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giovedì 27 febbraio 2014

Lettere mai scritte: Al Presidente della Repubblica Italiana

Al Presidente della Repubblica Italiana

 

stendardo del Presidente della Repubblica Italiana, modello del 1965. :Il blu è stato reso come Pantone Reflex Blue. (Photo credit: Wikipedia)

Caro presidente,

                                    mi permetto di scriverle in quanto riconosco in lei la massima carica istituzionale della Repubblica Italiana. In questo momento cosi difficile per me e per tutti i miei concittadini le chiedo cortesemente di avere un occhio di riguardo verso le sorti della nostra Patria.

In questi ultimi 20 anni ho assistito ad un costante ed inesorabile declino di quello che, una volta, era chiamato il Bel Paese. Un declino, prima che economico, morale e culturale.

Lei fa parte di una vecchia schiatta di uomini che questo paese lo hanno fondato, lottando contro i propri fratelli durante la dolorosa guerra civile che sconvolse l’Italia con l’avvento e la caduta del fascismo, ricostruendo dalle macerie una società lacerata, ferita e divisa. Lei ha potuto conoscere quei padri fondatori che molti di noi hanno solo conosciuto attraverso i libri, o per vaghi ricordi di infanzia: Berlinguer, Enaudi, Pertini, De Gasperi, Calamendrei, Saragat, Togliatti , de Nicola … uomini con visioni politiche spesso agli antipodi ma accomunati dal desiderio superiore di servire il proprio paese.

Cosa è successo, chiedo presidente a lei che è stato occhio storico e vigile delle vicende italiane, al nostro paese? quando si è varcata quella soglia che ha portato alla attuale rovinosa caduta?

Fa male vedere come il paese della cultura, della finanza, dell’industria si sia ridotto ad essere lo zimbello di una europa che ci guarda incredula. Abbiamo creato le prime università, abbiamo inventato il sistema bancario, ed abbiamo persino dato lume e risorse alla tecnologia, dalla plastica al computer, tutte invenzioni del bel-paese.  Ma se Federico Faggin, che ha inventato il Microprocessore, fosse rimasto in Italia avremmo avuto noi la Intel?

Non si tratta di piangere sul passato, Presidente, ma di tremare di fronte alle nubi che stanno oscurando il nostro futuro, il mio di 48-enne disilluso dalla sua patria e quello di mia figlia di 10. Di vedere lo sguardo disamorato di mia moglie divenuta cittadina italiana perché amava questo paese e poi intristita nel vederlo decadere anno dopo anno di fronte ai suoi occhi nell’ultimo decennio.

Le dicevo del decadimento morale e sociale di questo paese, non vorrei sembrare qualunquista ma mi sembra innegabile che questo sia avvenuto in tutti i campi, come è possibile che l’italiano non richieda più nemmeno la parvenza di un rigore formale ai propri rappresentanti politici? Accettiamo come un dato di fatto che la politica è corrotta e non facciamo una piega di fronte a scandali e malversazioni. Non ci indigniamo neanche se un politico eletto viene ripreso mentre afferma, con innegabile candore, che lui come tutti gli altri è li solo per arrivare alla pensione. Non me ne voglia l’Onorevole Antonio Razzi se lo cito ad esempio, ma è proprio da queste minuzie che parte l’abisso cui siamo diretti. Eppure peggio ancora del comportamento inqualificabile del singolo, è il fatto che la stessa macchina dello stato si muove nel senso di vessare i cittadini prostrati. E non è solo per la cronica mancanza di efficienza della macchina statale, ma per il suo atteggiamento nei confronti del cittadino. Ne sia esempio, in questi momenti di difficoltà, il comportamento delle funzioni preposte alla riscossione dei tributi. Intendiamoci, le tasse si devono pagare, ma quando questo pagamento è artefice della rovina economica del soggetto? Abbiamo visto incrementare il tasso di suicidi, oramai non fanno più notizia, ma se si ha la voglia ed il coraggio di leggere su twitter si sentono le grida ed i lamenti di coloro che non hanno retto. Eppure la macchina statale, forte coi deboli e debole coi forti, prosegue inesorabile e quando non può agire in prima persona delega un terzo, come equitalia, dandogli capacità operative che allo stesso stato sono negate. ed allora anche il sequestro della casa può essere giustificato e giustificabile. ma quale tassa può giustificare la perdita della casa di una persona? Dove sono finiti parole e senso dei primi articoli della nostra costituzione ove si dice chiaramente che è compito dello stato rimuovere gli ostacoli al progresso ed alla crescita sociale culturale ed economica del cittadino? Come può lo stesso stato porsi come ostacolo oggettivo?

Decadimento morale significa anche schiere di funzionari della agenzia delle entrate che, con la scusa di non poter far altro perché cosi è la legge, procedono a dare multe a disoccupati fingendo una compassione che è solo una faccia della loro codardia. Mascherarsi dietro il dovere mentre si infligge una punizione eccessiva ad un essere umano già prostrato non è forse simile al comportamento di quei soldati che “eseguivano gli ordini”?

Eppure, Presidente, continuiamo ad assistere ad un indecente balletto in parlamento, luoghi che dovrebbero essere sacri sono calpestati da comportamenti vergognosi. Un peccato perché questa Italia è anche patria di gente per bene, con un grande cuore e generosità, capace di slanci imprevedibili.  è anche una Italia capace di comprensione ed amicizia, integrazione e scambio fruttuoso di culture. Allora perché si è dato voce ad una Italia che è l’esatto opposto?

Non sono uno di quelli che da la colpa alla classe politica, la colpa è di tutti noi che non chiediamo ai nostri politici uno standard morale ed etico superiore (eppure li chiamiamo onorevoli), che siamo collusi ai comportamenti errati. L’Italia ha votato ed eletto questa gente, ha mantenuto un sistema di privilegi e favoritismi, ha accettato di distruggere il suo patrimonio culturale ed economico per poi raccontarsi le favole del tipo che la nostra forza è nella piccola media impresa. Neghiamo l’evidenza per evitare di giudicare noi stessi, e ci offendiamo quando gli altri ci mostrano le nostre oggettive mancanze. Eppure avrebbe dovuto gridare allo scandalo la statistica OCSE sul grado di alfabetizzazione del nostro paese.

Ma perché stupirsi se poi basta girare in macchina per apprezzare il livello di ineducazione degli Italiani, tra il modo di guidare, alla spazzatura ai bordi delle strade, al manto stradale rifatto cosi male che ha più buchi di un famoso formaggio.

Disinvestiamo sulla scuola, abbiamo un tasso di analfabetismo di ritorno molto alto, troppo alto per un paese “moderno”, latitiamo su tutti i fronti, abbiamo un livello di dissesto idrogeologico da allarme rosso perché mai ci dovremmo stupire dei rifiuti che la mafia ha sotterrato un po ovunque lungo tutto lo stivale. E ci voleva una intervista di un pentito al telegiornale per muovere una ricerca… e le istituzioni preposte dove erano? Dove sono?

I soldi? So che mancano, mi creda so benissimo che mancano, ma non sarebbe proprio per questa mancanza che occorrerebbe uno sforzo che parta dall’alto, come esempio? Invece gli unici emolumenti che continuano ad aumentare sono quelli dei “top Manager” di banche fallimentari ed aziende sull’orlo di una crisi di nervi e di solerti alti dirigenti pubblici, che tutto hanno fatto tranne che incidere sulla efficienza ed efficacia dei servizi che dovrebbero gestire. 

Vorrei dire a Onorevoli Parlamentari e Senatori, che se da loro per primi e dai rappresentanti delle istituzioni non arriva il primo esempio difficilmente gli altri si sentiranno in dovere di comportarsi altrimenti. Lo so che non è tagliano il loro stipendio che si risolvono i problemi dell’Italia, ma se coloro che sono chiamati a tale alto incarico, che è un incarico di sacrificio e non un premio, non danno l’esempio come si può costruire un substrato morale ed etico tale per cui l’esempio ricada positivamente sugli altri?

Purtroppo temo che tali preghiere rimangano inascoltate, forse persino se venissero da lei cadrebbero nel vuoto od in un ossequio formale quanto ipocrita. Del resto da noi si è maestri nel cambiare tutto per non cambiare niente.

Mi scusi lo sfogo, capisco che dal suo alto scranno ben altre siano e preoccupazioni e ben altra sia la visione di quello che serve. La mia speranza di un richiamo agli italiani alle loro responsabilità a tutti livelli ordini e gradi, a cominciare da chi ha in mano il timone di questa barca non suona più di un sospiro di un insetto, che viene schiacciato perché inutilmente fastidioso.

Io e molti altri continueremo a lottare per sopravvivere, cercando di mantenere rispetto di noi stessi ma con il peso di vedere quello che amavamo in rovina.

E non ci si incolpi o accusi di esterofilia se poi cerchiamo di andare all’estero per ritrovare una dignità che il nostro paese ci nega.

La ringrazio comunque Presidente, per l’arduo compito che ha scelto di sostenere sulle sue spalle. E spero che le scelte fatte siano tali da smentire i miei presagi più neri.

Con amicizia, gratitudine e rispetto

Antonio Ieranò

 

 

 

 

 

giovedì 6 febbraio 2014

Ma davvero siamo corrotti?

Trovo curioso che una altra volta venga fuori l’ennesimo grido dall’estero che ci accusa di essere uno dei paesi piu corrotti d’europa, e che le connesioni oscure tra affari e plitica siano una delle cause delle pessime condizioni della nostra disastrata politica.

Trovo curioso che la cosa abbia destato sorpresa, dopo tutto siamo orgogliosamente membri di questa classifica da anni. E non serve dire che ci sono alcuni paesi che stanno peggio per consolarci, tutto sommato per una volta cospargerci il capo di cenere e fare ammenda sarebbe meglio.

http://www.transparency.org/country#ITA_DataResearch

 

Ma da cosa deriva questa corruzione? Non sarà che il problema, alla fine, sono proprio gli italiani? Se ci fermassimo un attimo a pensare, ne vediamo i segni ovunque, favoritismo, clientela, mancanza di rispetto per il prossimo, disprezzo dell’etica e della morale.

Non sono indizi sufficienti i comportamenti dei nostri amministratori locali? I nostri amministratori regionali hanno dato ampio uso alla parola abuso, e ci siamo scandalizzati? Tutto sommato no visto che sono ancora li.  Abbiamo avuto una politica oggettivamente connivente e cosa abbiamo fatto? Tutto sommato nulla.

Il porblema di fondo è che è stato distrutto il substrato etico e morale del paese, senza immettere strumenti culturali di gestione di questa mancanza. tradotto abiamo perso il senso etico ma non siamo stati capaci di ricostrure delle categorie sostitutive.

Il paradosso di questa mancanza di prospettiva e di riferimenti è che rende anche difficile pensare a meccaniche correttive nel breve periodo. Neanche pensare all’uso di una buona dose di Real Politik riesce a essere credibile. Un esempio desolante è la discussione sulla nuova legge elettorale.

La questione è difficile sotto diversi aspetti sopratutto perchè siamo in Italia.

Il primo punto è che la discussione è venuta da fuori il parlamento tra Renzi e Berlusconi. In realtà altrove il fatto che una proposta arrivi da fuori l’ambito parlamentare non sarebbe poi cosi scandalosa, ma di fronte ad un parlamento che negli ultmi 20 anni non è stato capace di partorire neanche il classico topolino la cosa diventa stridente e difficile da accettare. Ma il dubbio che le levate di scudi del parlamento siano strumentali è poi cosi campata per aria? Dopo tutto sono quelli stessi onorevoli e senatori che, come confessò il buon Razzi in fuori onda, “si fanno tutti i cazzi loro”.

Il secondo punto è che la discussione avvenga tra Berlusconi e Renzi. In un altro paese che due forze politiche di grande rappresentaza discutano di una riforma costituzionale non darebbe scandalo, fa parte delle dinamiche della democrazia. Ma indubbiamente la presenza di un vulnus etico e morlae qui è evidente. Berlusconi è condannato in terzo grado, e quindi non si può non osservare che una delle leggi fondamentali viene discussa da un condannato in via definitiva.

Parliamo ora del nodo delle preferenze. Se dovessimo discutere in maniera astratta la rappresentanza dovrebbe essere frutto di una diretta relazione tra l’elettore ed il suo rappresentante. Il non poter scegliere, quindi, il proprio candidato è una limitazione al diritto di voto. Per altro la presenza di liste bloccate e gestite dai partiti porterebbe a pensare che la scelta di nomi e presenze sia strumentale agli interessi del partito. Ma la realtà italiana ha mostrato, dati alla mano, che nelle aree in cui la candidatura è diretta e non di lista, voto di scambio e corruzione hanno fatto il pieno (i prima citati esempi locali e regionali), ma allo stesso tempo le liste imposte sono nstate il veicolo di proposizione da parte dei partiti di soggetti altrimenti improponibili. E l’uso markettaro e sbarazzino di nominativi capolista non è un chiaro esempio di strumentazione delle liste bloccate.

Dulcis in fundus, per farla breve, che dire del problema di soglie e premi di maggioranza? Chiaramente la scelta di aumentare la stabilità del governo va a discapito della rappresentatività delle forze minori, ma viceversa aumentare tale rappresentatività rende gli esecutivi schiavi del ricatto delle poltrone (orribile abitudine). viene quindi introdotto l’orribile concetto del premio di maggioranza, un pro bono che serve a permettere a qualcuno di governare anche senza la oggeettiva rappresentatività popolare, tecnicismo che la corte costituzionale ha dichiarato da usarsi in maniera non pesante come l’attuale e decaduta legge.

Su tutto vale la considerazione che il problema della nostra legge non è, evidentemente, il tecnicismo della sua forma ma il fatto che, comunque la si giri, i dubbi sulla sua efficacia e correttezza siano legati ai dubbi su gli elettori e gli eletti, insomma noi.

Non è questo il substrato ideale per la crescita della corruzione? E la corruzione non si alimenta di connivenza, paura, complicità, ignoranza e mancanza di etica e di morale?

Davvero siamo corrotti? temo che la risposta sia SI lo siamo.

E la prossima volta che vedete un buco in una strada, mal rattoppato con dell’ inutile bitume, chiedetevi chi ha scelto la ditta che ha fatto la strada, e quali fossero i parametri di scelta e poi domandatevi come mai la ‘ndrangheta ha adocchiato da anni questo business.

Antonio

Ma davvero siamo corrotti?

Trovo curioso che una altra volta venga fuori l’ennesimo grido dall’estero che ci accusa di essere uno dei paesi piu corrotti d’europa, e che le connesioni oscure tra affari e plitica siano una delle cause delle pessime condizioni della nostra disastrata politica.

Trovo curioso che la cosa abbia destato sorpresa, dopo tutto siamo orgogliosamente membri di questa classifica da anni. E non serve dire che ci sono alcuni paesi che stanno peggio per consolarci, tutto sommato per una volta cospargerci il capo di cenere e fare ammenda sarebbe meglio.

http://www.transparency.org/country#ITA_DataResearch

 

Ma da cosa deriva questa corruzione? Non sarà che il problema, alla fine, sono proprio gli italiani? Se ci fermassimo un attimo a pensare, ne vediamo i segni ovunque, favoritismo, clientela, mancanza di rispetto per il prossimo, disprezzo dell’etica e della morale.

Non sono indizi sufficienti i comportamenti dei nostri amministratori locali? I nostri amministratori regionali hanno dato ampio uso alla parola abuso, e ci siamo scandalizzati? Tutto sommato no visto che sono ancora li.  Abbiamo avuto una politica oggettivamente connivente e cosa abbiamo fatto? Tutto sommato nulla.

Il porblema di fondo è che è stato distrutto il substrato etico e morale del paese, senza immettere strumenti culturali di gestione di questa mancanza. tradotto abiamo perso il senso etico ma non siamo stati capaci di ricostrure delle categorie sostitutive.

Il paradosso di questa mancanza di prospettiva e di riferimenti è che rende anche difficile pensare a meccaniche correttive nel breve periodo. Neanche pensare all’uso di una buona dose di Real Politik riesce a essere credibile. Un esempio desolante è la discussione sulla nuova legge elettorale.

La questione è difficile sotto diversi aspetti sopratutto perchè siamo in Italia.

Il primo punto è che la discussione è venuta da fuori il parlamento tra Renzi e Berlusconi. In realtà altrove il fatto che una proposta arrivi da fuori l’ambito parlamentare non sarebbe poi cosi scandalosa, ma di fronte ad un parlamento che negli ultmi 20 anni non è stato capace di partorire neanche il classico topolino la cosa diventa stridente e difficile da accettare. Ma il dubbio che le levate di scudi del parlamento siano strumentali è poi cosi campata per aria? Dopo tutto sono quelli stessi onorevoli e senatori che, come confessò il buon Razzi in fuori onda, “si fanno tutti i cazzi loro”.

Il secondo punto è che la discussione avvenga tra Berlusconi e Renzi. In un altro paese che due forze politiche di grande rappresentaza discutano di una riforma costituzionale non darebbe scandalo, fa parte delle dinamiche della democrazia. Ma indubbiamente la presenza di un vulnus etico e morlae qui è evidente. Berlusconi è condannato in terzo grado, e quindi non si può non osservare che una delle leggi fondamentali viene discussa da un condannato in via definitiva.

Parliamo ora del nodo delle preferenze. Se dovessimo discutere in maniera astratta la rappresentanza dovrebbe essere frutto di una diretta relazione tra l’elettore ed il suo rappresentante. Il non poter scegliere, quindi, il proprio candidato è una limitazione al diritto di voto. Per altro la presenza di liste bloccate e gestite dai partiti porterebbe a pensare che la scelta di nomi e presenze sia strumentale agli interessi del partito. Ma la realtà italiana ha mostrato, dati alla mano, che nelle aree in cui la candidatura è diretta e non di lista, voto di scambio e corruzione hanno fatto il pieno (i prima citati esempi locali e regionali), ma allo stesso tempo le liste imposte sono nstate il veicolo di proposizione da parte dei partiti di soggetti altrimenti improponibili. E l’uso markettaro e sbarazzino di nominativi capolista non è un chiaro esempio di strumentazione delle liste bloccate.

Dulcis in fundus, per farla breve, che dire del problema di soglie e premi di maggioranza? Chiaramente la scelta di aumentare la stabilità del governo va a discapito della rappresentatività delle forze minori, ma viceversa aumentare tale rappresentatività rende gli esecutivi schiavi del ricatto delle poltrone (orribile abitudine). viene quindi introdotto l’orribile concetto del premio di maggioranza, un pro bono che serve a permettere a qualcuno di governare anche senza la oggeettiva rappresentatività popolare, tecnicismo che la corte costituzionale ha dichiarato da usarsi in maniera non pesante come l’attuale e decaduta legge.

Su tutto vale la considerazione che il problema della nostra legge non è, evidentemente, il tecnicismo della sua forma ma il fatto che, comunque la si giri, i dubbi sulla sua efficacia e correttezza siano legati ai dubbi su gli elettori e gli eletti, insomma noi.

Non è questo il substrato ideale per la crescita della corruzione? E la corruzione non si alimenta di connivenza, paura, complicità, ignoranza e mancanza di etica e di morale?

Davvero siamo corrotti? temo che la risposta sia SI lo siamo.

E la prossima volta che vedete un buco in una strada, mal rattoppato con dell’ inutile bitume, chiedetevi chi ha scelto la ditta che ha fatto la strada, e quali fossero i parametri di scelta e poi domandatevi come mai la ‘ndrangheta ha adocchiato da anni questo business.

Antonio

sabato 2 novembre 2013

Una piccola storia sulla Agenzia delle Entrate

Agenzia delle entrate fatta #igersfvg #igersit...
Agenzia delle entrate fatta #igersfvg #igersitalia #instafriuli (Photo credit: brixton21)

Curiosamente tutte le volte che devo parlare dell’italia all’estero vengono sempre fuori episodi dove noi italiani non facciamo proprio una gran bella figura. Non che la cosa mi stupisca particolarmente, ad onor del vero, sparare contro  l’I

talia è cme sparare contro la croce rossa, facciamo di tutto per farci notare per le peggio cose.

Ma ultimamente mi hanno raccontato una storia che, se fosse vera, è realmente disturbante ma esemplific in maniera chiara il ruolo che ha assunto il nostro stato nei confronti degli altri: vessatorio, intimidatorio e riccattatore.

La storia che mi hanno raccontato fa riferimento al comportamento che la nostrana Agenzia delle Entrate ha avuto nei confronti di una ditta estera, non posso citare nomi e cognomi perchè non li conosco e quindi lascio alla storia il ruolo che ha, un sentito dire senza poter comprovare le cose, il problema non è tanto che sia vera quanto che sia, purtroppo, verosimile.

La storia inizia nella Repubblica di San Marino, che come si sà è territorio sovrano, nonchè la più antica repubblica del mondo. ebbene mi raccontano di una ditta di tale repubblica che si occupa di commerciare e rivendere beni provenienti dagli stati uniti in europa. data la dimensione della repubblica di san marino è ovvio pensare che la maggior parte delle vendite avvenisse all’estero ed, in particolare, molte fossero fatte sul territorio italiano, se non altro per vicinanza geografica e linguistica.

Ora nell’annoso intento da parte del governo Italiano della agenzia delle entrate di recuperare fondi questa azienda viene portata in giudizio con l’accusa di evasione di IVA ed eterovestizione. Si parla di eterovestizione quando una azienda italiana mette in piedi una azienda “fasulla” in un territorio a bassa fiscalità per non pagare le tasse sul suolo nazionale.

Il problema è che la ditta in questione era interamente San Marinese, proprietà e struttura, e nulla aveva sul territorio italiano. Gli accordi tra le due nazioni sovrane consentono alle ditte italiane divendere merci a San Marino e alle ditte di San Marino di vendere merci in Italia, rispettando le rispettive fiscalità.

Per far breve l’interessante racconto che mi hanno riportato lo stato italiano, attraverso l’Agenzia delle Entrate, entra in contenzioso con questa azienda e gli presenta una multa da, se ricordo bene 50 milioni di euro. Ora ovviamente la ditta in questione si appella e presenta in giudizio contestando i reati. Il probelma che si pone davanti alla Agenzia delle Entrate è che per commettere il reato la azienda di San Marino doveva avere legami sul territorio italiano, ma ne propietà ne beni, neppure un rappresentante, erano riconducibili all’italia, quindi i reati ascritti erano, nei fatti, privi di fondamento.

Il risultato è che la nostra AdE ammette di non avere elementi probanti la accusa e quindi propone un accordo…?!? er un accordo? ma se non hanno prove ed hanno sbagliato che accordo ci può essere, mi chiederete voi. Ebbene l’accordo è: o voi vi dicharate colpevoli per una cifra minore (5 milioni comprese le ammende e le spese) oppure andiamo in giudizio, considerate che ci vogliono mediamente 10 anni per risolvere la questione e nel frattempo noi bloccheremmo le vostre merci alla dogana.

In altre parole pur ammettendo di essere in torto, la AdE si macchia di una estorsione bella e buona nei confronti di un soggetto che non è italiano, pur di uscirne in qualche modo con un introito.

Francamente la cosa non mi stupisce, molti di coloro che passano attraverso le forche caudine di Equitalia o la Agenzia delle entrate riconosceranno in questo meccanismo di comportamento qualcosa della loro storia. Io per primo.

Ripeto non so se la storia che mi hanno raccontato è vera, il problema è che la trovo verosimile e, cosa peggiore, non mi scandalizza più di tanto. Ma mi lascia in bocca quel sapore amaro di un paese che va allo sfascio senza dignità e rispetto.

Mi chiedo se quei dirigenti della Agenzia delle Entrate o di Equitalia che approvano provvedimenti che sanno benissimo andranno a tagliare le gambe a disoccupati, imprenditori e persone in difficoltà, coprendosi dietro regolamenti che non gli impediscono di fare la cosa giusta ma che gli chiedono resposabilità che non si vogliono prendere, vanno a letto tranquilli sentendo di avere fatto il loro dovere.

Ma chiedere etica, morale e rispetto a certi individui non sembra essere di moda no?

 

sigh

 

 

Una piccola storia sulla Agenzia delle Entrate

Agenzia delle entrate fatta #igersfvg #igersit...
Agenzia delle entrate fatta #igersfvg #igersitalia #instafriuli (Photo credit: brixton21)

Curiosamente tutte le volte che devo parlare dell’italia all’estero vengono sempre fuori episodi dove noi italiani non facciamo proprio una gran bella figura. Non che la cosa mi stupisca particolarmente, ad onor del vero, sparare contro  l’I

talia è cme sparare contro la croce rossa, facciamo di tutto per farci notare per le peggio cose.

Ma ultimamente mi hanno raccontato una storia che, se fosse vera, è realmente disturbante ma esemplific in maniera chiara il ruolo che ha assunto il nostro stato nei confronti degli altri: vessatorio, intimidatorio e riccattatore.

La storia che mi hanno raccontato fa riferimento al comportamento che la nostrana Agenzia delle Entrate ha avuto nei confronti di una ditta estera, non posso citare nomi e cognomi perchè non li conosco e quindi lascio alla storia il ruolo che ha, un sentito dire senza poter comprovare le cose, il problema non è tanto che sia vera quanto che sia, purtroppo, verosimile.

La storia inizia nella Repubblica di San Marino, che come si sà è territorio sovrano, nonchè la più antica repubblica del mondo. ebbene mi raccontano di una ditta di tale repubblica che si occupa di commerciare e rivendere beni provenienti dagli stati uniti in europa. data la dimensione della repubblica di san marino è ovvio pensare che la maggior parte delle vendite avvenisse all’estero ed, in particolare, molte fossero fatte sul territorio italiano, se non altro per vicinanza geografica e linguistica.

Ora nell’annoso intento da parte del governo Italiano della agenzia delle entrate di recuperare fondi questa azienda viene portata in giudizio con l’accusa di evasione di IVA ed eterovestizione. Si parla di eterovestizione quando una azienda italiana mette in piedi una azienda “fasulla” in un territorio a bassa fiscalità per non pagare le tasse sul suolo nazionale.

Il problema è che la ditta in questione era interamente San Marinese, proprietà e struttura, e nulla aveva sul territorio italiano. Gli accordi tra le due nazioni sovrane consentono alle ditte italiane divendere merci a San Marino e alle ditte di San Marino di vendere merci in Italia, rispettando le rispettive fiscalità.

Per far breve l’interessante racconto che mi hanno riportato lo stato italiano, attraverso l’Agenzia delle Entrate, entra in contenzioso con questa azienda e gli presenta una multa da, se ricordo bene 50 milioni di euro. Ora ovviamente la ditta in questione si appella e presenta in giudizio contestando i reati. Il probelma che si pone davanti alla Agenzia delle Entrate è che per commettere il reato la azienda di San Marino doveva avere legami sul territorio italiano, ma ne propietà ne beni, neppure un rappresentante, erano riconducibili all’italia, quindi i reati ascritti erano, nei fatti, privi di fondamento.

Il risultato è che la nostra AdE ammette di non avere elementi probanti la accusa e quindi propone un accordo…?!? er un accordo? ma se non hanno prove ed hanno sbagliato che accordo ci può essere, mi chiederete voi. Ebbene l’accordo è: o voi vi dicharate colpevoli per una cifra minore (5 milioni comprese le ammende e le spese) oppure andiamo in giudizio, considerate che ci vogliono mediamente 10 anni per risolvere la questione e nel frattempo noi bloccheremmo le vostre merci alla dogana.

In altre parole pur ammettendo di essere in torto, la AdE si macchia di una estorsione bella e buona nei confronti di un soggetto che non è italiano, pur di uscirne in qualche modo con un introito.

Francamente la cosa non mi stupisce, molti di coloro che passano attraverso le forche caudine di Equitalia o la Agenzia delle entrate riconosceranno in questo meccanismo di comportamento qualcosa della loro storia. Io per primo.

Ripeto non so se la storia che mi hanno raccontato è vera, il problema è che la trovo verosimile e, cosa peggiore, non mi scandalizza più di tanto. Ma mi lascia in bocca quel sapore amaro di un paese che va allo sfascio senza dignità e rispetto.

Mi chiedo se quei dirigenti della Agenzia delle Entrate o di Equitalia che approvano provvedimenti che sanno benissimo andranno a tagliare le gambe a disoccupati, imprenditori e persone in difficoltà, coprendosi dietro regolamenti che non gli impediscono di fare la cosa giusta ma che gli chiedono resposabilità che non si vogliono prendere, vanno a letto tranquilli sentendo di avere fatto il loro dovere.

Ma chiedere etica, morale e rispetto a certi individui non sembra essere di moda no?

 

sigh

 

 

giovedì 18 luglio 2013

Anatomy of a conference day in Rome

Let’s focus on that day

1) Wake up in the morning, raining in vistarino

2) Reached Pavia station went to the automatic ticket machine to take the train  I discover it does not work, ok no prob I queued at the ticket store

3) Took the train in perfect time, so this sis not such a bad day after all…

4) The train is arriving late, damn will I take the coincidence? Of course not! lost for 1 minute (I saw it leaving) 🙁 bye bye Italo, by by first class

5) OK nothing is lost, I look for another ticket counter and I ask if I can change it. Of course they explain me that I could have changed it before train leave, alas not now, so I have had to buy another one, sigh I have took an offer for first class and now I pay the same amount for a economy

6) The lady tells me I have to run and make the ticket directly on the train, even if I have to pay a penalty

7) After 3 hours where nothing happen I finally arrive to Rome tiburtina station. my first time here. Weather is sunny, Rome is beautiful, the station New and clean… now I need a Cab. now you have to notice that in Italy is quite unusual to find a cab that accept credit or debit cards, they want cash and, of course, I have only a few coin. but don’t worry I will go to an ATM machine but…. There aren’t ATM machines at tiburtina station. Of course I discover it after looking, and asking, everywhere.

8) finally I decide to talk with a taxi driver (not the movie one), and we agreed he will bring me to an ATM machine so I can get the cash and Then bring me to the final destination.

9) The Taxi driver kindly drive me to the ATM machine, queue again…dam I took an old quite blind lady that needed a lifetime to do her operation, and then a young lady with a thousand of operation to do, so after half an hour finally i get the money, turn back to taxi.

10) I arrived to Rome University and look for the place, I manage to arrive without loosing my way, the place is nice, I also find some people I know or I met some of my LinkedIn contact I never met great…

The conference itself is very interesting and the speeches are high level, I also enjoyed the catering (Rome is Rome and (ISC)2 organization is outstanding).

and then…my turn

11) I start the presentation (an extract of my webminar on mobility for (ISC)2 italian chapter) and at the second slide, when I say that most of the IT policy on mobile have been incomplete and I take as an example protection screens for laptop, one of the attendee stop me telling that what I say is absurd not real, out of the world, and that I’m insulting all the managers, ceo, VP and so on….

I try to calm down the guy, but as a matter of fact he blocked me again at the second statement, at the end any word coming form me was used for complains by the guy. I honestly didn’t know what hurted him so much, at the end I were telling things that are quite easy to find in literature and, by the way, I have experienced in more than 20 years of IT consulting. but at the end, to make a long story short, he complains against me all the presentation keeping quite all the time  and forcing me to make an incomplete speech because of time restriction.

I have had, to ask the attendees if i could go on or, if they agreed with the guy, i could have stopped the presentation. they told me to go on so I managed somehow to finish.

12) my via crucis finally end, and it’s another break time. come on most of the attendees comes to me asking why the guy was so mad with me… I don’t know I don’t even know him…. 🙁 probably he did not liked my rings ….

13) finally the panel, I’m again there… planning to keep it quiet this time. in a panel usually should be a discussion between the panellist and the attendees but my guy star talking again and took quite all the time, well he was having a lot of thing to say (and, funny, some of the tings are the same he complains when i told them in my speech) but now the goal is surviving the end so i keep quiet 🙂 lesson learned…

13) ok time to go home, guess what it’s 4:30 pm and start raining cats and dogs

14) I wait with some attendees, meanwhile eat the rest of the great catering, there is also beer and sparkling wine….

15) It’s going late, so we decided to go anyway, I went to the reception and ask for a cab, with the usal hald an hour time before having an answer (go to Rome to understand).

16) Cab sweet cab, it arrives and brings me to the station, but i have to wait another hour for my train so I wait in the wait area for italo passengers (Italo is the name of the train by the way).

17) it is not raining anymore, just a few drops so the weather is…how and with a 100% of humidity and no air conditioned rooms

18) finally it’s time, now everything is perfect i took my seat, the service is outstanding I also have the television so the run back to milano rogoredo station is quick and pleasant, I can even watch a movie ….

19) night now, and I have to wait for the local train that will bring me to pavia where my lovely wife will take me home.

another hour waiting, and the mosquitoes attack! Never saw so many mosquitoes in my life, I surrender and keep scratching walking changing places aaarghhh I surrender.

finally the train and then car and then home

I survived

so at the end not so bad…

PS at the end I’ve got a B as a score, but honestly is not so bad considering the situation…just i never took such a low grade . 🙁

PSS: does anyone knows the conference guy and why he hates me so much?

  • (ISC) 2 conference in Rome (thepuchiherald.wordpress.com)

Bring Your Own Device - parte 4 (dal webminar che ho tenuto per (ISC)2)

Tutto è in evoluzione….

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Visto che tanto si parla di BYOD ma il supporto numerico spesso latita vediamo cosa è successo in termini di personal computing negli ultimi 10 anni. Risulta evidente come ci si presenti una situazione in cui i paradigmi sw e hw sono profondamente cambiati in termini di uso. Guardando ai sistemi operativi, ad esempio, si vede come una volta il mercato parlasse esclusivamente microsoft e in quota minore linux, mentre gli ultimi anni hanno visto una situazione dove almeno 4 sono i sistemi operativi di riferimento: mac OX iOS Windows e Android, con una presenza marginale di linux.

La inter-comunicabilità applicativa è stata gestita, come vediamo nella evoluzione dei trend software, da uno spostamento verso mobile application e cloud (SaaS) cosi come lo shifting delle interfacce verso multitouch e cosi via.

image

 

risulta estremamente chiaro dalla tabella presente come si siano evolute le interfacce e l’HW. Un tale movimento ha, nei fatti, ribaltato i paradigmi in uso negli anni 90. e form factor, interfacce, HW OS e Software sono estremamente diversi da quello che appariva in uso 20 anni fa, quanto sia cambiata la impostazione del disegno di una rete e dei suoi elementi costitutivi è tuttavia ancora oggi oggetto di dibattito: vi sono IT manager che non ritengono questi cambi tali da giustificare un diverso approccio alla rete mentre altri stanno abbracciando il nuovo ma con la sconsolante evidenza di ancora pochi riferimenti tecnici e culturali.

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Volenti o nolenti comunque oggi il set standard di riferimento di un utilizzatore aziendale medio è portatile aziendale (circa il 100%) + telefono (50% personale 50% aziendale) + tablet personale (circa il 90/100% personale).

Possiamo fare finta che tutto sia fermo agli anni 90 ma nei fatti il mondo è profondamente diverso, vuoi per adesione alle mode, per necessità operative o finanziarie.

Del resto il mondo della tecnologia, non me ne vogliano i tecnici, è sempre stato guidato più da scelte marketing che da effettivi ed oggettivi riscontri tecnici, e il ritornare di tecnologie ed approcci ciclicamente nei nostri percorsi tecnologici ne è una evidenza.

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Il punto focale è che lo spostamento che stiamo osservando oggi nei nostri modi di usare la tecnologia è sempre più orientato alla intercambiabilità.

Non importa il device, ma facciamo le stesse cose con tutti….. (insomma più o meno, io fartdroid non lo ho…sul portatile)

Questo uso si riflette, ovviamente, sulle statistiche di accesso ai dati e applicazioni aziendali.

Questi dati possono essere facilmente relazionati alle statistiche di outbreak delle policy aziendali: tanto più queste sono chiuse e costrittive tanto più gli utenti cercano scappatoie che consentano a loro di continuare ad essere produttivi anche in arre NON considerate dalla struttura aziendaleIT

image

si noti come  la presenza di device personali si sia allargata in solo un anno. Paesi più restii ad abbracciare le novità, ed a fornire nuovi devices ai propri utenti, come l’italia, vedono impatti di crescita ancora maggiori: se l’azienda non fornisce device “attuali” l’utente li sostituisce con i propri indipendentemente dai desiderata aziendali.

Questo fatto di per se non è ne positivo ne negativo, soppesare pro e contro e fare una corretta analisi economica è, a tutti gli effetti, il lavoro di un CSO e di un IT manager. L’introduzione, ad esempio, di device non aziendali potrebbe essere fonte di notevoli risparmi in termini di gestione ed acquisto, a patto di avere una struttura che sposti le competenze sulla sicurezza mobile e sulla sicurezza applicative, piuttosto che sul primo livello di supporto HW per il pc con immagine standard.

Che lo si voglia o meno comunque il trend è questo, e occorre reagire alla introduzione di questi oggetti all’interno della nostra vita lavorativa, cosa che ha costretto molti vertical ad adottare politiche di accettazione dei device personali, anche in feudi tradizionalmente restii, si veda il financial.

Non ci si lasci traviare però dai numeri, le statistiche ci dicono si che il financial è stato più reattivo, ma il motivo è semplicemente che gli altri settori sono meno reattivi e più laschi riguardo l’introduzione ufficiale di tali device rispetto un ambito ove la security è sempre stata considerata cardine, si pensi che al giorno d’oggi il 100% delle transazioni finanziarie avviene in forma telematica e si capisce la paranoia.image

Purtroppo la storica mancanza di sviluppo di modelli di gestione ed integrazione della sicurezza dei device mobili ha esasperato l’uso di vecchie piattaforme di sicurezza ed amministrazione portandole a deliranti, quanto attuali, realtà come descritto bene in questo grafico ove si vede che i più attenti hanno introdotto la bellezza di oltre 10000 regole, policy di gestione, per il BYOD.

image

Forse non è noto ai più ma uno dei primi cardini della gestione e della sicurezza è l’approccio Kiss «keep it simple stupid», maggiore è la complessità minore è la capacità della struttura di reagire agli eventi in maniera sia reattiva che proattiva; chiedete poi ai disgraziati che si occupano di forensic analisys cosa gli tocca fare per capire in quale ambiente stanno operando.

Ultimamente vanno di moda un sacco di surveystatistiche inerenti il BYOD, questo è un esempio vi riconoscete?

Si noti come in queste risposte si evinca la mancanza di un quadro generale e coerente, in cui management, sicurezza ed accesso ai flussi informativi non sembrano far parte dello stesso nucleo operativo…

image

Il paradosso è che, come abbiamo visto dall’escursus storico, molte delle problematiche sono presenti sin dagli anni 80, e dopo oltre un trentennio vengono alla luce come se fossero nuove.

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Per affrontare correttamente la introduzione e gesione del BYOD occore fermarsi un attimo e pensare a come si sta gestendo il piu generale discorso mobile in azienda. Magari organizzandoci con una tabella di raffronto.vantaggisvantaggi:

VantaggiSvantaggi
Piace agli utentiNon piace all’ IT
Aumenta la produttivitàAumenta la complessità gestionale
Espande il perimetro lavorativoAumenta la superfice di rischio
Rende più flessibiliRende più flessibili
È coolNon posso standardizzare
Permette risparmi operativi di gestione ITNon riesco a giustificare porzioni di budget
Permette risparmi in termini di supportoComunque gli utenti mi chiamano

Quando cerchiamo di fare una tabella di vantaggi e svantaggi dovremmo cercare di vedere i diversi punti di vista. Talvolta una maggiore complessità operativa per l’IT significa realmente un vantaggio all’utenza, talvolta il voler porre regole di controllo da come risultato solo la costante violazione di queste ultime. Il vecchio esercizio dei buoni e cattivi è in questo senso estremamente utile e serve, si noti, non a decidere se il BYOD è un fenomeno da arrestare, ma a capire come gestirlo. Ognuno di questi punti di esempio, pro o contro, possono essere l’inizio di un lavoro di design della introduzione di byod che permetta la soddisfazione degli utenti e magari una semplificazione operativa, purtroppo occorre che facciano parte del gioco tutti i player, gli utilizzatori, l’IT ma anche chi decide regole aziendali (management e HR) in quanto l’attenzione ai flussi informativi, alle regole della privacy non sono più secondarie anche dal punto di vista legislativo.

MobileBYOD
Compro il deviceSiNo
Gestisco il deviceSiNo
Location controlNoNo
Network (IP) RulesSiNo
Privilegi AmministrativiNoNo
Controllo IdentitàNoNo
UsernamePasswordSiNo
Network Access ControlNoNo
Application Access ControlNoNo
AntivirusAntimalwareSiNo
Application Store ManagementNoNo

Una altra cosa utile da fare è mettersi a tavolino per fare un elenco di cosa si dovrebbe fare e cosa si fa per gestire sia l’attuale parco mobile che la sua evoluzione BYOD. Ci si rende di solito subito conto che spesso richieste imposte al BYOD non vengono attese neanche nel classico mondo mobile.

Classici esempi sono la gestione dei diritti amministrativi (quasi tutti i laptop sono con diritti amministrativi presenti), la mancanza di Application Access Control e la mancanza di identity management.

MobileBYOD
Data Protection (DLP)NoNo
Data EncryptionSiNo
Data Location controlNoNo
Geo IP RulesNoNo
Policy su furtoSi (parziali)No
IstruzioneNoNo
Segregazione Reti WirelessSiSi

esiste poi una evidente esigenza di inventory ed una analisi da fare eventualmente col vendorprovider per quello che concerne le licenze.

Queste ultime infatti rappresentano una area ancora abbastanza oscura, non esistendo ancora vere e proprie licenze BYOD al momento a parte i cloud services (magari con identità gestite via Saml) , rimane il dubbio di come gestire e registrare a norma applicativi che seppur acquistati da un soggetto vengono installati su un apparato di propietà di soggetti terzi.

da analizzare anche con attenzione sono le possibili implicazioni legali che possono sorgere in caso di infezionehacking o sospetto di uso improprio delle risorse aziendali (ma lo sono?)

in questo caso il consiglio è quello di rivolgersi ad una struttura legale specializzata nelle problematiche IT (interna od esterna all’azienda) per chiedere la stesura di una “liberatoria” che consenta in funzione di regole ben definite di determinare quali sono i limiti di accesso e di uso che l’azienda ha nei confronti del device personale del dipendente e, vicerversa, quali sono vincoli e limiti di accesso che ha l’utente ne portare tale device in rete.

La questione è solo apparentemente accademica, per quanto lasche confuse e talvolta deliranti esistono ovunque, anche in Italia, normative cui fare riferimento. esistono vincoli di responsabilità ad esempio da parte della azienda se dalla sua struttura parte un attaccoinfezione verso un altra, tanto per citare uno degli obblighi da valutare.

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Bring Your Own Device - parte 4 (dal webminar che ho tenuto per (ISC)2)

Tutto è in evoluzione….

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Visto che tanto si parla di BYOD ma il supporto numerico spesso latita vediamo cosa è successo in termini di personal computing negli ultimi 10 anni. Risulta evidente come ci si presenti una situazione in cui i paradigmi sw e hw sono profondamente cambiati in termini di uso. Guardando ai sistemi operativi, ad esempio, si vede come una volta il mercato parlasse esclusivamente microsoft e in quota minore linux, mentre gli ultimi anni hanno visto una situazione dove almeno 4 sono i sistemi operativi di riferimento: mac OX iOS Windows e Android, con una presenza marginale di linux.

La inter-comunicabilità applicativa è stata gestita, come vediamo nella evoluzione dei trend software, da uno spostamento verso mobile application e cloud (SaaS) cosi come lo shifting delle interfacce verso multitouch e cosi via.

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risulta estremamente chiaro dalla tabella presente come si siano evolute le interfacce e l’HW. Un tale movimento ha, nei fatti, ribaltato i paradigmi in uso negli anni 90. e form factor, interfacce, HW OS e Software sono estremamente diversi da quello che appariva in uso 20 anni fa, quanto sia cambiata la impostazione del disegno di una rete e dei suoi elementi costitutivi è tuttavia ancora oggi oggetto di dibattito: vi sono IT manager che non ritengono questi cambi tali da giustificare un diverso approccio alla rete mentre altri stanno abbracciando il nuovo ma con la sconsolante evidenza di ancora pochi riferimenti tecnici e culturali.

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Volenti o nolenti comunque oggi il set standard di riferimento di un utilizzatore aziendale medio è portatile aziendale (circa il 100%) + telefono (50% personale 50% aziendale) + tablet personale (circa il 90/100% personale).

Possiamo fare finta che tutto sia fermo agli anni 90 ma nei fatti il mondo è profondamente diverso, vuoi per adesione alle mode, per necessità operative o finanziarie.

Del resto il mondo della tecnologia, non me ne vogliano i tecnici, è sempre stato guidato più da scelte marketing che da effettivi ed oggettivi riscontri tecnici, e il ritornare di tecnologie ed approcci ciclicamente nei nostri percorsi tecnologici ne è una evidenza.

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Il punto focale è che lo spostamento che stiamo osservando oggi nei nostri modi di usare la tecnologia è sempre più orientato alla intercambiabilità.

Non importa il device, ma facciamo le stesse cose con tutti….. (insomma più o meno, io fartdroid non lo ho…sul portatile)

Questo uso si riflette, ovviamente, sulle statistiche di accesso ai dati e applicazioni aziendali.

Questi dati possono essere facilmente relazionati alle statistiche di outbreak delle policy aziendali: tanto più queste sono chiuse e costrittive tanto più gli utenti cercano scappatoie che consentano a loro di continuare ad essere produttivi anche in arre NON considerate dalla struttura aziendaleIT

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si noti come  la presenza di device personali si sia allargata in solo un anno. Paesi più restii ad abbracciare le novità, ed a fornire nuovi devices ai propri utenti, come l’italia, vedono impatti di crescita ancora maggiori: se l’azienda non fornisce device “attuali” l’utente li sostituisce con i propri indipendentemente dai desiderata aziendali.

Questo fatto di per se non è ne positivo ne negativo, soppesare pro e contro e fare una corretta analisi economica è, a tutti gli effetti, il lavoro di un CSO e di un IT manager. L’introduzione, ad esempio, di device non aziendali potrebbe essere fonte di notevoli risparmi in termini di gestione ed acquisto, a patto di avere una struttura che sposti le competenze sulla sicurezza mobile e sulla sicurezza applicative, piuttosto che sul primo livello di supporto HW per il pc con immagine standard.

Che lo si voglia o meno comunque il trend è questo, e occorre reagire alla introduzione di questi oggetti all’interno della nostra vita lavorativa, cosa che ha costretto molti vertical ad adottare politiche di accettazione dei device personali, anche in feudi tradizionalmente restii, si veda il financial.

Non ci si lasci traviare però dai numeri, le statistiche ci dicono si che il financial è stato più reattivo, ma il motivo è semplicemente che gli altri settori sono meno reattivi e più laschi riguardo l’introduzione ufficiale di tali device rispetto un ambito ove la security è sempre stata considerata cardine, si pensi che al giorno d’oggi il 100% delle transazioni finanziarie avviene in forma telematica e si capisce la paranoia.image

Purtroppo la storica mancanza di sviluppo di modelli di gestione ed integrazione della sicurezza dei device mobili ha esasperato l’uso di vecchie piattaforme di sicurezza ed amministrazione portandole a deliranti, quanto attuali, realtà come descritto bene in questo grafico ove si vede che i più attenti hanno introdotto la bellezza di oltre 10000 regole, policy di gestione, per il BYOD.

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Forse non è noto ai più ma uno dei primi cardini della gestione e della sicurezza è l’approccio Kiss «keep it simple stupid», maggiore è la complessità minore è la capacità della struttura di reagire agli eventi in maniera sia reattiva che proattiva; chiedete poi ai disgraziati che si occupano di forensic analisys cosa gli tocca fare per capire in quale ambiente stanno operando.

Ultimamente vanno di moda un sacco di surveystatistiche inerenti il BYOD, questo è un esempio vi riconoscete?

Si noti come in queste risposte si evinca la mancanza di un quadro generale e coerente, in cui management, sicurezza ed accesso ai flussi informativi non sembrano far parte dello stesso nucleo operativo…

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Il paradosso è che, come abbiamo visto dall’escursus storico, molte delle problematiche sono presenti sin dagli anni 80, e dopo oltre un trentennio vengono alla luce come se fossero nuove.

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Per affrontare correttamente la introduzione e gesione del BYOD occore fermarsi un attimo e pensare a come si sta gestendo il piu generale discorso mobile in azienda. Magari organizzandoci con una tabella di raffronto.vantaggisvantaggi:

VantaggiSvantaggi
Piace agli utentiNon piace all’ IT
Aumenta la produttivitàAumenta la complessità gestionale
Espande il perimetro lavorativoAumenta la superfice di rischio
Rende più flessibiliRende più flessibili
È coolNon posso standardizzare
Permette risparmi operativi di gestione ITNon riesco a giustificare porzioni di budget
Permette risparmi in termini di supportoComunque gli utenti mi chiamano

Quando cerchiamo di fare una tabella di vantaggi e svantaggi dovremmo cercare di vedere i diversi punti di vista. Talvolta una maggiore complessità operativa per l’IT significa realmente un vantaggio all’utenza, talvolta il voler porre regole di controllo da come risultato solo la costante violazione di queste ultime. Il vecchio esercizio dei buoni e cattivi è in questo senso estremamente utile e serve, si noti, non a decidere se il BYOD è un fenomeno da arrestare, ma a capire come gestirlo. Ognuno di questi punti di esempio, pro o contro, possono essere l’inizio di un lavoro di design della introduzione di byod che permetta la soddisfazione degli utenti e magari una semplificazione operativa, purtroppo occorre che facciano parte del gioco tutti i player, gli utilizzatori, l’IT ma anche chi decide regole aziendali (management e HR) in quanto l’attenzione ai flussi informativi, alle regole della privacy non sono più secondarie anche dal punto di vista legislativo.

MobileBYOD
Compro il deviceSiNo
Gestisco il deviceSiNo
Location controlNoNo
Network (IP) RulesSiNo
Privilegi AmministrativiNoNo
Controllo IdentitàNoNo
UsernamePasswordSiNo
Network Access ControlNoNo
Application Access ControlNoNo
AntivirusAntimalwareSiNo
Application Store ManagementNoNo

Una altra cosa utile da fare è mettersi a tavolino per fare un elenco di cosa si dovrebbe fare e cosa si fa per gestire sia l’attuale parco mobile che la sua evoluzione BYOD. Ci si rende di solito subito conto che spesso richieste imposte al BYOD non vengono attese neanche nel classico mondo mobile.

Classici esempi sono la gestione dei diritti amministrativi (quasi tutti i laptop sono con diritti amministrativi presenti), la mancanza di Application Access Control e la mancanza di identity management.

MobileBYOD
Data Protection (DLP)NoNo
Data EncryptionSiNo
Data Location controlNoNo
Geo IP RulesNoNo
Policy su furtoSi (parziali)No
IstruzioneNoNo
Segregazione Reti WirelessSiSi

esiste poi una evidente esigenza di inventory ed una analisi da fare eventualmente col vendorprovider per quello che concerne le licenze.

Queste ultime infatti rappresentano una area ancora abbastanza oscura, non esistendo ancora vere e proprie licenze BYOD al momento a parte i cloud services (magari con identità gestite via Saml) , rimane il dubbio di come gestire e registrare a norma applicativi che seppur acquistati da un soggetto vengono installati su un apparato di propietà di soggetti terzi.

da analizzare anche con attenzione sono le possibili implicazioni legali che possono sorgere in caso di infezionehacking o sospetto di uso improprio delle risorse aziendali (ma lo sono?)

in questo caso il consiglio è quello di rivolgersi ad una struttura legale specializzata nelle problematiche IT (interna od esterna all’azienda) per chiedere la stesura di una “liberatoria” che consenta in funzione di regole ben definite di determinare quali sono i limiti di accesso e di uso che l’azienda ha nei confronti del device personale del dipendente e, vicerversa, quali sono vincoli e limiti di accesso che ha l’utente ne portare tale device in rete.

La questione è solo apparentemente accademica, per quanto lasche confuse e talvolta deliranti esistono ovunque, anche in Italia, normative cui fare riferimento. esistono vincoli di responsabilità ad esempio da parte della azienda se dalla sua struttura parte un attaccoinfezione verso un altra, tanto per citare uno degli obblighi da valutare.

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