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martedì 12 novembre 2013

Foretelling: Will Crystal Balls Run On Android?

Android invasion, Sydney, Australia
Android invasion, Sydney, Australia (Photo credit: Pranav Bhatt)

 

TECHNOLOGY

 

Foretelling: Will Crystal Balls Run On Android?

 

By Antonio Ieranò on November 3, 2013 at 10:22 AM

 

It is always good to take a look at the people in the metro or train to get a better sense of the impact of technology in our lives. Consumers’ rapidly evolving and new tastes become apparent, a process that should interest anyone with some interest in where we are headed.

Until not very long ago, it was common to see few commuters reading newspapers or magazines while most stood up trying not sleep. Today things have changed. The expansion of mobile app markets and with mobile signal coming to the metro people can use their smartphones to read, play games, surf the internet or check updates on their favorite social networks like Facebook, Twitter or Instagram. Through tablets they can watch the latest episodes of their favorite shows and e-readers, on the other hand, are taking the place of books and magazines.

From a security point of view I cannot avoid but observe that we tend to share our activities more and more. While in Foursquare or Waze we share our location intentionally, we actually geotag everything and most of the time we are not aware of it. Think of the games we play on tablets or phones. Some require an internet connection which accesses the phone and other sensors in our devices making our position trackable by anyone.

Position tracking can be extremely useful for marketing, among others. Also, marketers can insider the use of social network apps on different devices to map how different groups behave: places they visit, time spent online vs offline, what they use their devices for, how many devices they use etc…

But where does all that data flow to? Google and Apple are maybe two of the most data rich companies out there as they collect all sorts of information coming from people using their devices (Android and iOS) and online services. Big players such as Amazon, Facebook, Samsung and Microsoft shouldn’t be much behind though.

It is easy to see that this trend will probably be reinforced in the future as our lives become more and more connected while awareness of the amount of information/data that we give away about ourselves remains quite low.

In line with such trend, devices like Google glasses will almost certainly enter our lives soon even though it might take a couple of years more. We’re already witnessing an expansion on the vendor side. Think of Samsung Gear, for example, through which Samsung is trying to expand the connection domain to watches. It looks like the electronic bracelet we use to track people is more common than we thought.

I will leave ethical considerations to others, but from a security viewpoint I must stress that the world is becoming a small village where the whereabouts, interests and habits of anyone are becoming easier than ever to find. The fact that such data are “owned” by so few entities, on the other hand, can constitute a real threat to our privacy (viz. PRISM). And this threat becomes bigger with the lack of understanding most people have of the vast amounts of data they deliver while making use of innovative services. In our hyperconnected world the notion of privacy begs to be reconsidered and redefined too, apparently.

Now I am left wondering how far we are from the day when Google will start selling Android Crystall Balls for foretellers. The data are there, after all. Such a gadget could automatically connect to the customer’s smart device, extracting data and making some tracking automatically, ultimately helping the foreteller read past, present and predict the future in a more “scientific” way.

first publishing on Daft Blogger

 

 

 

sabato 2 novembre 2013

Una piccola storia sulla Agenzia delle Entrate

Agenzia delle entrate fatta #igersfvg #igersit...
Agenzia delle entrate fatta #igersfvg #igersitalia #instafriuli (Photo credit: brixton21)

Curiosamente tutte le volte che devo parlare dell’italia all’estero vengono sempre fuori episodi dove noi italiani non facciamo proprio una gran bella figura. Non che la cosa mi stupisca particolarmente, ad onor del vero, sparare contro  l’I

talia è cme sparare contro la croce rossa, facciamo di tutto per farci notare per le peggio cose.

Ma ultimamente mi hanno raccontato una storia che, se fosse vera, è realmente disturbante ma esemplific in maniera chiara il ruolo che ha assunto il nostro stato nei confronti degli altri: vessatorio, intimidatorio e riccattatore.

La storia che mi hanno raccontato fa riferimento al comportamento che la nostrana Agenzia delle Entrate ha avuto nei confronti di una ditta estera, non posso citare nomi e cognomi perchè non li conosco e quindi lascio alla storia il ruolo che ha, un sentito dire senza poter comprovare le cose, il problema non è tanto che sia vera quanto che sia, purtroppo, verosimile.

La storia inizia nella Repubblica di San Marino, che come si sà è territorio sovrano, nonchè la più antica repubblica del mondo. ebbene mi raccontano di una ditta di tale repubblica che si occupa di commerciare e rivendere beni provenienti dagli stati uniti in europa. data la dimensione della repubblica di san marino è ovvio pensare che la maggior parte delle vendite avvenisse all’estero ed, in particolare, molte fossero fatte sul territorio italiano, se non altro per vicinanza geografica e linguistica.

Ora nell’annoso intento da parte del governo Italiano della agenzia delle entrate di recuperare fondi questa azienda viene portata in giudizio con l’accusa di evasione di IVA ed eterovestizione. Si parla di eterovestizione quando una azienda italiana mette in piedi una azienda “fasulla” in un territorio a bassa fiscalità per non pagare le tasse sul suolo nazionale.

Il problema è che la ditta in questione era interamente San Marinese, proprietà e struttura, e nulla aveva sul territorio italiano. Gli accordi tra le due nazioni sovrane consentono alle ditte italiane divendere merci a San Marino e alle ditte di San Marino di vendere merci in Italia, rispettando le rispettive fiscalità.

Per far breve l’interessante racconto che mi hanno riportato lo stato italiano, attraverso l’Agenzia delle Entrate, entra in contenzioso con questa azienda e gli presenta una multa da, se ricordo bene 50 milioni di euro. Ora ovviamente la ditta in questione si appella e presenta in giudizio contestando i reati. Il probelma che si pone davanti alla Agenzia delle Entrate è che per commettere il reato la azienda di San Marino doveva avere legami sul territorio italiano, ma ne propietà ne beni, neppure un rappresentante, erano riconducibili all’italia, quindi i reati ascritti erano, nei fatti, privi di fondamento.

Il risultato è che la nostra AdE ammette di non avere elementi probanti la accusa e quindi propone un accordo…?!? er un accordo? ma se non hanno prove ed hanno sbagliato che accordo ci può essere, mi chiederete voi. Ebbene l’accordo è: o voi vi dicharate colpevoli per una cifra minore (5 milioni comprese le ammende e le spese) oppure andiamo in giudizio, considerate che ci vogliono mediamente 10 anni per risolvere la questione e nel frattempo noi bloccheremmo le vostre merci alla dogana.

In altre parole pur ammettendo di essere in torto, la AdE si macchia di una estorsione bella e buona nei confronti di un soggetto che non è italiano, pur di uscirne in qualche modo con un introito.

Francamente la cosa non mi stupisce, molti di coloro che passano attraverso le forche caudine di Equitalia o la Agenzia delle entrate riconosceranno in questo meccanismo di comportamento qualcosa della loro storia. Io per primo.

Ripeto non so se la storia che mi hanno raccontato è vera, il problema è che la trovo verosimile e, cosa peggiore, non mi scandalizza più di tanto. Ma mi lascia in bocca quel sapore amaro di un paese che va allo sfascio senza dignità e rispetto.

Mi chiedo se quei dirigenti della Agenzia delle Entrate o di Equitalia che approvano provvedimenti che sanno benissimo andranno a tagliare le gambe a disoccupati, imprenditori e persone in difficoltà, coprendosi dietro regolamenti che non gli impediscono di fare la cosa giusta ma che gli chiedono resposabilità che non si vogliono prendere, vanno a letto tranquilli sentendo di avere fatto il loro dovere.

Ma chiedere etica, morale e rispetto a certi individui non sembra essere di moda no?

 

sigh

 

 

Cosa ci rende italiani?

Prendo il treno da Pavia la mattina, poi la metropolitana, quattro fermate da Rogoredo a Porta Romana. un tragitto che mi espone ad un campione di umanità varia per età, sesso, etnia. Trovo interessante notare come la composizione etnica sia cambiata nel corso degli anni: latinos, asiatici, caucasici, di colore si mescolano nei vagoni per quelle 4 fermate. non posso fare a meno di pensare che questa composizione dieci anni fa era sicuramente diversa.

Talvolta parlano lingue che non capisco, altre volte parlano lingue che comprendo con accenti esotici o diversi, e non mancano coloro che parlano in perfetto italiano, o meglio con accento regionale italiano…. allora non posso fare a meno di chiedermi: cosa ci rende italiani?

Non si tratta di una domanda sterile, essere italiani cosa significa? cosa definisce il nostro status? se non sappiamo delimitare una linea che definisca chi è italiano e chi no, come possiamo considerare gli altri stranieri?

L’italia come entità territoriale è facilmente identificabile grazie a confini fissati dalla storia e dalle leggi, confini che sono arbitrari e non sempre condivisi, si pensi ad i nostri confini verso Trieste, o all’annoso malumore del sud tirolo. quindi cosa rende un Italiano italiano?

Jus soli vs. Jus sanguinis

solitamente possiamo fare delle assunzioni del tipo: se uno nasce sul territorio italiano allora è italiano, oppure se uno nasce da genitori italiani allora è italiano. basta questo a definire l’italianità di una persona?

esiste un concetto di italianità più generico che ci permetta di definire gli italiani indipendentemente dai natali? esiste un ambito culturale comune che ci delinei? Ed aderire a quel modello è sufficiente  per essere considerati italiani?

Può la lingua essere la discriminante? eppure nonostante la diffusione datagli dalla televisione la lingua italiana non è un esempio di applicazione coerente lungo la nostra penisola.

La religione? qui la discriminante è più semplice ma più delicata, l’italia è una repubblica laica, la religione non dovrebbe essere veicolo di determinazione della identità nazionale. ma è altresi innegabile la radice cristiana di questo paese. eppure, io che non sono cattolico, e con me molti altri, non mi sento meno italiano. forse un musulmano, o un ebreo non possono sentirsi italiani? può esserci una italianità avulsa della religione?

Può essere la cultura? ma cosa vuol dire cultura, coscienza o conoscenza? non è cosi elementare la questione, esistono innegabili differenze tra sud, nord e centro italia, e queste differenze sono state solo in parte mitigate dalla televisione e dai movimenti migratori sud-nord.  Al contrario forse il legante più forte è il diffuso disprezzo della cosa pubblica, il poco rispetto per il prossimo e la maleducazione. Del resto anche l’OCSE dipinge un quadro degli italiani poco lusinghiero in termini di cultura.

insomma per essere italiani occorre il legame di una crescente ignoranza (vuol dire non sapre, non ha connotati offensivi)?

Non credo neanche questo. (almeno spero).

faccio fatica a capire francamente cosa sia questa italianità. Ma in compenso mi piacerebbe pensare ad un approccio similare a quello usato dai latini, un approccio che vedeva nelle altre culture una risorsa da incorporare lasciando ampi spazi agi usi e costumi delle gens italiche, imponendo si un modello legato alla distribuzione delle leggi e di infrastrutture ma accettando anche le varie singolarità culturali ed incorporandole. non a caso oggi è la Germania che assomiglia più al vecchio impero romano che l’italia.

boh continuo a vedere una realtà che cambia mentre ascolto vecchie risposte.

 

ciao

A.

 

 

 

 

 

venerdì 11 ottobre 2013

Wanted Dead or Alive: The Human Factor

TECHNOLOGY originally published on DaftBlogger.com

Wanted Dead or Alive: The Human Factor

By Antonio Ieranò on September 29, 2013 at 7:45 PM

Contents [hide]

  • 1 From where should we start?
  • 2 I said it all but…
  • 3 Theory?

OK I confess I am quite bored to listen to all those knowledgeable IT security experts talking about what is needed to secure a system. Everyone has his own point of view; of course they’re right when they say we need end-point security, mobile protection, anti-malware, anti-hacking, dlp, advance threat defense and protection. We all know we need firewalls, IPSIDS, cypher encryption systems, SSO, 802.1x, strong authentication, anti-virus, anti-everything, application and context aware systems but what is the point? Seems to me that beside all the technicality we are losing sight a focal point: security, even within the IT sector, is a matter of human behavior.

dead or alive

I do not dispute that a patched system is harder to hack than a not patched one, but the point is where was the careful planning before? We can, of course, employ dlp, sim, advanced threat defense system firewalls and so on but how can they save us if we do not understand what we need to protect? And, even worse, how we can even think to implement any security measure if we do not know what to protect?

From where should we start?

Probably we should start form the basic trying to consider what we need to protect starting from the very beginning. And at the beginning there is a human being that want to interact with another human being through a process.

men-men

Of course we filled our systems with great security garbage all around the process box and also we put in place all those great barriers to make the user harder to use the process’ instruments itself.

men men men

And keep adding and adding we realized we need siem to monitor all this crap, and control systems, and dashboards and smart whatever and….

I said it all but…

Wait a moment are we missing something here? Here are some considerations :

  1. Who is the guygirl that wants to “communicate” with the other guygirl to do something that both value “valuable” for some unknown reason?
  2. How do they want to “communicate”?
  3. What do they want to “communicate”
  4. Why do they want to “communicate”?
  5. Why they need to “communicate” in that specific way?

Isn’t it funny that those considerations are still the key points for any successful security project? The 3 main subjects of ANY security implementation should be: human sender, human receiver and the process involved. Therefore there is no such thing as a successful security implementation without entering deeper inside those 3 aspects. Of course, this requires a careful interaction between the so-called security expert and all the players involved in the security process: because human and technical aspects are strictly connected.

There could not be security if security is not perceived as a value from the stakeholder of the process; you can put in place all the rules you want, but it will eventually fail. The worst scenario is that people will stop using the process to build a parallel one that is more suitable for their needs. This is the main cause behind security project and implementation failures; it is not a matter of technology but of not carefully evaluating the human factor.
Things like planning and training are not naïve requirements in an implementation but the most valuable asset of the project.

Theory?

Funny enough all the statistics and literature we find on the internet state that the biggest threat of all is always the user, no matter whether skilled or not. Bad guys already know it, and social engineering is not a recent invention when as far as hacking is concerned. It can be done on purpose, or by mistake, or by simply looking for a way to avoid a crazy close policy. Eventually though a user will breach your security.

Alas doors are slammed in our faces when we try to explain that security is only in part a question of how I encrypt a disk or how I make server hardening. At the end of the day, what should a CSO worry about? Basically speaking, that rules and processes are built to be secure, among others, through the use of technology but not because of the technology implemented.

All we do is related to our interactions with others human beings, the rest are “tools” to implement a process. Changing human behavior and technology we change the tools, we discover more needs we create new processes so security needs to adapt, and IT people should drive the change from the process point of view. Or we will continue to have security breaches, PRISM and Snowden cases, Anonymous groups and we will again be forced to live unpleasant surprises due to humans bypassing all those so carefully implemented security systems.

Go on, buy your firewall

 

sabato 24 agosto 2013

Appunti sulla Costituzione Italiana, Art. 4.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

l’articolo 4 mi interessa perchè, nella definizione di diritti doveri del cittadino da una ulteriore chiarezza sul significato del termine lavoro.
il primo pezzo enunzia che a tutti i cittadini deve essere consentita la capacità di lavorare e compito della repubblica è promuovere le condizioni necessarie.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

interessante è che ancora una volta si faccia riferimento ai “cittadini” e non genericamente all’umanità. Assieme però al diritto viene definito il relativo dovere:

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Diventa quindi un obbligo contribuire al progresso della società nelle forme consoni all’individuo. Chi non cerca di concorrere a tale progresso è quindi da considerarsi non confacente al dettato costituzionale, in altre parole fuori legge.

Ora data la genericità della espressione usata si può ritenere che tale contribuzione possa essere economica, ma anche artistica, culturale, politica e via dicendo. E che tale contributo sia di valore anche se non sotto il profilo strettamente economico.

Allora diventa comprensibile legare ai doveri della Repubblica la promozione della cultura, delle arti e delle scienze come componenti portanti,assieme a quello economico, della società e dell’individuo.

una lettura allargata di questo articolo mi porta a fare alcune considerazioni, anche se non vi sono violazioni di articoli di legge specifici ci sono comportamenti comuni che sono, comunque censurabili in termini di senso del dettato costituzionale.

Quando, ad esempio, una azienda italiana decide di esternalizare una produzione stà, in qualche modo, violando tali indicazioni fornite dalla costituzione? Se consideriamo che è di fatto obbligo di tutti i cittadini concorrere in base alle proprie capacità al progresso della società e della Repubblica il sospetto viene. Esiste un obbligo morale, dettato dalla costituzione, che richiede a tutti di operare per il progresso della società nel suo complesso, e tale obbligo dovrebbe essere preso in esame anche in seno a scelte di carattere economico. Il maggior guadagno, o minori spese, non giustifica moralmente l’azione se non assolutamente indispensabile.

Analogamente possiamo ragionare per altri comportamenti che mirino non al bene complessivo dei cittadini della Repubblica ma al soddisfacimento di interessi personali. Il singolo individuo ha un obbligo nei confronti della collettività che supera eventuali vincoli legislativi o contrattuali quando questi contraddicano il dettato costituzionale, non vale, in virtù del secondo lemma dell’articolo 4, la giustificazione del “io eseguivo degli ordini” in quanto i vincoli cui è sottoposta la repubblica sono automaticamente vincoli anche del singolo in funzione delle proprie capacità.

Comportamenti oramai comuni in italia, dal disprezzo della cosa pubblica – res publica- , si pensi alla spazzatura nelle strade, al mancato pagamento delle tasse sono tutti quindi stigmatizzabili a livello di singolo. va da se che è altrettanto stigmatizzabile il comportamento delle istituzioni repubblicane quando non si operano alla rimozione degli ostacoli che possono ingenerare tali comportamenti, dalla educazione civile all’eccessivo carico fiscale.

Appunti sulla Costituzione Italiana, Art. 3.

Articolo 3 
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. 

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Sono dunque arrivato al terzo articolo della costituzione. Il terzo articolo è di grande importanza perchè, proseguendo il flusso derivante dai primi 2 articoli, enunzia il concetto di egualitarismo tra tutti i soggetti facenti parte della Repubblica.

Se nell’articolo due si fa genericamente riferimento all’uomo, generalizzando ed allargando la platea di riferimento dei diritti a tutta l’umanità e non al singolo membro di uno specifico paese, nell’articolo 3 si specifica chiaramente che l’oggetto del riferimento dell’articolo è i membri della Repubblica.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge

il riferimento chiaro è al termine cittadini che va inteso non nel senso di abitanti di una città, ma nel più vasto “membri di una collettività organizzata in stato”. come per il termine lavoro incontrato quindi nel primo articolo occorre dare alla parola una lettura più ampia che la sua apparente traduzione diretta.

Interessante il fatto che si enunci, ancora una volta, il concetto di eguaglianza sociale di tutti i cittadini. questo significa che, come si era già visto all’articolo precedente, sono da considerarsi al di fuori della costituzione discriminazioni in base al censo, natali, ricchezza o via dicendo.

Inoltre viene rimarcato che tutti i cittadini  sono uguali davanti alla legge, che quindi è super partes e tratta tutti alla stessa maniera. qualsiasi pretesa di eccezionalità di fronte alla legge quindi è da considerarsi al di fuori del dettato costituzionale.

senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

e a ulteriore rafforzativo viene esplicitamente espresso l’ambito di uguaglianza sociale e di fromnte alla legge, includendo la incostituzionalità di divisioni arbitrarie.

forte è il richiamo ancora una volta ad una eguaglianza di trattamento, da parte della repubblica, in maniera indipendente dalle condizioni personali e sociali. viene quindi chiaramente espresso che la repubblica non da giudizi morali sull’individuo ma gestisce tutti in maniera egualitaria.

questo vincolo della Repubblica è quindi tradotto in dettatodovere di chi compone la repubblica.

C compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

quindi tutti, in quanto membri della Repubblica, sono tenuti a rimuovere gli ostacoli che limitino libertà, eguaglianza e partecipazione alla vita del Paese.

Ancora una volta viene usato il termine “lavoratori”, che sembra nei fatti fare riferimento non a chi “ha un lavoro” ma a chi opera, nel complesso delle sue capacità, alla vita della Repubblica.

Il termine lavoro viene poi ulteriormente affrontato nel articolo successivo, dando un ulteriore chiarimento sulla chiave di lettura del termine.

da quello che si deduce dall’articolo 3 appare chiaro che compito della Repubblica, e quindi dei suoi membri e delle sue istituzioni, è quello di permettere in maniera attiva lo sviluppo della persona e di consentire a questa di essere membro attivo della società. Questa necessità di azione è chiaramente esposta nel “ È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli ” non si tratta quindi di passiva accettazione dello status quo o attesa di eventi esterni, ma di doverosa azione volta a permettere lo sviluppo sociale ed economico della persona.

Qualsiasi atteggiamento volto a mantenere tali differenze è quindi da considerarsi in contrasto con lo spirito e la lettera dell’articolo 3.

Le ricadute sono molteplici la tutela del diritto allo studio del diritto di espressione, associazione e lavoro sono quindi doverose e gli ostacoli che si frappongono sono da rimupvere dagli organi e membri della Repubblica.

In questa ottica l’accesso ai mezzi di informazione e comunicazione, dalla telefonia a internet, sono da considerarsi inderogabili per consentire nella società attuale un pieno accesso e fruizione delle possibilità di formazione della persona.

L’articolo 2 e l’articolo 3 rimarcano come la Repubblica debba essere un agente attivo nei confronti di chi la compone per permettere a tutti il raggiungimento della propria completezza personale, sociale ed economica.

Questo obbligo, questo imperativo, ricade su ogni singolo membro della Repubblica, istituzioni, rappresentanti e popolo sovrano. è quindi eticamente deprecabile non operare, in seno alle proprie possibilità, al fine che questi ostacoli siano rimossi.

Si noti che questo significa che non è possibile per nessuno evitare di operare al fine di aiutare il prossimo, dalla omissione di soccorso, al danno economico provocato da un comportamento privo di scrupoli tutto questo può essere stigmatizzato nei confronti di questi due articoli.

venerdì 23 agosto 2013

Appunti sulla Costituzione Italiana, Art. 2.

Art. 2.  La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

il secondo articolo della costituzione inizia in maniera estremamente interessante:

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo

la prima osservazione è sull’uso del verbo riconoscere. Questo implica che esistano una serie di valori che sono antecedenti o primevi alla costituzione e a questi la costituzione si appoggia. In particolare l’Art. 2. afferma che questi siano i “diritti inviolabili” che la costituzione e quindi la repubblica DEVE riconoscerli e GARANTIRLI.
è compito quindi della Repubblica dotarsi degli strumenti adatti al recepimento di questa istanza. Qualsiasi trattamento che, nei fatti, violi questi diritti è fuori dell’ambito costituzionale e quindi fuori legge.

Si noti che il riferimento all’Uomo, e non al cittadino, rende questa esigenza universale e quindi vera per qualsiasi essere umano. è quindi compito della Repubblica, almeno negli ambiti della sua area di influenza, operarsi per garantire l’adempimento di questa regola senz differenza alcuna tra cittadini membri della repubblica o esseri umani provenienti da paesi diversi, quali essi siano.

.Andando avanti nella lettura leggiamo

sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità

quindi compito della repubblica è garantire tali diritti sia al singolo sia alle “formazioni sociali”,

il fatto che tali “formazioni sociali” siano inderterminate apre alla discussione di cosa queste siano. Apparentemente potrebbe essere qualsiasi struttura organizzativa che faccia riferimento ad un gruppo di individui. Termini come “famiglia”, “partito”, “movimento” o qualsiasi altra associazione potrebbe entrare nella definizione. Ma anche costrutti meno formali potrebbero essere la base di formazioni sociali, quali i gruppi di utenti internet che si scambiano informazioni e persino coloro che leggono questo blog.

Questa indeterminatezza rende l’articolo 2 particolarmente “flessibile” e libertario, associando ai diritti personali anche la esigenza di garantire i diritti associativi e quindi, ipso facto, anche agli strumenti che ne garantiscono la fruizione. é innegabile che, ad esempio, nel caso dell’accesso alla rete, che questo abbia una valenza in termini di espressione della personalità.

e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale

a questo punto l’articolo 2 istituisce un principio che deve sempre essere alla base di qualsiasi interpretazione del dettato costituzionale e della legge: la richiesta dei doveri inderogabili, quindi veso cui non è ammessa alcuna remora o indietreggiamento, di solidarietà non generica ma  in 3 ambiti ben precisi Uno politico, uno economico ed uno sociale.

Interessanti sono gli elementi introdotti di soliderietà economica e sociale, la Repubblica non può quindi vessare ne il singolo ne la “formazione sociale” rendendoli incapaci di esercitare una attività economica, un lavoro, attivo ne di negare il diritto di svolgere attività sociale.

Appare ovvio che vi siano delle deroghe a tali esigenze “inderogabili” nel caso di violazione delle leggi della repubblica stessa, o nei casi in cui tali azioni violino il dettato degli articoli costituzionali. Ma viene da chiedersi se privare un cittadino del sostentamento economico per lui o la sua famiglia, ad esempio, a causa di mancati pagamenti da parte dello stato, per citare eventi recenti, o per imposizioni di pene pecuniarie (cartelle esattoriali, multe o via dicendo) che se pur dovute nei fatti impediscano l’esercizio dei diritti fondamentali quali avere una casa e via dicendo.

Non si può non notare come, in apparenza, alcuni comportamenti dello stato siano in contrasto con la lettera e lo spirito dell’articolo 2.

Se la Repubblica richiede inderogabilmente a tutti (e il tutti è determinato dsl fatto che non vi siano riferimenti specifici nell’articolo a chi queste regole siano indirizzate) l’adempimento di doveri di solidarietà appare chiaro come comportamenti egoistici o che si oppongano a questi doveri siano anticostituzionali e quindi da stigmatizzare e reprimere. Ancora più alto, ne consegue, è il vincolo che lega a queste regole chi dal popolo è chiamato a rappresentare e gestire la repubblica, come all’articolo 1 della nostra costituzione.

Uno dei problemi piu grandi relativi all’articolo 2 è la natura di questi diritti inviolabili, la loro definizione è necessaria per definire quali siano gli ambiti operativi della costituzione e quindi della Repubblica. Solitamente si fa riferimento alla dichiarazione dei diritti dell’uomo Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.

Essendo questi diritti un corpus mobile, legato alla percezione del periodo storico, e non statico la espressione generica dell’articolo 2 consente la incorporazione di nuove esigenze, dal diritto alla casa, al diritto all’accesso ai mezzi di comunicazione internet compresa, al diritto di vivere in un pianeta ecologicamente sano e via dicendo.

Appunti sulla Costituzione Italiana, Art. 1.

 Art. 1.

L'Italia e' una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranita' appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Visto che si parla tanto di cambio della costituzione, suo ammodernamento e via discorrendo ho pensato che rileggermi gli articoli potrebbe essere sensato. qui di seguito i miei appunti.

Come insegnano a scuola (?) la sua composizione e struttura è la seguente:

La Costituzione è composta da 139 articoli e relativi commi (5 articoli sono stati abrogati: 115; 124; 128; 129; 130), suddivisi in quattro sezioni:

    Principi fondamentali (articoli 1-12);
    Parte prima: “Diritti e Doveri dei cittadini” (articoli 13-54);
    Parte seconda: “Ordinamento della Repubblica” (articoli 55-139);
    Disposizioni transitorie e finali (articoli I-XVIII).

Il primo articolo da una serie di indicazioni fondamentali su cosa sia l’Italia e su cosa si basi. alcuni concetti vanno per me analizzati con cura.

L’italia è una:

Repubblica democratica

Quindi viene definita la forma di stato come Repubblica Ovvero una forma di governo caratterizzata dalla elettività e dalla temporaneità delle cariche, oltre che da una limitazione del loro potere.

Il fatto che sia anche democratica indica che tali cariche sono scelte attraverso un processo elettivo che garantisce a ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico.

Va appuntato che nei fatti l’Italia è una repubblica parlamentare, e quindi a democrazia indiretta, ove talune cariche istituzionali sono quindi elette non direttamente dal popolo ma da una serie di rappresentanti dal popolo eletto.

interessante è affermazione che sia anche

fondata sul lavoro

Questo sembrerebbe significare che la base elettiva non sia fondata su censo o natali più o meno nobili ma sulle capacità del singolo a contribuire alla società.
I riferimenti nell’articolo 1, comma 1 e nell’articolo 4, comma 2 indicano che il lavoro non è solo un rapporto economico, ma anche un valore sociale che nobilita l’uomo. Non è solo un diritto, bensì anche un dovere che eleva il singolo. Non serve ad identificare una classe ma a definire chi, in funzione delle proprie capacità di contribuzione, partecipa attivamente alla res publica.

Trovo altrettanto interessante che l’articolo poi dica che :

La sovranita’ appartiene al popolo

rimarcando quindi ulteriormente come la forma elettiva sia veicolo di espressione della sovranità popolare e che questa non risieda nelle cariche elettive ma queste ma ne sia espressione. Considerando che la Repubblica è democratica e fondata sul lavoro  questo significa che il processo elettivo va esteso al popolo lavoratore nel senso definito in precedenza, ove il lavoro diventa una categoria etica e morale. I disoccupati, senza colpa, non devono comunque essere discriminati, in quanto in questa accezione il “lavoro” è tale in forza della volontà del singolo di lavorare e non delle situazioni contingenti che lo possono lasciare senza, in un certo senso la ricerca di un lavoro è un lavoro esso stesso. Più avanti la nostra costituzione infatti dichiara che compito della repubblica è fornire le condizioni adatte al conseguimento del singolo del lavoro (Art. 3 e Art. 4)

che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione

è quindi il dettato costituzionale che definisce le regole da seguire.

Ora essendo il Popolo la sorgente della sovranità, mentre la costituzione la sorgente primaria della legge, appare ovvio che sia del popolo la facoltà di cambiare la costituzione stessa, nelle forme che la costituzione definisce.
Al di là quindi della lettera traspare evidente come la volontà dei padri costituenti fosse indicare che l’eventuale cambio della costituzione richieda non una formale maggioranza ma una effettiva, fattiva e sostanziale partecipazione popolare.

Alcune ricadute di questo articolo sono estremamente interessanti, in effetti sembra chiaro che compito dei rappresentanti eletti sia quello di rappresentare la sovranità popolare e di rispettare il dettato costituzionale e la legge da esso derivante, consequentemente qualsiasi scelta di tali rappresentanti volta a favorire i propri interessi è, al di la di qualsiasi considerazione giuridica successiva, contraria sia al dettato che allo spirito del primo articolo.


martedì 20 agosto 2013

Groklaw forced to close, another piece of freedom is leaving internet

Here I usually don’t copy other blogs article, but i will make an exception to this one that comes from an historical free blog Groklaw. is sad to read this blog article and knowing this is the last one, this is a sad moment for the internet, our capability to freely express our ideas is in great danger. Government have always tried to shut down or control the internet, we were clearly worried about china, north corea and even russia, but now PRISM made everything worse.

But when  Journalists like Barret Brown risk 100 years in prison in USA, or guardian journalists Gleen Greenwald and its mate David Miranda  are threatened by uk government to please the gigantic oversea partner, when a company owner choose to close its business, lavabit,  to not comply to allow someone from a government to read people emails, and for that put at risk its freedom can we understand this sad act.

Without privacy on our communication we are not free, no matter if the hacker, because reading someone else messages without a warrant and a communication is a act of hacking,  claim to do this for justice or freedom or god or whatever.

Good bye Groklaw and thanks.

 

Forced Exposure ~pj
Tuesday, August 20 2013 @ 02:40 AM EDT
The owner of Lavabit tells us that he’s stopped using email and if we knew what he knew, we’d stop too.There is no way to do Groklaw without email. Therein lies the conundrum.

What to do?

What to do? I’ve spent the last couple of weeks trying to figure it out. And the conclusion I’ve reached is that there is no way to continue doing Groklaw, not long term, which is incredibly sad. But it’s good to be realistic. And the simple truth is, no matter how good the motives might be for collecting and screening everything we say to one another, and no matter how “clean” we all are ourselves from the standpoint of the screeners, I don’t know how to function in such an atmosphere. I don’t know how to do Groklaw like this.

Years ago, when I was first on my own, I arrived in New York City, and being naive about the ways of evil doers in big cities, I rented a cheap apartment on the top floor of a six-floor walkup, in the back of the building. That of course, as all seasoned New Yorkers could have told me, meant that a burglar could climb the fire escape or get to the roof by going to the top floor via the stairs inside and then through the door to the roof and climb down to the open window of my apartment.

That is exactly what happened. I wasn’t there when it happened, so I wasn’t hurt in any way physically. And I didn’t then own much of any worth, so only a few things were taken. But everything had been pawed through and thrown about. I can’t tell how deeply disturbing it is to know that someone, some stranger, has gone through and touched all your underwear, looked at all your photographs of your family, and taken some small piece of jewelry that’s been in your family for generations.

If it’s ever happened to you, you know I couldn’t live there any more, not one night more. It turned out, by the way, according to my neighbors, that it was almost certainly the janitor’s son, which stunned me at the time but didn’t seem to surprise any of my more-seasoned neighbors. The police just told me not to expect to get anything back. I felt assaulted. The underwear was perfectly normal underwear. Nothing kinky or shameful, but it was the idea of them being touched by someone I didn’t know or want touching them. I threw them away, unused ever again.

I feel like that now, knowing that persons I don’t know can paw through all my thoughts and hopes and plans in my emails with you.

They tell us that if you send or receive an email from outside the US, it will be read. If it’s encrypted, they keep it for five years, presumably in the hopes of tech advancing to be able to decrypt it against your will and without your knowledge. Groklaw has readers all over the world.

I’m not a political person, by choice, and I must say, researching the latest developments convinced me of one thing — I am right to avoid it. There is a scripture that says, It doesn’t belong to man even to direct his step. And it’s true. I see now clearly that it’s true. Humans are just human, and we don’t know what to do in our own lives half the time, let alone how to govern other humans successfully. And it shows. What form of government hasn’t been tried? None of them satisfy everyone. So I think we did that experiment. I don’t expect great improvement.

I remember 9/11 vividly. I had a family member who was supposed to be in the World Trade Center that morning, and when I watched on live television the buildings go down with living beings inside, I didn’t know that she had been late that day and so was safe. Does it matter, though, if you knew anyone specifically, as we watched fellow human beings hold hands and jump out of windows of skyscrapers to a certain death below or watched the buildings crumble into dust, knowing there were so many people just like us being turned into dust as well?

I cried for weeks, in a way I’ve never cried before, or since, and I’ll go to my grave remembering it and feeling it. And part of my anguish was that there were people in the world willing to do that to other people, fellow human beings, people they didn’t even know, civilians uninvolved in any war.

I sound quaint, I suppose. But I always tell you the truth, and that is what I was feeling. So imagine how I feel now, imagining as I must what kind of world we are living in if the governments of the world think total surveillance is an appropriate thing?

I know. It may not even be about that. But what if it is? Do we even know? I don’t know. What I do know is it’s not possible to be fully human if you are being surveilled 24/7.

Harvard’s Berkman Center had an online class on cybersecurity and internet privacy some years ago, and the resources of the class are still online. It was about how to enhance privacy in an online world, speaking of quaint, with titles of articles like, “Is Big Brother Listening?”

And how.

You’ll find all the laws in the US related to privacy and surveillance there. Not that anyone seems to follow any laws that get in their way these days. Or if they find they need a law to make conduct lawful, they just write a new law or reinterpret an old one and keep on going. That’s not the rule of law as I understood the term.

Anyway, one resource was excerpts from a book by Janna Malamud Smith,”Private Matters: In Defense of the Personal Life“, and I encourage you to read it. I encourage the President and the NSA to read it too. I know. They aren’t listening to me. Not that way, anyhow. But it’s important, because the point of the book is that privacy is vital to being human, which is why one of the worst punishments there is is total surveillance:

One way of beginning to understand privacy is by looking at what happens to people in extreme situations where it is absent. Recalling his time in Auschwitz, Primo Levi observed that “solitude in a Camp is more precious and rare than bread.” Solitude is one state of privacy, and even amidst the overwhelming death, starvation, and horror of the camps, Levi knew he missed it…. Levi spent much of his life finding words for his camp experience. How, he wonders aloud in Survival in Auschwitz, do you describe “the demolition of a man,” an offense for which “our language lacks words.”…One function of privacy is to provide a safe space away from terror or other assaultive experiences. When you remove a person’s ability to sequester herself, or intimate information about herself, you make her extremely vulnerable….

The totalitarian state watches everyone, but keeps its own plans secret. Privacy is seen as dangerous because it enhances resistance. Constantly spying and then confronting people with what are often petty transgressions is a way of maintaining social control and unnerving and disempowering opposition….

And even when one shakes real pursuers, it is often hard to rid oneself of the feeling of being watched — which is why surveillance is an extremely powerful way to control people. The mind’s tendency to still feel observed when alone… can be inhibiting. … Feeling watched, but not knowing for sure, nor knowing if, when, or how the hostile surveyor may strike, people often become fearful, constricted, and distracted.

I’ve quoted from that book before, back when the CNET reporters’ emails were read by HP. We thought that was awful. And it was. HP ended up giving them money to try to make it up to them. Little did we know.Ms. Smith continues:

Safe privacy is an important component of autonomy, freedom, and thus psychological well-being, in any society that values individuals. … Summed up briefly, a statement of “how not to dehumanize people” might read: Don’t terrorize or humiliate. Don’t starve, freeze, exhaust. Don’t demean or impose degrading submission. Don’t force separation from loved ones. Don’t make demands in an incomprehensible language. Don’t refuse to listen closely. Don’t destroy privacy. Terrorists of all sorts destroy privacy both by corrupting it into secrecy and by using hostile surveillance to undo its useful sanctuary.But if we describe a standard for treating people humanely, why does stripping privacy violate it? And what is privacy? In his landmark book, Privacy and Freemom, Alan Westin names four states of privacy: solitude, anonymity, reserve, and intimacy. The reasons for valuing privacy become more apparent as we explore these states….

The essence of solitude, and all privacy, is a sense of choice and control. You control who watches or learns about you. You choose to leave and return. …

Intimacy is a private state because in it people relax their public front either physically or emotionally or, occasionally, both. They tell personal stories, exchange looks, or touch privately. They may ignore each other without offending. They may have sex. They may speak frankly using words they would not use in front of others, expressing ideas and feelings — positive or negative — that are unacceptable in public. (I don’t think I ever got over his death. She seems unable to stop lying to her mother. He looks flabby in those running shorts. I feel horny. In spite of everything, I still long to see them. I am so angry at you I could scream. That joke is disgusting, but it’s really funny.) Shielded from forced exposure, a person often feels more able to expose himself.

I hope that makes it clear why I can’t continue. There is now no shield from forced exposure. Nothing in that parenthetical thought list is terrorism-related, but no one can feel protected enough from forced exposure any more to say anything the least bit like that to anyone in an email, particularly from the US out or to the US in, but really anywhere. You don’t expect a stranger to read your private communications to a friend. And once you know they can, what is there to say? Constricted and distracted. That’s it exactly. That’s how I feel.So. There we are. The foundation of Groklaw is over. I can’t do Groklaw without your input. I was never exaggerating about that when we won awards. It really was a collaborative effort, and there is now no private way, evidently, to collaborate.

I’m really sorry that it’s so. I loved doing Groklaw, and I believe we really made a significant contribution. But even that turns out to be less than we thought, or less than I hoped for, anyway. My hope was always to show you that there is beauty and safety in the rule of law, that civilization actually depends on it. How quaint.

If you have to stay on the Internet, my research indicates that the short term safety from surveillance, to the degree that is even possible, is to use a service like Kolab for email, which is located in Switzerland, and hence is under different laws than the US, laws which attempt to afford more privacy to citizens. I have now gotten for myself an email there, p.jones at mykolab.com in case anyone wishes to contact me over something really important and feels squeamish about writing to an email address on a server in the US. But both emails still work. It’s your choice.

My personal decision is to get off of the Internet to the degree it’s possible. I’m just an ordinary person. But I really know, after all my research and some serious thinking things through, that I can’t stay online personally without losing my humanness, now that I know that ensuring privacy online is impossible. I find myself unable to write. I’ve always been a private person. That’s why I never wanted to be a celebrity and why I fought hard to maintain both my privacy and yours.

Oddly, if everyone did that, leap off the Internet, the world’s economy would collapse, I suppose. I can’t really hope for that. But for me, the Internet is over.

So this is the last Groklaw article. I won’t turn on comments. Thank you for all you’ve done. I will never forget you and our work together. I hope you’ll remember me too. I’m sorry I can’t overcome these feelings, but I yam what I yam, and I tried, but I can’t.