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giovedì 21 marzo 2024

l'AGICOMica in audizione fa del "vero" un mappazzone

Mentre AGICOM1 continua a negare, cloudflare2 ha comunicato ai suoi clienti italiani dei blocchi avvenuti a causa del piracy shield3. è imbarazzante notare come vi sia, da parte di una autorità di controllo che dovrebbe essere vincolata ad una etica rigida, una allegra reinterpretazione del reale nonostante le evidenze. Anzi, senza vergogna si definisce cloudflare una azienda che favorisce la pirateria.

Nel frattempo nel mondo reale accade che cloudflare mandi questa comunicazione ai suoi utenti:

aggiungendo un, purtroppo, inutile template per reclamare:

Il privacy shield, per come è stato disegnato, non solo è un aborto giuridico ma è gestito in maniera indecorosa negando, persino in una audizione alla camera, le conseguenze di un sistema pensato male e gestito peggio. 4

Tra pruriti censori da novelli catoni5 e voluttà da “great firewall6” cinese ci si chiede come agire visto che google, giustamente aggiungo io, si rifiuta di blacklistare cose “a mentula canis”.

Purtroppo siamo di fronte all’ennesima dimostrazione che mettere a capo di progetti critici soggetti incompetenti ed in malafede (non v’è altro modo per descrivere la negazione delle evidenze se non la malafede) non porta mai a cose buone.

Ed avendo poi una platea di astanti che, salvo pochissime eccezioni, ha lo stesso livello di competenza non vi sono dubbi che la strada del successo sia spianata.

https://youtu.be/M-AYzl-U2KE?si=u2sBnrXNBVwlP6m4

Prendere antiacido ed antiematico prima della visione

Eppure in questo contesto, è fondamentale considerare vari aspetti:

  1. La Trasparenza e l’Etica nelle Autorità di Controllo: È cruciale che le autorità di controllo operino con trasparenza e siano guidate da principi etici solidi, specialmente quando si tratta di regolamentare aree complesse come l’internet e i diritti digitali.
  2. L’Equilibrio tra Lotta alla Pirateria e Diritti Digitali: Trovare un equilibrio tra la necessità di combattere la distribuzione illegale di contenuti e il rispetto dei diritti digitali degli utenti è una sfida significativa. Le misure adottate non dovrebbero ledere la libertà di espressione o il diritto alla privacy.
  3. La Responsabilità delle Piattaforme e dei Fornitori di Servizi: Piattaforme come Google e servizi come Cloudflare si trovano spesso nel mezzo di queste dinamiche. La loro responsabilità nel contrastare la pirateria deve essere bilanciata con la tutela dei diritti degli utenti.
  4. L’Importanza del Dialogo tra Stakeholder: È essenziale che ci sia un dialogo costruttivo tra le autorità di controllo, le aziende tecnologiche, gli utenti e altri stakeholder per sviluppare strategie efficaci che rispettino sia la legge sia i diritti digitali.

Affrontare queste questioni richiede un approccio olistico che consideri tutte le implicazioni etiche, legali e sociali. Solo attraverso una collaborazione trasparente e rispettosa tra tutte le parti coinvolte sarà possibile trovare soluzioni equilibrate che rispettino i diritti di tutti gli attori nel vasto e complesso panorama digitale.

Diciamo, ad onor del vero, che ad oggi AGICOM di questi 4 punti si è sempre preoccupata molto poco.

Ma di cosa si parla (ok non tutti leggono i miei post quindi riassumo)

Il “Piracy Shield” italiano è un sistema progettato per combattere la pirateria online, soprattutto quella legata agli eventi sportivi. Questo strumento consente ai detentori dei diritti di segnalare violazioni che vengono automaticamente indirizzate agli ISP per il blocco degli indirizzi IP entro 30 minuti dalla segnalazione. Fin dalla sua implementazione, il sistema ha bloccato centinaia di indirizzi IP e siti illegali, ma ha anche sollevato questioni relative a blocchi errati e alla libertà di espressione​​​​.

https://www.broadbandtvnews.com/2023/12/11/italy-deploys-piracy-shield-to-protect-online-sports/

Italy: Piracy Shield live but needs refining | Advanced Television (advanced-television.com)

Durante un’audizione alla CdD, AGCOM ha difeso l’efficacia del sistema, sostenendo che esso non avrebbe causato problemi significativi. Tuttavia, questa affermazione contrasta con le numerose segnalazioni di sovrabbondanza di blocchi, in particolare uno che ha coinvolto un indirizzo IP di Cloudflare, provocando l’inaccessibilità di migliaia di siti web in Italia. La situazione ha alimentato il dibattito sulla gestione e l’efficacia delle politiche antipirateria e sul loro impatto sulla navigazione e sulla privacy online degli utenti​​​​​​.

Piracy Shield: ‘Insane’ IPTV Blocking System Revealed (and Easily Located) * TorrentFreak

AGCOM Runs Massive Piracy Blocking Operation But Has ‘Trouble’ Configuring Its Domain Name? | TechDoctorUK

All’audizione si è fatta menzione a Google e Cloudflare in modo negativo, suggerendo un loro coinvolgimento, seppur indiretto, con la distribuzione di contenuti pirata, una mossa che ha generato ulteriori controversie. Nonostante le critiche, AGICOM vede l’uso crescente delle VPN come una conferma dell’efficacia della nuova legislazione, considerandolo un segnale che i pirati riconoscono la necessità di nascondersi per evitare sanzioni. La legge italiana prevede multe fino a 5.000 euro per chi consuma o fornisce flussi illegali, una politica che intende scoraggiare la pirateria ma che solleva questioni sul suo impatto sugli utenti internet ordinari.

L’efficacia del “Piracy Shield” e le dichiarazioni di AGICOM hanno generato un ampio dibattito. Da un lato, vi è il riconoscimento della necessità legittima di proteggere i diritti d’autore e di combattere la pirateria online. Dall’altro, emergono preoccupazioni significative riguardo alla libertà di espressione, alla privacy e al rischio di bloccare impropriamente contenuti legittimi. Il sistema ha dimostrato sia il potenziale per contrastare la distribuzione illegale di contenuti che i limiti e le sfide nell’equilibrare questa lotta con il rispetto dei diritti degli utenti online. Riassumendo nonostante le assicurazione della autorità potremmo obbiettare che:

  1. Conseguenze involontarie: Il sistema ha causato il blocco accidentale di accessi a CDN legittime, a causa di errori umani e mancanze di vigilanza. Questo ha provocato frustrazione tra gli utenti Internet, i quali hanno perso l’accesso a siti web non collegati alla pirateria​​.
  2. Mancanza di supervisione: Il Piracy Shield richiede agli ISP, ai servizi VPN e ai servizi DNS aperti di conformarsi agli ordini di blocco emessi dai detentori dei diritti senza revisione giudiziaria e entro 30 minuti dalla segnalazione. Tuttavia, la mancanza di una supervisione adeguata e la possibilità di errori hanno suscitato preoccupazioni. Ad esempio, il fornitore di VPN AirVPN ha interrotto i suoi servizi in Italia, citando i requisiti gravosi del nuovo sistema​​.
  3. Questioni tecniche e legali: Tra le questioni sollevate dai partecipanti al gruppo di lavoro tecnico anti-pirateria vi sono il breve periodo di grazia (solo 60 secondi) per annullare una segnalazione se effettuata per errore, come mettere in lista bianca i siti e cosa succederà agli IP illegali bloccati, soprattutto se dinamici e riassegnati automaticamente da un ISP a un servizio legale​​.
  4. Critiche legali e filosofiche: Alcune voci criticano la legge come ingiusta e unilaterale, basata sulla presunzione di colpevolezza piuttosto che di innocenza, e sollevano preoccupazioni su un sistema che consente la rimozione rapida dei contenuti senza validazione o supervisione umana. Questa percezione potrebbe minare la fiducia nel sistema legale e nella sua equità​​.

Note a pie di pagna____________________________________________________________________________

domenica 18 febbraio 2024

l'AGICOM (ica) piracy shield de no atri

ok magari ve lo ricordate ma in molti, anche io, avevamo fatto previsioni di come sarebbe andata.

ma ovviamente cosa poteva andare storto, l’AGICOM (ica) ci ha abituato da anni a grandi approcci tecnologici infallibili. siamo noi le cassandre negative.

Immaginiamo un mondo in cui il “Piracy Shield” italiano, con tutta la sua zelante determinazione nel combattere la pirateria online, finisce per assomigliare un po’ troppo a quel nonno che, nel tentativo di cacciare un topo dalla casa, finisce per demolire le pareti con un mazzuolo. “Via la pirateria!” grida con fervore, mentre dietro di lui una scia di siti legittimi cade come un castello di carte al minimo soffio di vento.

È come se, nel tentativo di creare una rete più sicura e legale, abbiano invece organizzato una festa in maschera dove, per errore, invece di bandire solo i “cattivi pirati”, hanno finito per chiudere la porta in faccia a capitani, marinai, e persino ai pappagalli innocenti. “Tu là, con il cappello a tre punte, non importa se stai solo cercando di leggere l’ultima uscita del tuo autore preferito, qui non entri!”

E poi c’è l’utente medio, che cercando di navigare online si trova davanti a un mare di “Accesso Negato”. Immagina di voler solo acquistare legalmente l’ultimo album del tuo artista preferito, ma scopri che il sito è stato bloccato perché qualcuno, tre server più in là, ha deciso di condividere illegalmente una foto di un gatto che indossava un cappello da pirata. “Mi dispiace, caro navigatore, questo contenuto è stato bloccato per proteggerti dalla pirateria. Per favore, goditi questa GIF di un gatto che balla, come consolazione.”

Non è verosimile? Ed infatti, ops,

Piracy Shield, la piattaforma nazionale anti-pirateria, ha già mirato al bersaglio sbagliato | Wired Italia

ebbene si, si sono oscurati siti che non trasmettevano streaming, e, tra l’altro, in maniera abbastanza caotica.

ma come?

quelli che l’AGICOM (ica) non erra mai

la domanda è errata, la domanda dovrebbe essere: chi paga?

Si perché se assumiamo che qualcuno tenga in piedi per legittime attività commerciali, e tali attività vengono impedite senza una valida ragione vi è un danno, e tale danno andrebbe coperto da chi ha causato tale blocco.

Potrebbe essere chi ha riferito quegli IP? Potrebbe essere l’AGICOM (ica)?

Vai a vedere che come spesso accade da noi l’accountability è creata come il piracy shield: non sarà individuabile nessuno che sia da ritenersi responsabile.

Del resto visto che il sistema non prevede verifiche preventive ne nessun controllo umano (e potrebbero far finta di usare l’AI per un minimo di controllo?)

Rispetto ai siti oscurati senza motivo, l’autorità ricorda che hanno cinque giorni dall’oscuramento per promuovere ricorso. Tuttavia, la lista degli indirizzi Ip bloccati non è pubblica: vengono forniti solo numeri aggregati. 

Dall’articolo di Wired

E qui abbiamo il solito delirio giuridico in cui a dover chiedere che sia ripristinata la legalità è la vittima e non chi ha commesso l’abuso. geniale come sempre

(accountability de no artri lo ho già detto?)

Insomma un sistema pensato male, implementato peggio, gestito con le terga con la solita aberrante tendenza a costruire il tutto per evitare di prendersi la responsabilità.

Insomma la classica digitalizzazione all’italiana.

insomma (o insottrazione) ?

In fondo, l’humor nella situazione nasce dall’immagine di questo gigantesco e maldestro tentativo di colpire i pirati, che invece finisce per intrappolare nella sua rete anche i pesci più piccoli e innocenti. Si potrebbe quasi immaginare il Piracy Shield come quel pescatore che, orgoglioso del suo enorme retino, si stupisce di non aver catturato nulla all’infuori di qualche scarpa vecchia e molte lamentele dei bagnanti.

La morale della storia? Forse che, nel tentativo di catturare i “pirati”, è bene assicurarsi di non finire per affondare anche le navi degli innocenti. O, almeno, di lasciare un po’ di spazio per i pappagalli.

Del resto un cialtrone è per sempre.