Negli ultimi giorni ho avuto piu di un motivo per riflettere sul rapporto tra legalità, etica e morale. Eventi pubblici, si pensi al caso Cucchi piuttosto che alle cartelle esattoriali arrivate agli alluvionati genovesi in italia o al caso junker in europa, o fatti più personali, dal licenziamento di un amico ad una dolorosa vicenda di divorzio di una amica mi hanno mostrato la difficile relazione tra queste tre dimensioni della nostra vita.
Non è la prima volta che parlo dell’argomento, e recentemente ho avuto modo di scrivere sulla cosa in merito al motivo per cui i Tedeschi ed gli altri paesi nord-europei hanno tante difficoltà a fidarsi di noi. Pur sembrando argomenti astratti, questi sono in realtà molto più pesanti sulle nostre esistenze di quello che solitamente si creda.
Torno quindi sull’argomento per approfondirlo ulteriormente.
La prima osservazione che mi viene in mente è che Legalità, Etica e Morale viaggiano su canali diversi, non vi è identità tra i tre termini seppur spesso siano correlati.
Ho notato, per esperienza personale, che spesso si fa confusione tra i 3 ruoli, a volte sinceramente ed altre in maniera più opportunistica.
La legalità attiene alla sfera delle leggi, potrebbe apparire elementare capire ciò che è legale e ciò che non lo è. Purtroppo questo meccanismo non è di tipo booleano ma soggetto ad un notevole livello di arbitrarietà. Mi siano di conforto gli amici avvocati, non è forse detto comune che:
“non importa se tu hai o meno ragione, importa se il giudice te la da la ragione”
Esiste una evidente relazione tra etica e legalità, ma non è detto che ciò che è legale sia comunque etico. La legge non può coprire tutti gli aspetti e tutte le possibilità, ed esiste sempre un margine legato alla interpretazione. Un po la differenza che riconosciamo tra la lettera e lo spirito della legge.
Comportamenti legali ma difficilmente riconducibili all’etica li troviamo tutti i giorni, al di la degli aspetti legali è lecito chiedersi se farsi scudo di regolamenti e procedure giustifica, ad esempio, la volontaria lesione della controparte.
La cosa appare evidente in alcuni ambiti, è etico che a persone gia messe in ginocchio da una alluvione venga notificata con insolita solerzia una cartella esattoriale?
Eppure probabilmente i solerti impiegati di equitalia hanno agito secondo le regole. Il punto in questo caso è chiedersi se esistano, all’interno delle maglie di leggi e regolamenti, possibilità di agire altrimenti? Se no allora la loro azione è etica, ancorchè presenta dubbi di moralità, se invece esistono elementi di discrezionalità la scelta è, o può essere considerata, non etica anche se legale.
Del resto la legge offre letture diverse, la lettera e lo spirito di essa non coincidono sempre, non fosse altro perchè non è possibile definire per legge tutto lo spettro delle possibili combinazioni legate ad un evento e quindi è, per forza di cose, una “semplificazione” o “modellizzazione”. Non me ne vogliano gli esperti di giurisprudenza, ma non è forse vero che è proprio la giurisprudenza ad occuparsi del difficile rapporto tra spirito e lettera?
giurisprudenza In senso ampio, la conoscenza e la scienza del diritto, con riferimento originario al diritto romano, esteso poi anche al mondo moderno. In senso più ristretto e tecnico, l’insieme delle sentenze e delle decisioni attraverso cui gli organi giudicanti di uno Stato interpretano le leggi applicandole ai casi concreti che si presentano loro.
Tre elementi strettamente legati, quindi che non rappresentano però una identità.
Il fatto che una azione possa avere una copertura legale non ne definisce quindi ne la eticità ne la moralità. Il fine ed i mezzi sono allora legati da questi elementi, e un atto “illegale” può persino essere etico e morale, si pensi alla ribellione da un regime opressivo e dittatoriale o alla obiezione di coscenza di fronte ad atti che il soggetto considera inaccettabili.
Legalità, etica e morale cambiano di stato in stato ed è variabile col passare del tempo, non è quindi possibile o estremamente difficile, da un punti di vista laico, settare valori assoluti.
Difficile ad esempio trovare da noi giustificazione alla pena di morte (sicuramente non compatibile con l’etica e la morale cattolica) che invece viene accettata in paesi considerati civili ed etici come gli Stati Uniti d’America. In questo caso un medico che si presti a dare assistenza ad una sentenza di pena capitale stà violando l’etica cui dovrebbero attenersi i medici? NOn so se il giuramento di ippocrate vale anche per i medici americani, o in quale forma, ma se fosse vi sarebbe un stridente contrasto tra l’azione di sopprimere un individuo non per sua scelta o volontà (lo dico per lasciare aperta la questione più difficile legata all’eutanasia) e la professione medica derivante dalla adesione morale al giuramento di Ippocrate:
« Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:
di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona;
di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico;
di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica;
di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina;
di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti morali;
di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico;
di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente;
di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione. »
Si osservi come nel giuramento l’ultimo punto esplicitamente osservi che vi può essere un contrasto tra gli scopi della professione e le norme giuridiche e deontologiche.
Senza andare troppo lontano esempi di contrasto si possono trovare in casa nostra con esempi abbastanza noti, mi viene in mente, ad esempio la famosa registrazione dell’onorevole Razzi in parlamento.
L’episodio è interessante perchè ci permette di analizzare due comportamenti particolari. da un lato abbiamo un onorevole, Franco Barbato, che registra di nascosto una conversazione privata tra lui e l’onorevole Antonio Razzi, dall’altro abbiamo le imbarazzanti dichiarazioni dell’onorevole Razzi.
Vediamo i due punti, chi ha effettuato la registrazione ha sicuramente violato l’etica parlamentare, procedendo ad una registrazione di nascosto di un “collega” e rendendo il risultato pubblico. Non etico e quindi immorale? Sul peso morale della azione invece si aprono scenari molteplici, se l’intento fosse voler porre l’accento sul bisogno di moralizzare un luogo ove si decidono le sorti del paese, ebbene difficile dire che la azione sia stata immorale, se invece lo scopo fosse stato lo sbarazzarsi di un avversario politico valutazioni morali diverse potrebbero essere sollevate.
Dal punto di vista dell’onorevole Razzi invece è indubbio che le sue dichiarazioni alzino perplessità su l’eticità e moralità dei suoi comportamenti, anche se non vi è stata la violazione di regolamenti o leggi. (andate a cercarvi su internet le famose dichiarazioni dell’onorevole Razzi se non sapete di cosa stia parlando).
Esempi del genere nella nostra politica sono abbondanti, ma ne troviamo anche nella vita comune. Mi vengono in mente stridenti conflitti che ho visto personalmente e che, per ragioni di discrezione nei confronti delle persone coinvolte, non descrivo in dettaglio ma cito perchè per certi versi esemplari:
Il partner che si appropria, usando dei tecnicismi e abusando della fiducia della controparte, di beni che erano stati raccolti con l’idea di essere comuni e che a seguito della separazione sono diventati “suoi”, questo usando la copertura tecnica di firme concesse in fiducia (col senno di poi mal riposta) è un classico esempio di come un atto legale sia profondamente immorale. Difficile la posizione degli avvocati in questo caso, è etico seguire il proprio assistito indipendentemente da azioni che sono al limite della legalità? (si va da intercettazioni di comunicazioni, a sottrazione di documenti, per non parlare della pressione sulla prole).
Ma anche il dirigente allontanato nonostante abbia fatto ciò che gli era stato richiesto o nonostante avesse sempre raggiunto gli obiettivi: forse che chi ha fatto la scelta è scevro da possibili censure morali?
Probabilmente queste osservazioni, che attengono ai rapporti tra leggi, etica e morale, sono più adatti ad un filosofo che ad un semplice cittadino ma trovo che esprimere una opinione in merito o almeno effettuare una riflessione su questi aspetti sia un dovere di ogni persona, non fosse altro che la presa di coscienza di questi aspetti è elemento fondamentale per formularsi una opinione
Nessun commento:
Posta un commento