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venerdì 30 marzo 2018

Amministrazione finanziaria dello stato, sperequazione della pena e doppio regime

Dati i miei recenti e meno recenti incontri con lo stato italiano mi sono sempre chiesto il criterio che guida la pubblica amministrazion a comminare multe, oboli e balzelli.

La desolante impressione che mi sono fatto è che anche a fronte di evidenti errori fatti in buona fede non esiste da parte della struttura amministrativa pubblica (sia la tesoreria dello stato, o la agenzia delle entrate, o il semplice comando di polizia locale, o chi ne ha piu ne metta) non esista la volontà, se non formale, di prendere in esame il reale contesto in cui la occorrenza accade.

Probabilmente sono io particolarmente sfortunato che non ho mai trovato dirigenti del servizio PA illuminati o quantomeno empatici, ma in ogni caso la impressione è che la applicazione pedissequa di norme sia il sistema largamente in uso.

E vero che occorre evitare arbitrarietà nelle scelte, ma è anche vero che la PA dimostra flessibilità e metri diversi a seconda del censo del cittadino con cui deve confrontarsi. La legge è uguale per tutti non lo diventa piu se gli strumenti di confronto verso lo stato sono tali per cui chi può permettersi tutele legali, conoscenza e disponibilità finanziaria ha trattamenti migliori di chi non ha accesso alle stesse risorse.

Ci si trova cosi nel paradosso che più il cittadino necessita di protezione meno lo stato è incline a venirgli incontro. Ed in tutto ciò la PA si dimostra colpevolmente accondiscendente, anzi fa di questi comportamenti bandiera ed esempio.

Un aspetto particolarmente irritante è ovviamente la sperequazione tra la violazione e la pena comminata. Non facendo una analisi contestuale (in maniera basica: dolo o errore) delle motivazioni dietro la violazione, o rimandando le giustificazioni al violante (col ribaltamento dell’onere della prova) di fatto si viola quel patto di fiducia basato sul mutuo rispetto tra stato e cittadino.

Se non posso fidarmi dello stato nelle sue emanazioni di fatto mino una delle basi della demcrazia.

La mano feroce che la agenzia delle entrate usa contro errori di compilazione dei moduli delle tasse o errori nei pagamenti è un esempio noto. Ho visto personalmente dire in faccia ad un disoccupato padre di famiglia senza altri redditi che la cartella andava pagata e che il dirigente non poteva far nulla al riguardo. Non discuto che non vi sia stata violazione ma decontestuallizando e depersonalizzando la gestione invece che servire lo stato si danneggia chi lo stato dovrebbe proteggere.

Mettetela come volete ma costringere un disccupato a pagare tasse arretrate è immorale ma è anche un non senso dal punto di vista economico, visto che si pone in atto un meccanismo per cui il soggetto in crisi economica si troverà ancora di piu in crisi inficiando di fatto anche la sua possibilità di restituire il dovuto.

Oltre pero alla restituzione delle cifre vi è il probelma dell’obolo da pagare come punizione. Quale sia il senso di questo obolo a volte è di difficile comprensione.

Multe e sanzioni pecuniarie servirebbero in teoria a due cose: punire il colpevole e funzionare da deterrente. Ma la sperequazione tra danno e punizione talvolta rende il risultato diverso dal voluto.

Se mi multi al punto di uccidermi economicamente non solo non ottieni il dovuto (per evidenti carenze economiche) ma mi forzi, quantomento, a cercare vie alternative. Da chi va dallo strozzino a chi fatti due conti considera che la totale elusione è meno costosa e meno rischiosa il passo è breve. Insomma se la pena è eccessiva di fronte al dolo il risultato e spingere i soggetti ai margini della legalità per necessità di sopravvivenza.

Ma ovviamente questi fini ragionamenti deduttivi esulano sia dal corpus cognitivo del dirigente di turno (che non si capisce perchè sia dirigente se di fatto non ha discrezionalità operativa quando si tratta di noi classe media ed inferiore) che dal legislatore troppo preso dai massimi sistemi per vedere la concretezza.

Secondo quello che ho imparato dalla ultima vicenda che mi ha fatto confrontare con l’insipida stolidità della macchina statale (vedi ) mi conveniva prendere la macchina da un privato, pagarla in nero in contanti che avrei avuto meno rischi. Meglio se il venditore era mafioso conclamato e riciclatore di denaro?

La cosa piu preoccupante è che questo attegiamento non è legato al “governo” o ad una certa classe politica, ma alla macchina statale nelle sue varie manifestazioni, oramai profondamente staccata dal senso e dall’etica costituzionale che dovrebbe avere e legata a norme e regolamenti (spesso interni) autoreferenzianti.

E, sia chiaro, dire “io eseguivo gli ordini” non valeva per i nazisti perchè dovrebbe valere qui?

tristezza

Amministrazione finanziaria dello stato, sperequazione della pena e doppio regime

Dati i miei recenti e meno recenti incontri con lo stato italiano mi sono sempre chiesto il criterio che guida la pubblica amministrazion a comminare multe, oboli e balzelli.

La desolante impressione che mi sono fatto è che anche a fronte di evidenti errori fatti in buona fede non esiste da parte della struttura amministrativa pubblica (sia la tesoreria dello stato, o la agenzia delle entrate, o il semplice comando di polizia locale, o chi ne ha piu ne metta) non esista la volontà, se non formale, di prendere in esame il reale contesto in cui la occorrenza accade.

Probabilmente sono io particolarmente sfortunato che non ho mai trovato dirigenti del servizio PA illuminati o quantomeno empatici, ma in ogni caso la impressione è che la applicazione pedissequa di norme sia il sistema largamente in uso.

E vero che occorre evitare arbitrarietà nelle scelte, ma è anche vero che la PA dimostra flessibilità e metri diversi a seconda del censo del cittadino con cui deve confrontarsi. La legge è uguale per tutti non lo diventa piu se gli strumenti di confronto verso lo stato sono tali per cui chi può permettersi tutele legali, conoscenza e disponibilità finanziaria ha trattamenti migliori di chi non ha accesso alle stesse risorse.

Ci si trova cosi nel paradosso che più il cittadino necessita di protezione meno lo stato è incline a venirgli incontro. Ed in tutto ciò la PA si dimostra colpevolmente accondiscendente, anzi fa di questi comportamenti bandiera ed esempio.

Un aspetto particolarmente irritante è ovviamente la sperequazione tra la violazione e la pena comminata. Non facendo una analisi contestuale (in maniera basica: dolo o errore) delle motivazioni dietro la violazione, o rimandando le giustificazioni al violante (col ribaltamento dell’onere della prova) di fatto si viola quel patto di fiducia basato sul mutuo rispetto tra stato e cittadino.

Se non posso fidarmi dello stato nelle sue emanazioni di fatto mino una delle basi della demcrazia.

La mano feroce che la agenzia delle entrate usa contro errori di compilazione dei moduli delle tasse o errori nei pagamenti è un esempio noto. Ho visto personalmente dire in faccia ad un disoccupato padre di famiglia senza altri redditi che la cartella andava pagata e che il dirigente non poteva far nulla al riguardo. Non discuto che non vi sia stata violazione ma decontestuallizando e depersonalizzando la gestione invece che servire lo stato si danneggia chi lo stato dovrebbe proteggere.

Mettetela come volete ma costringere un disccupato a pagare tasse arretrate è immorale ma è anche un non senso dal punto di vista economico, visto che si pone in atto un meccanismo per cui il soggetto in crisi economica si troverà ancora di piu in crisi inficiando di fatto anche la sua possibilità di restituire il dovuto.

Oltre pero alla restituzione delle cifre vi è il probelma dell’obolo da pagare come punizione. Quale sia il senso di questo obolo a volte è di difficile comprensione.

Multe e sanzioni pecuniarie servirebbero in teoria a due cose: punire il colpevole e funzionare da deterrente. Ma la sperequazione tra danno e punizione talvolta rende il risultato diverso dal voluto.

Se mi multi al punto di uccidermi economicamente non solo non ottieni il dovuto (per evidenti carenze economiche) ma mi forzi, quantomento, a cercare vie alternative. Da chi va dallo strozzino a chi fatti due conti considera che la totale elusione è meno costosa e meno rischiosa il passo è breve. Insomma se la pena è eccessiva di fronte al dolo il risultato e spingere i soggetti ai margini della legalità per necessità di sopravvivenza.

Ma ovviamente questi fini ragionamenti deduttivi esulano sia dal corpus cognitivo del dirigente di turno (che non si capisce perchè sia dirigente se di fatto non ha discrezionalità operativa quando si tratta di noi classe media ed inferiore) che dal legislatore troppo preso dai massimi sistemi per vedere la concretezza.

Secondo quello che ho imparato dalla ultima vicenda che mi ha fatto confrontare con l’insipida stolidità della macchina statale (vedi ) mi conveniva prendere la macchina da un privato, pagarla in nero in contanti che avrei avuto meno rischi. Meglio se il venditore era mafioso conclamato e riciclatore di denaro?

La cosa piu preoccupante è che questo attegiamento non è legato al “governo” o ad una certa classe politica, ma alla macchina statale nelle sue varie manifestazioni, oramai profondamente staccata dal senso e dall’etica costituzionale che dovrebbe avere e legata a norme e regolamenti (spesso interni) autoreferenzianti.

E, sia chiaro, dire “io eseguivo gli ordini” non valeva per i nazisti perchè dovrebbe valere qui?

tristezza

Grazie mille Ragioneria Territoriale dello stato di Torino: come per un dimenticanza si puo arrivare a pagare una smart il doppio.

Sfogo amaro lo so fatto anche su linkedin che non e facebook ma ogni tanto anche io supero il limite di sopportazione.

Mi sembra giusto ricevere per pasqua un regalo dal nostro stato. mi hanno concesso di spendere 6000 euro per un errore.

Sia ben chiaro l’errore è mio, ho dimenticato di apporre sull’assegno la noticina NON TRASFERIBILE quando ho comprato una smart usata per emergenza essendo rimasto senza auto, acquisto fatto non da un privato ma da una azienda regolarmente registrata ed in attività.

Ora la auto presa mi era costata 5200 euro pagati con assegno in cui, mia colpa ripeto, mi dimentico di mettere il “non trasferibile”. Chiedo scusa non facevo un assegno da anni, ma preso dalla fretta e dalla necessità…proprio non ci ho pensato.

Poteva pensarci chi mi ha venduto l’auto? Magari anche ma preso da altre cose non lo avrà neanche notato.

Grazie a questa dimenticanza la efficente macchina dello stato mi consegna una notifica di violazione delle norme antiriciclaggio.

OGGETTO: Contestazione di infrazioni al decreto legislativo 21 Novembre 2007, n. 231, modificato ed integrato dal decreto legislativo 15.05.2017 n 90 a carico di:

Sono abbastanza sicuro che dal punto di vista formale l’atto sia ineccepibile, ma non ho la esperienza legale o la consuetudine a cose del genere e quindi non ho potuto far altro che pagare ….

La S.V si è resa respponsabile della violazione dell’art. 49, comma 5, del decreto legislativo 21 novembre 2007 ….

S.V? signoria vostra? mi decurti di 6000 euro e mi dai della signoria vostra? che inimitabile sarcasmo e senso della ironia usa la nostrra amministrazione nei nostri confronti.

Tale infrazione è puibile, ai sensi dell’articolo 63, comma 1 del presetto decreto legislativo n. 231/2007, con la applicazione di una sanzione pecuniaria da 3.000 euro a 50.000 euro

Mi si conceda il francesismo: sti cazzi mi stai dicendo che rischio 50000 euro? insomma devo lavorare piu di un anno per pagare un errore?

e mi si scrive che se gli do 6000 euro (piu 5 euro perche voglimo pagare la raccomandata?) si chiude la cosa. se mi fidassi della macchina dello stato e della sua etica ptrei anche scegliere di andare in contenzioso, ma siccome la mia esperienza pregressa è che se il dirigente di turno vede la preda incapace di difendersi la azzanna con quanta forza ha in corpo bestemmio e capitolo.

Ho sentito di cravattari (strozzini) meno esosi…

Certo, tutto sacrosanto, legalmente ineccepibile, eticamente splendido, moralmente meraviglioso, ma allora perchè il risultato di tanta perfezione e che un cretino (io) che fa un errore (non lo nego) si trova a dover pagare una multa di gran lunga superiore al proprio stipendio? Non c’è forse una distorsione? e non èche con questa faccenda della inversione dell’onere della prova la ragioneria fa il compitino tanto poi i costi anche di difesa sono tutti a carico del fesso di turno che ha problemi a permetterselo (se appartiene ad una fascia reddituale come la mia o inferiore), mentre i veri delinquenti generalmente hanno le risporse per gestire la cosa…

norme antiriciclaggio hanno un senso perche dovebbero colpire il rischio che si ricicli il denaro, la applicazione stolida ed ottusa della legge però piu che intervenire sul problema si limita ad elevare il solito obolo da comminare al pirla di turno (io) che si distrae o fa un errore.

La dirigente, di cui ometto il nome, giusto per evidare denuncie o querele che ha firmato la notifica sarà sicuramente confortata dal fatto che lo stato non richiede ne la contestualizzazione ne un minimo di etica nel comminare 6000 euro di multa ad un cretino che per vivere deve lavorare, e se qualche mese di stipendio se ne va li che importa. Ma non è molto diverso dal dirigente della agenzia delle entrate che notifica una multa ad un disoccupato dicendogli mi spiace ma la legge è legge deve pagare. Nel dubbio la stolida applicazione della norma salva chi non vuole compromettere la sua buona pace.

E non ho dubbi che formalmente il testo che mi e stato notificato, con i suoi termini legali ma astrusi per i piu, nonchè il tono intimidatorio sia assolutamente legittimo dal punto di vista tecnico. Certo etica e morale stanno altrove, ma non sono oggetto di discussione qui.

La vicinanza dello stato al cittadino non è biunivoca. Forte con i deboli e debole con i forti la depersonalizzazione dei contatti permette la allegra decontestualizazzione con cui i dirigenti delle varie strutture dello stato gestisco:no e comminano pene e multe a chi, solitamente, ha pochi strumenti di difesa.

Diciamocelo i casi sono due

  • o è la legge\nrma che vincola a far pagare un errore in maniera esorbitante non dando ambiti di discrezionalità al dirigente
  • o e il dirigente che si limita a gestire la attività in maniera pedissequa e stolida in maniera da aver il minimo livello di cmplicazione.

certo nel primo caso si potrebbe osservare che se è la legge ad essere ottusa e non dare alternative a che serve un dirigente con capacità deisionali o direttive, basti la notifica automatica evitando un passaggio inutile da parte di un soggetto per altro pagato dallo stato.

nel secondo caso, beh, ogniuno gestisce la etica e la morale in maniera propria apparentemente.

Uno stato senza etica purtroppo no fa che allontanarsi dai cittadini, che perdono fiducia nelle istituzioni e sopratutto in chi le rappresenta.

Non conosco la dirigente e francamente non ci tengo. Sono sicuro che andrà a letto con meno pensieri e problemi dei miei e che sia intimamente convinta che tutte le responsabilità siano altre e non sue.

Può essere….

io pagherò a caro prezzo il mio errore, come altri lo devono fare quotidianamente, visto che questo stato, inteso come struttura amministrativa e non come politica, non fa sconti ne da comprensione.

altri si consoleranno nel “dura lex sed lex”.

Ma siccome siamo vicini alla Pasqua, buona Pasqua persino a loro, perchè alla fine se ho scelto di rientrare in Italia a lavorare queste cose me le devo aspettare e quindi si è colpa mia.

Buona Pasqua