Informazioni personali
Cerca nel blog
Translate
lunedì 17 marzo 2014
Legge elettorale: le donne possono attendere
Ma esiste bavero questa differenza tra uomo e donna? È proprio vero che ad oggi ci sono ancora differenti di possibilità di accesso alla cariche politiche ed al parlamento?
A giudicare da quello che risulta dal voto del palamento sull’emendamento che chiedeva di introdurre delle quote”Rosa”anche per i capilista direi di no..
Ma insomma, io queste parlamentari non le capisco… Cosa pretendono dai loro colleghi uomini…. che mettano la loro poltrona a rischio per un senso di uguaglianza ed rispetto? siamo in Italia signore onorevoli, non in Svezia o in uno di quei paesi con poca storia e cultura che hanno bisogno di legiferare l’eguaglianza tra i generi.
Certo che a ben vedere le donne non avrebbero tutti i torti le differenze tra uomini e donne per quello che riguarda la capacità di accesso alle poltrone è tragicamente dispari ed in favore dei maschietti.
Qualche parlamentare ha persino spiegato che tale emendamento avrebbe introdotto un vulnus (chissà perché ho sempre l’impressione che si usi il termine latino “vulnus” quando si vuole coprire una sciocchezza) terribile al nostro ordinamento perché avrebbe certificato un illecito percorso “privilegiato” ad un genere (quello femminile) in barba al dettato costituzionale che dichiara l’uguaglianza..
La cosa che mi ha lasciato maggiore perplessità di questa dotta discussione, sono alcune delle motivazioni contrarie a questo emendamento, alcune provenienti da donne, per altro.
Premetto che chiunque può e deve avere la propria opinione ma, contestualmente, vige il diritto di critica, ma tanto per andare sul sicuro ho l’hosting dei miei blog tra USA e Germania tanto per evitare possibili richieste di oscuramento :).
“se fossi una donna eletta mi vergognerei se non fossi stata eletta per le mie capacità ma per una legge che mi ha favorito”
Questa obiezione è una delle mie favorite e quindi inizio con questa. Innanzi tutto potrei obiettare che il senso di tali leggi non è quello di favorire una specifica persona, ne di interferire con la normale dialettica politica interna che premia questo o quel candidato, ma quello di indirizzare un macro fenomeno che distorce, carta canta, la paritetica opportunità di accesso alle cariche politiche e non solo da parte del “gentil” sesso. Esistono nel nostro ordinamento diversi esempi di correttivi per permettere un accesso minimo a fasce sociali specifiche: dall’ingresso al lavoro per i diversamente abili, alla parità linguistica garantita in alto Adige. Le stesse liste elettorali sono oggetto di quote, si pensi a quelle europee ad esempio. La personalizzazione della questione (“io se fossi”) è quindi errata in quanto il senso dell’emendamento non era rivolto ad un soggetto specifico ma ad alimentare una oggettivamente inesistente parità di genere. Quanto poi al vergognarsi di essere eletti senza titoli o meriti, beh a giudicare dal nostro parlamento non sembra vi sia proprio questa spasmodica esigenza ontologica all’eccellenza.
“questo emendamento avrebbe introdotto un vulnus…”
Ho già espresso prima la mia opinione sul termine “vulnus” e di come sia usato, in questo caso devo dire che mi sembra proprio sia stato usato in quel senso (anche se prontamente corretto come ferita durante l’intervista). è innegabile che la nostra costituzione sancisca la parità di genere:
Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Ma vorrei porre attenzione sul secondo paragrafo d questo articolo ove si dice che è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli alla uguaglianza ed alla effettiva partecipazione alla organizzazione politica, economica e sociale.
Ne consegue, a meno di voler sostenere che non esiste il problema, che il “vulnus” esiste non nelle quote ma nella mancanza di queste, in quanto esiste un oggettivo problema di accesso.
Se poi il problema fosse stato legato al percorso facilitato per un genere, sarebbe bastato porre quote minime paritetiche tipo “deve essere garantita una presenza in lista di appartenenti di genere diverso in misura non inferiore al 30% nelle composizioni sia nella struttura complessiva della lista che nei primi 3 nominativi di tali liste”
Anche se devo dire troverei almeno curiosa in italia la necessità di garantire la presenza di almeno un 30% di uomini nelle liste elettorali.
Certo che le quote sono uno strumento discriminatorio, ma la loro funzione è quella di intervenire in maniera forzosa a ristabilire un minimo indice di equilibrio verso fasce altrimenti svantaggiate da fenomeni culturali o economici. Le quote rientrano quindi di diritto negli strumenti in uso alla Repubblica per eliminare quegli ostacoli alla eguaglianza citati nella nostra costituzione.
“non era oggetto dell’accordo sulla legge elettorale”
Effettivamente le quote non erano oggetto di accordo, ma questo non implica che il parlamento nella sua autonomia non possa porre dei correttivi. Francamente ritengo che l’introduzione delle quote non stravolgessero l’impianto della legge se non nel fatto che rischiavano di far scivolare la sedia da sotto il sedere di molti parlamentari uomini, come argutamente indicato da diverse esponenti donne bipartisan. Verrebbe quindi da chiedersi se non fosse, per caso, il posto (o la sua potenziale perdita) il “vulnus” cui si faceva riferimento in precedenza.
Rimane da chiedersi, come al solito, chi ha votato contro e chi no, sarebbe bello per una volta che al di la del voto segreto gli esponenti politici dichiarassero aduno ad uno cosa hanno votato e perché (magari vi sono obiezioni in merito di interesse). sarebbe quindi anche carino mappare i risultato del voto segreto con risultati della dichiarazione palese e vedere se coincidono. Io scommetterei su di una notevole differenza..ma io sono cattivo dentro 🙂
L’impressione generale di questa vicenda è, ancora una volta, un certo senso di tristezza e disagio di fronte ad una politica che continua imperterrita a comportarsi in maniera insensibile alle istanza di rinnovamento provenienti addirittura dal suo interno. Mah, speriamo bene …
ciao
Antonio
Legge elettorale: le donne possono attendere
Ma esiste bavero questa differenza tra uomo e donna? È proprio vero che ad oggi ci sono ancora differenti di possibilità di accesso alla cariche politiche ed al parlamento?
A giudicare da quello che risulta dal voto del palamento sull’emendamento che chiedeva di introdurre delle quote”Rosa”anche per i capilista direi di no..
Ma insomma, io queste parlamentari non le capisco… Cosa pretendono dai loro colleghi uomini…. che mettano la loro poltrona a rischio per un senso di uguaglianza ed rispetto? siamo in Italia signore onorevoli, non in Svezia o in uno di quei paesi con poca storia e cultura che hanno bisogno di legiferare l’eguaglianza tra i generi.
Certo che a ben vedere le donne non avrebbero tutti i torti le differenze tra uomini e donne per quello che riguarda la capacità di accesso alle poltrone è tragicamente dispari ed in favore dei maschietti.
Qualche parlamentare ha persino spiegato che tale emendamento avrebbe introdotto un vulnus (chissà perché ho sempre l’impressione che si usi il termine latino “vulnus” quando si vuole coprire una sciocchezza) terribile al nostro ordinamento perché avrebbe certificato un illecito percorso “privilegiato” ad un genere (quello femminile) in barba al dettato costituzionale che dichiara l’uguaglianza..
La cosa che mi ha lasciato maggiore perplessità di questa dotta discussione, sono alcune delle motivazioni contrarie a questo emendamento, alcune provenienti da donne, per altro.
Premetto che chiunque può e deve avere la propria opinione ma, contestualmente, vige il diritto di critica, ma tanto per andare sul sicuro ho l’hosting dei miei blog tra USA e Germania tanto per evitare possibili richieste di oscuramento :).
“se fossi una donna eletta mi vergognerei se non fossi stata eletta per le mie capacità ma per una legge che mi ha favorito”
Questa obiezione è una delle mie favorite e quindi inizio con questa. Innanzi tutto potrei obiettare che il senso di tali leggi non è quello di favorire una specifica persona, ne di interferire con la normale dialettica politica interna che premia questo o quel candidato, ma quello di indirizzare un macro fenomeno che distorce, carta canta, la paritetica opportunità di accesso alle cariche politiche e non solo da parte del “gentil” sesso. Esistono nel nostro ordinamento diversi esempi di correttivi per permettere un accesso minimo a fasce sociali specifiche: dall’ingresso al lavoro per i diversamente abili, alla parità linguistica garantita in alto Adige. Le stesse liste elettorali sono oggetto di quote, si pensi a quelle europee ad esempio. La personalizzazione della questione (“io se fossi”) è quindi errata in quanto il senso dell’emendamento non era rivolto ad un soggetto specifico ma ad alimentare una oggettivamente inesistente parità di genere. Quanto poi al vergognarsi di essere eletti senza titoli o meriti, beh a giudicare dal nostro parlamento non sembra vi sia proprio questa spasmodica esigenza ontologica all’eccellenza.
“questo emendamento avrebbe introdotto un vulnus…”
Ho già espresso prima la mia opinione sul termine “vulnus” e di come sia usato, in questo caso devo dire che mi sembra proprio sia stato usato in quel senso (anche se prontamente corretto come ferita durante l’intervista). è innegabile che la nostra costituzione sancisca la parità di genere:
Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Ma vorrei porre attenzione sul secondo paragrafo d questo articolo ove si dice che è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli alla uguaglianza ed alla effettiva partecipazione alla organizzazione politica, economica e sociale.
Ne consegue, a meno di voler sostenere che non esiste il problema, che il “vulnus” esiste non nelle quote ma nella mancanza di queste, in quanto esiste un oggettivo problema di accesso.
Se poi il problema fosse stato legato al percorso facilitato per un genere, sarebbe bastato porre quote minime paritetiche tipo “deve essere garantita una presenza in lista di appartenenti di genere diverso in misura non inferiore al 30% nelle composizioni sia nella struttura complessiva della lista che nei primi 3 nominativi di tali liste”
Anche se devo dire troverei almeno curiosa in italia la necessità di garantire la presenza di almeno un 30% di uomini nelle liste elettorali.
Certo che le quote sono uno strumento discriminatorio, ma la loro funzione è quella di intervenire in maniera forzosa a ristabilire un minimo indice di equilibrio verso fasce altrimenti svantaggiate da fenomeni culturali o economici. Le quote rientrano quindi di diritto negli strumenti in uso alla Repubblica per eliminare quegli ostacoli alla eguaglianza citati nella nostra costituzione.
“non era oggetto dell’accordo sulla legge elettorale”
Effettivamente le quote non erano oggetto di accordo, ma questo non implica che il parlamento nella sua autonomia non possa porre dei correttivi. Francamente ritengo che l’introduzione delle quote non stravolgessero l’impianto della legge se non nel fatto che rischiavano di far scivolare la sedia da sotto il sedere di molti parlamentari uomini, come argutamente indicato da diverse esponenti donne bipartisan. Verrebbe quindi da chiedersi se non fosse, per caso, il posto (o la sua potenziale perdita) il “vulnus” cui si faceva riferimento in precedenza.
Rimane da chiedersi, come al solito, chi ha votato contro e chi no, sarebbe bello per una volta che al di la del voto segreto gli esponenti politici dichiarassero aduno ad uno cosa hanno votato e perché (magari vi sono obiezioni in merito di interesse). sarebbe quindi anche carino mappare i risultato del voto segreto con risultati della dichiarazione palese e vedere se coincidono. Io scommetterei su di una notevole differenza..ma io sono cattivo dentro 🙂
L’impressione generale di questa vicenda è, ancora una volta, un certo senso di tristezza e disagio di fronte ad una politica che continua imperterrita a comportarsi in maniera insensibile alle istanza di rinnovamento provenienti addirittura dal suo interno. Mah, speriamo bene …
ciao
Antonio