Ecco l’ennensimo appello perchè l’Italia, ultima tra gli ultimi, si doti di una agenda digitale.
Di cosa si tratta?
Di una petizione per chiedere a chi governa il nostro paese di mettere mano ad un progetto di infromatizzazione del che ci faccia uscire dalla arretratezza imbarazzante in cui ci si trova oggi.
Credeteci o no l’Italia è realmente uno dei pochi paesi a non averne definita una agenda digitale.
http://www.itu.int/ITU-D/cyb/estrat/estrat2010.html
accedete al link sopra per controllare chi ha una agenda digitale e chi non la ha, nelle tonalità del verde, le nazioni mondiali con una agenda digitale per lo sviluppo del paese. Secondo questo grafico l’84 per cento dei paesi mondiali ne posseggono una, il 7 per cento la stanno per adottare, e i restanti sono solo la Libia, la Somalia e l’Italia
100 sottorscittori hanno pubblicato a loro spese l’appello e chiedono che si firmi per aderire, cosa che ho fatto volentieri anche io.
http://www.agendadigitale.org/
Abbiamo purtroppo accumulato un forte ritardo nella realizzazione di una infrastruttura che è cruciale per il nostro futuro: siamo al 48mo posto del Global Network Readiness del WEF e al 26mo posto del BB Quality Index, dopo Grecia e Portogallo.
Lo so, molti si chiederanno se di fronte ai tanti roblemi del nostro paese questo sia cosi importante?
La risposta è che questo, purtroppo, è l’ultimo treno per rimanere ancorati ad una speranza di crescita economica. Qualsiasi progetto di crescita del paese non può prescidere dalla sua informatizzazione e lo sviluppo di una economia coerente con il resto del mondo.
Ecco alcuni dati:
• un tasso di penetrazione del 10% della Ultra-Broadband = 1,21% crescita del GDP (WIRED – Francesco Sacco)
•Ultra-Broadband significa nuovi posti di lavoro, l’implementazione negli anni 2006/2015 di NGN in 27 paesi dell’ UE potrebbe generare 1Million/2.1Million nuoviposti di lavoro (WIRED – Francesco Sacco)
•1 Euro investito in NGN genera 20 Euro nell’economia globale (WIRED – Stefano Quintarelli)
La banda larga ed il digital divide non sono argomenti da salotto per pochi addetti o per fanatici dell’informatica. La realtà è che lala base della perdita di competitività del nostro paese vi è una imbarazzante carenza di strutture e di conoscenze che ci rende sempre meno appetibili, non prendere questo treno significa perdere la possibilità concreta di sviluppo economico e sociale che le nuove tecnologie possono portare.
Purtroppo non si puo pensare di affrontare questo passo senza una chiara e lucida volontà politica ed imprenditoriale.
Vedo con piacere che persino Bernabè, nonostante abbia piu volte affermato che l’Italia è sufficientemente cablata, e gli altri grandi manager della fonia italiana hanno sottoscritto questo appello, e che quindi riconoscano che esiste un serio problema infrastrutturale che è freno allo sviluppo economico del paese.
Non possiamo aspettarci pero che l’imprenditoria si muova senza un chiaro quadro politico di indirizzo, e purtroppo la politica sembra troppo presa da altri problemi per occuparsi dei bisogni reali del paese.
Trovo sconcertante che il ministro Romani abbia espresso perplessità sulla agenda per voce del suo portavoce Roberto Sambuco, capo dipartimento per le comunicazioni del ministero dello Sviluppo economico, durante il convegno I-Com sulla banda larga.
“Il ministro Romani non ha gradito e ritiene incomprensibile e contraddittoria l’iniziativa dell’Agenda Digitale, sostenuta proprio da chi partecipa attivamente ai progetti del governo a sostegno della realizzazione delle nuove reti”.
Incomprensiilmente (beh non tanto conoscendo la politica italiana) a fronte di un appello che si limita a mettere in campo una questione evidente e tristemente nota si preferisce censurare la cosa invece che prendere atto del problema.
Del resto mica è li per quello Romani no?
L’appello non indica un percorso ne come trovare le risorse occorrenti, ma esprime una forte preoccupazione che non si può non condividere.
se volete aderire all’appello andate qui :
ciao
Antonio
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