si affaccia dal balcone del Palacio Nacional per suonare una campana.

I festeggiamenti prevedono fuochi d’artificio, parate, balli e la popolazione espone bandiere del Messico e altri simboli patriottici. Ogni festa che si rispetti, però, culmina con i piaceri della tavola e questa giornata così importante ha il suoi piatti tipici: preparazioni tricolore (rosso, bianco e verde) a base di carne e, ovviamente, il tequila, bevanda nazionale.

Nota per i miei amici statunitensi: quindi non il 5 di maggio , data della battaglia di puebla, è la festa dei Messicani, ma il 16 di Settembre, culmine del mese della patria.

La festa coinvolge tutti i messicani e chi, come me, ha il Messico nel cuore. Una festa a cui non ho ancora potuto partecipare, come vorrei poter essere in quella piazza di città del Messico.

Quest’anno in tono minore a causa del covid, non ci saranno le piazze festanti, non ci sarà nel zocalo la moltitudine ad ascoltare il presidente pronunciare le parole del grito (per il covid al massimo 500 persone).

Ma rimane il culmine del sentimento di amor patrio ed orgoglio nazionale di un paese che nonostante tutti i problemi rimane uno dei posti più belli al mondo.

A volte vorrei che questo orgoglio fosse speso dai messicani per affrontare le loro problematiche interne, dal crimine organizzato alla corruzione endemica, in maniera da rendere onore a un paese di storia, cultura, tradizione, bellezza ed accoglienza incredibili.

“¡Mexicanos!,

¡Viva la independencia nacional!,

¡Vivan los héroes que nos dieron patria y libertad!,

¡Viva Hidalgo!,

¡Viva Morelos!,

¡Viva Allende!,

¡Viva la Corregidora!,

¡Viva Aldama!,

¡Viva Guerrero!”,

¡Viva Mexico!

¡Viva Mexico!

¡Viva Mexico!



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