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sabato 12 febbraio 2011

E venne il messia: Silvio, Ruby e la corte dei miracoli

MILAN, ITALY - FEBRUARY 05:  Umberto Eco atten...

Image by Getty Images via @daylife

Permettetemi lo sfogo notturno. La politica talvolta sembra tutto tranne che la gestione della “res publica”, e in questi giorni la cosa è lampante.

Gli ultimi avvenimenti e relative escalation che vanno dal b”unga bunga” all’attuale situazione di contrappsizione tra il governo e la magistratura sono state fonte di interminabile imbarazzo. Purtroppo ho la sfortuna di lavorare con  l’estero e relazionarmi con colleghi di tutto il mondo, diventa sempre piu difficile gestirsi quando inziano a partire battute sulla nostra situazione politica.

Ammettiamolo all’estero non ci capiscono e non capiscono come gli italiani possano accettare che la propria classe politica abbia uno standard morale cosi basso.

Al di la delle appartenenze politiche infatti la situazione è estremamente imbarazzante. Vorrei citare lo splendido intervento di Umberto Eco all’evento anti Berlusconi tenutosi al palasharp a Milano, dove osservava con la solita arguzia che lo contraddistingue alcune incongruenze del nostro presidente del consiglio.

Video per palasharp umberto eco

Berlusconi si complimenta con la magistratura quando si oppone alla non estradizione di Cesare Battisti, ma quando viene chiamato in prima persona, allora dice che i giudici sono corrotti e dire che lo vogliono solo convocare! Questa è schizofrenia e non si può essere governati da uno schizofrenico”.

Ma ancora piu tristezza mi da il pensare alla linea difensiva montata dal PDL in merito alla accusa di concussione mossa dalla magistratura milanese nei confronti di Berlusconi.

Ora visto ce nessuno contesta il fatto che la telefonta sia avvenuta, è assodato che Berlusconi telefonò in questura a milano sostenendo che Ruby fosse nipote del rais egiziano.

I casi sono 2:

  • o ha mentito facendo indebite pressioni sulla questura per ottenere il rilascio della ragazzina (da definirsi cosi in quanto minorenne).
  • o ha veramente creduto che fosse la nipote di Mubarak e ha quindi agito pensando all’interesse del paese cercando di evitare un incidente diploatico, come sostenuto da lui e dal PDL. Purtroppo mi spaventa piu la seconda ipotesi della prima. Essere capace di mentire per cercare, maldestramente o con arroganza assoluta, di nascondere una faccenda imbarazzante è ancora comprensibile, seppur non condivisibile.

Ma il credere davvero che ruby Ruby fosse nipote di Mubarak sarebbe veramente la dimostrazione che non si ha il minimo discernimento (ed uso questa espressione per non definire la cosa in maniera piu greve e colorita) o che I nostri servizi di infromazione fanno veramente pietà. sarebbe veramente pensabile che la nipote di un cpao di stato in carica da 30 anni potesse vivere di espedienti?

Nel frattempo I problemi che affliggono l’Italia sono belli che dimenticati (vedi l’affair agenda digitale, o solo basti pensare a Napoli ancora sommersa dalla spazzatura) di fronte a questo abbiare inconsulto.

Mi pongo a questo punto un dubbio: come è possibile credere a simili pirlate?

La risposta,dal mio punto di vista, è che  se le persone agissero in maniera razionale, critica ed analitica non potrebbero giustficare questo andazzo (e le molte altre idiozie che la nostra politica ha mostrato nel corsodegli anni).

Ma la realtà dei fatti è che le persone non agiscono in base a ragionamenti razionali, o almeno non completamente in base ad essi. Per citare 2 grossi driver che spingono le persone ad agire al di furi dei canoni della razionalità possiamo citare almeno 2 aspetti largamente evidenti in Italia:

o la presenza di interessi corporativi o personali che spingono ad accettare l’inaccettabile, come nel caso della lega con la sua richiesta di federalismo che la spinge ad una alleanza tanto tanto salda quanto imbarazzante ma che le permette di restare ancorata al suo progetto ed ai suoi interessi, o dei molti parlamentari o politici inquisiti o in odor di reato che hanno trovato nelle liste dei partiti la possibilità di riciclarsi.

oppure perche si crede davvero in maniera fideistica, alla “santità” di Berlusconi.

Berlusconi , in effetti, quando parla assomiglia piu ad un santone, o un predicatore televisivo che ad un politico. Tutto il suo eloquio punta a mostrarsi come padre benevolente e vittima innocente per amore del prossimo. Il paragone col Cristo cristiano viene spinto in tutta la storia berlusconiana in tutta la sua retorica comunicativa, cosi come il presentarsi (come molti santoni) come peccatore tra gli uomini ma voce del verbo divino.

Dal “io sono  l’unto del signore” al noi siamo il partito dell’amore contro il partito dell’odio” tutto viene presentato come se la adesione fosse un atto di fede verso un soggetto piu alto di cui Berlusconi è voce e guida. Tutto viene presentato come se dipendesse dal maestro, ed il partito stesso si trasfigura nell’mmagine del suo leader, è il suo leader. E dal suo leader dipende come un adepto dipende dal suo maestro.

Se interpretiamo in questo modo l’adesione al movimento, quindi come atto di fede nella figura di Berlusconi, e non come atto politico di adesione ad un programma di gestione della res publica, tutto diventa piu comprensibile.

Non esiste evidenza che possa essere accettata che sia denigrante nei confronti del proprio maestro o guida. Egli infatti è la sorgente del vero e quindi tutto ciò che va contro di lui è illegittimo.

la scelta non è poi cosi delirante coma possa sembrare, tutti compiamo atti di fede razionale, diende da cosa consideriamo come punto di partenza veritiero. Dobbiamo fidarci sempre e comunque di qualcuno per il reperimento delle notizie, la scelta di affidarsi ad un leader prima che ad una idea politica comporta che questi sia il veicolo principale di discernimento di cio che è vero e cio che non lo è, di quila necessità di considerarlo “corretto” a prescindere.

Un po come la infallibilità del papa per I cattolici (che però e riferita solo alle questioni inerenti strettamente gli argomenti di fede), la adesione al movimento richiede la accettazione delle sue parole come dogmi.

Se poi queste risultano mendaci o contraddittorie poco importa, la colpa è comunque dei fattori esterni che hanno tavisato, male interpretato le sue parole e le sue azioni.

Una conseguenza diretta della scelta di aderire a siffatto movimento è la necessità di definire i contorni del avversario; come il diavolo attiene alla religione cristiana, cosi la sinistra diventa il male assoluto. e diventa automaticamente di sinistra chiunque non sia identificabile nel pensiero del leader o sia critico verso di esso.

In effetti l’accettazione di una presenza critica potrebbe indebolire la costruzione del reale definita attorno alla figura del leader (è questi che definisce I contorni della realtà)  e quindi è ua figura che va demonizzata ed allontanata. La santificazione laica del capo ha come diretta conseguenza la demonizzazione del diritto di critica. o della sola presenza di posizioni divergenti. Cosi persino il Financial Times o il New York Times sono giornali di sinistra (sic) asserviti alla presunta lobby che complotterebbe contro il premier italiano.

Dal momento che non si puo discutere la leadership in quanto da essa dipende tutta la costruzione e tutto il razionale, la leadership va difesa a qualunque costo, anche se estrnamente questa difesa può sembrare assurda ed incomprensibile.

Questo tipo di comportamenti è abbastanza comune negli adepti di sette o religioni assolutiste guidate da leadersip forti.

Ora alla luce di questo fatto si capisce come si possa accettare la faccenda di Ruby come probabile nipote di Mubarak. In altri frangenti la questione sarebbe stata considerata ridicola o penosa, ma di fronte agli occhi del federl la sola parola del capo è vera, e quindi questa è una verità accettata acriticamente e che non porta a conseguenze.

Il non vedere questa verità è, per forza di cose, volutamente malevolo e chi non si adegua è un infedele (senza fede) e quindi non degno di essere parte della cmunità. Il problema che passa in secondo piano è che questa comunità in teoria dovrebbe comprendere tutti gli italiani che possono anche avere opinioni diverse.

Le affinità tra I comportamenti dei gruppi religiosi (o politici) assolutisti (nel senso che definiscono in se e nel loroleader la definizione e chiave di interpretazione del reale) e quelli del comportamento skizofrenico della politica italiana sono abbastanza inquietanti.

Per averne la riconferma basta andare a leggersi blog e gruppi di discussione che siano critici nei confronti della attuale leadership politica.

la risposta dei sostenitori simpatizzanti del PDL non è quasi mai nei termini del confronto dialettico, ma punta nella stragande maggioranza a definire l’avversario come di sinistra e quindi ontologicamente colpevole. Del resto già Berlusconi aveva definito I suoi avversari politici e critici come “geneticamente diversi” e I membri del parlamento europeo “turisti della democrazia”.

La magistratura diventa cosi un covo di eversivi, poco importa se nel merito neanche berlusconi ha smentito la telefonata. Ci si scaglia contro le intercettazioni (che per altro  non sono state effettuate sul telefono di Berlusconi ma sul telefono di altre persone che erano in comunicazione con lui, stesse piu attento quando parla…..) ma non si commenta il contenuto dell medesime.

In un paese civile il solo fatto che un presidente del consiglio telefonasse in questura per sollecitare la scarcerazione di qualcuno fermato per furto sarebbe causa sufficiente per chiedere le dimissioni, al di la della rilevanza penale dell’atto. non qui dove etica e morale hanno un peso relativo e sopratutto differente a seconda del soggetto che compie l’azione.

Neppure la demenziale affermazione di fare causa allo stato, da parte del presidente del consiglio (sic) solleva il minimo atto di perplessità, figuriamoci I tecnicismi della legge. l’obblgatorietà della azione penale,, cardine del nostro sistema gudiziario, ad esempio viene allegramente non considerata ed in questo frangente sollevare la questione è comunque atto colpevole.

La netta supremazia mediatica del cavaliere e la scarsa attenzione e memoria storica degli italiani, cosi come la scarsa propensione a leggere quotidiani o prendere informazioni da fonti alternative ai 6 telegiornali allineati (le tre reti statali e le tre reti del cavaliere on brillano per indipendenza) rende la propaganda particolarmente efficace,. Le voci dissidenti o di opposizione (dal “fatto quotidiano” al“repubblica” passando per il “corriere della sera”) in realtà sono letti da una minoranza del paese. la maggioranza sente cio che le 6 reti presentano. in quest’ottica la presenza di queste voci dissonanti fa gioco perchè permette al sistema di dichiararsi liberale ed aperto, ed inoltre permette al leader di dichiararsi vittima di un complotto, rendendo la adesione alla sua figura ancora piu emotivamente coinvolgente.

Cosa ci sia in tutto questo da afferire al concetto politico di destra o sinistra rimane ai miei occhi un mistero. Al di fuori della logica degli adepti che danno alle parole centrodestra e sinistra significati particolari tipo veritàmenzogna, giustiziacattiveria, lucebuio, la dialettica politica dovrebbe incentrarsi su valori generali e sulla gestione dello stato. il personalizzare concentrare tutto su di una figura poco ha a che fare con la politica, il culto della personalità attiene ad una sfera che con la democrazia centra molto poco.

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello”

martedì 8 febbraio 2011

Agenda Digitale

Ecco l’ennensimo appello perchè l’Italia, ultima tra gli ultimi, si doti di una agenda digitale.

Di cosa si tratta?

Di una petizione per chiedere a chi governa il nostro paese di mettere mano ad un progetto di infromatizzazione del che ci faccia uscire dalla arretratezza imbarazzante in cui ci si trova oggi.

Credeteci o no l’Italia è realmente uno dei pochi paesi a non averne definita una agenda digitale.

http://www.itu.int/ITU-D/cyb/estrat/estrat2010.html

accedete al link sopra per controllare chi ha una agenda digitale e chi non la ha, nelle tonalità del verde, le nazioni mondiali con una agenda digitale per lo sviluppo del paese. Secondo questo grafico l’84 per cento dei paesi mondiali ne posseggono una, il 7 per cento la stanno per adottare, e i restanti sono solo la Libia, la Somalia e l’Italia

100 sottorscittori hanno pubblicato a loro spese l’appello e chiedono che si firmi per aderire, cosa che ho fatto volentieri anche io.

http://www.agendadigitale.org/

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Abbiamo purtroppo accumulato un forte ritardo nella realizzazione di una infrastruttura che è cruciale per il nostro futuro: siamo al 48mo posto del Global Network Readiness del WEF e al 26mo posto del BB Quality Index, dopo Grecia e Portogallo.

Lo so, molti si chiederanno se  di fronte ai tanti roblemi del nostro paese questo sia cosi importante?

La risposta è che questo, purtroppo,  è l’ultimo treno per rimanere ancorati ad una speranza di crescita economica. Qualsiasi progetto di crescita del paese non può prescidere dalla sua informatizzazione e lo sviluppo di una economia coerente con il resto del mondo.

Ecco alcuni dati:

• un tasso di penetrazione del 10% della Ultra-Broadband = 1,21% crescita del GDP (WIRED – Francesco Sacco)

•Ultra-Broadband significa nuovi posti di lavoro, l’implementazione negli anni 2006/2015 di NGN in 27 paesi dell’ UE potrebbe generare  1Million/2.1Million nuoviposti di lavoro (WIRED – Francesco Sacco)

•1 Euro investito in NGN genera 20 Euro nell’economia globale (WIRED – Stefano Quintarelli)

La banda larga ed il digital divide non sono argomenti da salotto per pochi addetti o per fanatici dell’informatica. La realtà è che lala base della perdita di competitività del nostro paese vi è una imbarazzante carenza di strutture e di conoscenze che ci rende sempre meno appetibili, non prendere questo treno significa perdere la possibilità concreta di sviluppo economico e sociale che le nuove tecnologie possono portare.

Purtroppo non si puo pensare di affrontare questo passo senza una chiara e lucida volontà politica ed imprenditoriale.

Vedo con piacere che persino Bernabè, nonostante abbia piu volte affermato che l’Italia è sufficientemente cablata, e gli altri grandi manager della fonia italiana hanno sottoscritto questo appello, e che quindi riconoscano che esiste un serio problema infrastrutturale che è freno allo sviluppo economico del paese.

Non possiamo aspettarci pero che l’imprenditoria si muova senza un chiaro quadro politico di indirizzo, e purtroppo la politica sembra troppo presa da altri problemi per occuparsi dei bisogni reali del paese.

Trovo sconcertante che il ministro Romani abbia espresso perplessità sulla agenda per voce del suo portavoce Roberto Sambuco, capo dipartimento per le comunicazioni del ministero dello Sviluppo economico, durante il convegno I-Com sulla banda larga.

“Il ministro Romani non ha gradito e ritiene incomprensibile e contraddittoria l’iniziativa dell’Agenda Digitale, sostenuta proprio da chi partecipa attivamente ai progetti del governo a sostegno della realizzazione delle nuove reti”.

Incomprensiilmente (beh non tanto conoscendo la politica italiana) a fronte di un appello che si limita a mettere in campo una questione evidente e tristemente nota si preferisce censurare la cosa invece che prendere atto del problema.

Del resto mica è li per quello Romani no?

L’appello non indica un percorso ne come trovare le risorse occorrenti, ma esprime una forte preoccupazione che non si può non condividere.

se volete aderire all’appello andate qui :

ciao

Antonio