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mercoledì 28 marzo 2018

Guida al GDPR per chi non ne vuol sapere: DPO il responsabile irresponsabile

Lo capisco, leggere il GDPR in inglese è una palla pazzesca…allora affidiamoci alla traduzione italiana …

la idea di tradurre in italiano un testo che deve diventare legge non sarebbe peregrina, ma siccome noi di solito traduciamo le cose con approssimazione assoluta ecco il capovalovoro italiano, DPO (Data Protection Officer) diventa Responsabile Protezione Dati… in barba al significato voluto da chi ha scrittoil GDPR non abbiamo potuto resistere alla ennesima dimostrazione di come con sottile abilità si possa creare confusione anche in ambiti chiarissimi.

Orbene la traduzione italica di DPO deriva da una consuetudine legata all’armonizzazione delle diciture presenti nelle varie leggti precedenti al GDPR con le nuove, la cosa non sarebbe grave se non fosse che il DPO NON è responsabile ne della protezione ne del trattamento dei dati. Secondo il GDPR la responsabilità cade interamente sul Data Controller e sul Data Processor, e al secondo in misura correlata a vincoli di gestione del dato indicati dal Data Controller.

Facciamo quindi uno sforzo di astrazione e esimiamoci dal significato delle parole in italiano.

l’ RPD è il DPO che per ruolo non è responsabilefdella protezione del dato

Lo so è imbarazzante dover negare il significato di un termine italiano (responsabile) ponendolo come termine distintivo di un ruolo che essenziamente non ha responsabilità in merito a quanto descritto dal rimanente acronimo.

Ci troviamo quindi nel curioso stato in cui secondo la legge italiana sulla privacy allineata al GDPR un responsabile della protezione dei dati non è responabile di tle protezione, e se non ci credete oltre me, il testo originale del GDPR fate un salto sul sito del garante http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/8036793 .

1. Chi è il responsabile della protezione dei dati personali (RPD) e quali sono i suoi compiti?

Il responsabile della protezione dei dati personali (anche conosciuto con la dizione in lingua inglese data protection officer – DPO) è una figura prevista dall’art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. Si tratta di un soggetto designato dal titolare o dal responsabile del trattamento per assolvere a funzioni di supporto e controllo, consultive, formative e informative relativamente all’applicazione del Regolamento medesimo. Coopera con l’Autorità (e proprio per questo, il suo nominativo va comunicato al Garante; v. faq 6) e costituisce il punto di contatto, anche rispetto agli interessati, per le questioni connesse al trattamento dei dati personali (artt. 38 e 39 del Regolamento).

Fantastico l’RDP viene designato dal responsabile da cui ne consegue che il responabile è altro dall’RDP. il sillogismo funziona.

altro discorso poi è a chi serve un DPO, ci sono casi in cui la assegnazione del RDPDPO è obbligatoria, ed altri in cui non lo è. ma considerando la complessità dell’ambito cui il DPORDP lavora sarebbe consigliabile averlo, il GDPR chiede che tale figura sia indipendente ma non che sia un dipendente, ne che sia dedicato solo ad un cliente. è quindi possibile utilizzare servizi di DPORDP esterni che eplichino le funzioni richieste come da indicazione del garante.

Va da se che una figura che deve poter offrire funzioni di supporto e controllo, consultive, formative e informative a questo livello non può essere un junior e quindi il mercato attuale con cifre attorno ai 30k annui identifica come, tanto per cambiare, il mercato italiano non abbia ancora capito cosa sia il GDPR, il DPORDP e non solo.

Una nota finale, visto che in questo giorni ho visto e sentito di tutto, dal fatto che si deve ottenere la “certificazione GDPR”, vi ricordo che al momento in italia non esiste una certificazione per il DPORDP ne esiste in assoluto una certificazione GDPR.

 

sempre dal sito del garante prendo

Sul tema della certificazione inoltre si richiama l’attenzione sul comunicato congiunto, pubblicato sul sito dell’Autorità il 18 luglio 2017 (doc. web n. 6621723), con il quale il Garante e ACCREDIA (l’Ente unico nazionale di accreditamento designato dal Governo italiano) hanno ritenuto necessario sottolineare – al fine di indirizzare correttamente le attività svolte dai soggetti a vario titolo interessati in questo ambito – che «al momento le certificazioni di persone, nonché quelle emesse in materia di privacy o data protection eventualmente rilasciate in Italia, sebbene possano costituire una garanzia e atto di diligenza verso le parti interessate dell’adozione volontaria di un sistema di analisi e controllo dei principi e delle norme di riferimento, a legislazione vigente non possono definirsi “conformi agli artt. 42 e 43 del regolamento 2016/679”, poiché devono ancora essere determinati i “requisiti aggiuntivi” ai fini dell’accreditamento degli organismi di certificazione e i criteri specifici di certificazione».

Si potrebbe obbiettare che sia tardi, ma sicccome siamo in ritardo su tutto siamo allineati alla timeline italiana.

 

ciao

Guida al GDPR per chi non ne vuol sapere: DPO il responsabile irresponsabile

Lo capisco, leggere il GDPR in inglese è una palla pazzesca…allora affidiamoci alla traduzione italiana …

la idea di tradurre in italiano un testo che deve diventare legge non sarebbe peregrina, ma siccome noi di solito traduciamo le cose con approssimazione assoluta ecco il capovalovoro italiano, DPO (Data Protection Officer) diventa Responsabile Protezione Dati… in barba al significato voluto da chi ha scrittoil GDPR non abbiamo potuto resistere alla ennesima dimostrazione di come con sottile abilità si possa creare confusione anche in ambiti chiarissimi.

Orbene la traduzione italica di DPO deriva da una consuetudine legata all’armonizzazione delle diciture presenti nelle varie leggti precedenti al GDPR con le nuove, la cosa non sarebbe grave se non fosse che il DPO NON è responsabile ne della protezione ne del trattamento dei dati. Secondo il GDPR la responsabilità cade interamente sul Data Controller e sul Data Processor, e al secondo in misura correlata a vincoli di gestione del dato indicati dal Data Controller.

Facciamo quindi uno sforzo di astrazione e esimiamoci dal significato delle parole in italiano.

l’ RPD è il DPO che per ruolo non è responsabilefdella protezione del dato

Lo so è imbarazzante dover negare il significato di un termine italiano (responsabile) ponendolo come termine distintivo di un ruolo che essenziamente non ha responsabilità in merito a quanto descritto dal rimanente acronimo.

Ci troviamo quindi nel curioso stato in cui secondo la legge italiana sulla privacy allineata al GDPR un responsabile della protezione dei dati non è responabile di tle protezione, e se non ci credete oltre me, il testo originale del GDPR fate un salto sul sito del garante http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/8036793 .

1. Chi è il responsabile della protezione dei dati personali (RPD) e quali sono i suoi compiti?

Il responsabile della protezione dei dati personali (anche conosciuto con la dizione in lingua inglese data protection officer – DPO) è una figura prevista dall’art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. Si tratta di un soggetto designato dal titolare o dal responsabile del trattamento per assolvere a funzioni di supporto e controllo, consultive, formative e informative relativamente all’applicazione del Regolamento medesimo. Coopera con l’Autorità (e proprio per questo, il suo nominativo va comunicato al Garante; v. faq 6) e costituisce il punto di contatto, anche rispetto agli interessati, per le questioni connesse al trattamento dei dati personali (artt. 38 e 39 del Regolamento).

Fantastico l’RDP viene designato dal responsabile da cui ne consegue che il responabile è altro dall’RDP. il sillogismo funziona.

altro discorso poi è a chi serve un DPO, ci sono casi in cui la assegnazione del RDPDPO è obbligatoria, ed altri in cui non lo è. ma considerando la complessità dell’ambito cui il DPORDP lavora sarebbe consigliabile averlo, il GDPR chiede che tale figura sia indipendente ma non che sia un dipendente, ne che sia dedicato solo ad un cliente. è quindi possibile utilizzare servizi di DPORDP esterni che eplichino le funzioni richieste come da indicazione del garante.

Va da se che una figura che deve poter offrire funzioni di supporto e controllo, consultive, formative e informative a questo livello non può essere un junior e quindi il mercato attuale con cifre attorno ai 30k annui identifica come, tanto per cambiare, il mercato italiano non abbia ancora capito cosa sia il GDPR, il DPORDP e non solo.

Una nota finale, visto che in questo giorni ho visto e sentito di tutto, dal fatto che si deve ottenere la “certificazione GDPR”, vi ricordo che al momento in italia non esiste una certificazione per il DPORDP ne esiste in assoluto una certificazione GDPR.

 

sempre dal sito del garante prendo

Sul tema della certificazione inoltre si richiama l’attenzione sul comunicato congiunto, pubblicato sul sito dell’Autorità il 18 luglio 2017 (doc. web n. 6621723), con il quale il Garante e ACCREDIA (l’Ente unico nazionale di accreditamento designato dal Governo italiano) hanno ritenuto necessario sottolineare – al fine di indirizzare correttamente le attività svolte dai soggetti a vario titolo interessati in questo ambito – che «al momento le certificazioni di persone, nonché quelle emesse in materia di privacy o data protection eventualmente rilasciate in Italia, sebbene possano costituire una garanzia e atto di diligenza verso le parti interessate dell’adozione volontaria di un sistema di analisi e controllo dei principi e delle norme di riferimento, a legislazione vigente non possono definirsi “conformi agli artt. 42 e 43 del regolamento 2016/679”, poiché devono ancora essere determinati i “requisiti aggiuntivi” ai fini dell’accreditamento degli organismi di certificazione e i criteri specifici di certificazione».

Si potrebbe obbiettare che sia tardi, ma sicccome siamo in ritardo su tutto siamo allineati alla timeline italiana.

 

ciao

martedì 11 luglio 2017

Guida al GDPR per chi non ne vuol sapere: la vedi la luce in fondo al tunnel? … è il treno!

Vi rendete conto che alla attivazione del GDPR manca meno di un anno vero?

la vedi la luce in fondo al tunnel? … è il treno!

Allora ho provato un paio di giorni fa a spiegarti come leggere ed interpretare il significato di GDPR. Sono assolutamente certo e sicuro che tutto quanto scritto era già chiarissimo ai tuoi occhi, ma tant’è… provare a parlare amabilmente di un argomento tanto ameno non fa mai male.

Dicevo, in chiusura degli sproloqui nell’articolo precedente, che alcune note andavano premesse per meglio capire il testo.

In effetti se partiamo con il piede giusto magari non diventa una lettura amena, ma almeno comprensibile.

Tra le premesse della volta scorsa ne ho omesso volutamente una importantissima, giusto per darmi una scusa per proseguire a scrivere…

Le norme fissate dal GDPR sono il minimo livello di protezione

Le norme fissate dal GDPR sono il minimo livello di protezione richiesta dalla UE, questo significa che ogni stato membro può decidere norme più protettive che si accompagnino al testo.

In Italia l’esempio che balza subito agli occhi riguarda la gestione dei biscotti…er “…cookie” che da sola potrebbe generare una interessante sequenza di noiosissimi articoli ?

La premessa è necessaria non perché abbia qualcosa contro gli Oreo (anche se preferisco i Krumiri o i cantucci toscani) ma perché il primo capitolo di questo affascinante romanzo che ci accingiamo a leggere è le disposizioni generali.

Il documento è diviso in 99 articoli sparsi in 11 capitoli che contengono diverse sezioni. Ovviamente per poter venirne a capo occorre leggerli in maniera “dinamica” perché spesso ci sono referenze avanti e indietro, a destra e a sinistra, sopra sotto e anche in un altro paio di dimensioni a noi invisibili ma chiaramente descritte dalla teoria unificata delle stringhe di cui vi invito a prendere conoscenza (a meno che non indossiate mocassini, sandali e o ciabatte, cosa che vi preclude gran parte della conoscenza umana) …

Per venirne a capo vi giro due link utili:

https://www.suiteprivacy.it/pages/testoregolamentoue.aspx (in italiano)

https://www.privacy-regulation.eu/en/index.htm (in un sacco di lingue tra cui l’italiano, ma ho messo la referenza in inglese perché fa più professionale…vuoi mettere…)

Capitolo Primo

Era una notte buia e tempestosa

 

Il primo capitolo inizia con l’emozionante articolo 1 che ci racconta di cosa si parla nel testo:

Articolo 1

  1. This Regulation lays down rules relating to the protection of natural persons with regard to the processing of personal data and rules relating to the free movement of personal data.
  2. This Regulation protects fundamental rights and freedoms of natural persons and in particular their right to the protection of personal data.
  3. The free movement of personal data within the Union shall be neither restricted nor prohibited for reasons connected with the protection of natural persons with regard to the processing of personal data.

 

Lo so che in inglese è più sexy, ma se proprio vi difetta la lingua eccolo in linguaggio italico:

 

  1. Il presente regolamento stabilisce norme relative alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché norme relative alla libera circolazione di tali dati.

  2. Il presente regolamento protegge i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche, in particolare il diritto alla protezione dei dati personali.

  3. La libera circolazione dei dati personali nell’Unione non può essere limitata né vietata per motivi attinenti alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali.

Dalla lettura impariamo innanzi tutto che al punto 1 stiamo parlando di persone fisiche in relazione ai dati personali.

La cosa è importante per 2 motivi:

a: le persone giuridiche, le aziende, non sono soggette al GDPR…che tradotto vuol dire che il mio nome e cognome ed il mio indirizzo di casa sono GDPR, il nome della società “Pizza & Fichi INC.” e la sua sede legale non sono oggetto di GDPR

ci può venire incontro alla comprensione il “recital 14” che cita:

(14) È opportuno che la protezione prevista dal presente regolamento si applichi alle persone fisiche, a prescindere dalla nazionalità o dal luogo di residenza, in relazione al trattamento dei loro dati personali. Il presente regolamento non disciplina il trattamento dei dati personali relativi a persone giuridiche, in particolare imprese dotate di personalità giuridica, compresi il nome e la forma della persona giuridica e i suoi dati di contatto.

b: i fantasmi, i personaggi storici e quelli di fantasia non sono soggetto al GDPR (quindi potete condividere liberamente il numero di telefono di Wonder Woman).

Se vogliamo meglio definire cosa significhi il concetto di protezione citato nel punto ci viene incontro il “recital” 1

(1) La protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati di carattere personale è un diritto fondamentale. L’articolo 8, paragrafo 1, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea («Carta») e l’articolo 16, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea («TFUE») stabiliscono che ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che la riguardano.

Al punto 2 troviamo invece l’oggetto di questo esercizio, la protezione delle libertà individuali con il focus sui dati personali.

Il secondo punto è importante perché definisce chiaramente quale ambito va considerato quando consideriamo un rischio all’interno del GDPR.

L’oggetto del regolamento è la protezione dei diritti fondamentali dell’individuo, questo significa che questo è il parametro di rischio da valutare quando si considerano le implementazioni del GDPR …

L’ultimo punto ci ricorda che all’interno della Unione Europea abbiamo conquistato il diritto alla libera circolazione delle persone, delle merci e anche dei dati. Chiaro che se non vi siete mai mossi da Vigevano potreste non apprezzare la cosa, ma tant’è …

Chiaro che se non vi siete mai mossi da Vigevano potreste non apprezzare la cosa, ma tant’è …

Come referenza vi suggerisco anche di leggervi i seguenti “recitals”:

12345678910111213

Articolo 2

 

L’articolo due ci porta in un viaggio esotico in lande inesplorate, ove una brezza leggera ci accarezza e le onde del mare….

Er..credo di essermi un attimo lasciato trasportare, morfeo mi ha catturato… torniamo alla cruda realtà.

L’articolo due ci dice dove viene applicato sto benedetto GDPR.

Il punto uno ci dice dove si applica, gli altri punti dove non si applica.

Ovviamente ci interessa il primo punto…

  1. Il presente regolamento si applica al trattamento interamente o parzialmente automatizzato di dati personali e al trattamento non automatizzato di dati personali contenuti in un archivio o destinati a figurarvi.

Si perché questo punto è fondamentale per capire l’ambito di applicazione, al solito iniziamo dalle parole per vedere se ne traiamo un senso …

Trattamento (Processing)

L’espressione generica indica che si ha a che fare con qualsiasi forma di trattamento eo manipolazione dei dati. Raccolta, archiviazione e lettura rientrano in questa descrizione…. Insomma qualsiasi cosa …

interamente automatizzato

Tradotto vuol dire tutti i sistemi che non richiedono intervento umano alcuno. Si pensi alla raccolta di dati via web per, ad esempio, una newsletter o un sito di marketing. I processi anche se non richiedono intervento umano sono soggetti al GDPR

parzialmente automatizzato

Nel caso vi sia intervento umano (ad esempio raccogli moduli scritti e li immetti in un sistema) il GDPR va comunque applicato. La norma prevede anche la parte umana di gestione, qualsiasi sia la forma. Anche il cartaceo è soggetto a GDPR.

non automatizzato

E qui ci casca l’asino …nel senso che se non lo hai ancora capito anche i tuoi documenti cartacei vanno considerati qui, non ci si scappa. Quindi non è che se pensi d fare il furbo e scrivi tutto su un block notes sei al sicuro…

archivio (originale Filing System)

Non facciamoci ingannare dalla terminologia. La traduzione archivio qui deriva da “Filing System” e non File System. Non parliamo di archiviazione digitale, ma di archiviazione tout court. C’hai presente i bei faldoni che lasci accessibili a chiunque…non puoi più farlo.

Insomma il regolamento si occupa della gestione e processo dei dati personali in qualunque loro forma indipendentemente dalla modalità di processo, archiviazione o raccolta.

Vi lascio l’emozionante esercizio di capire dove non si applica, io già ho faticato su questo.

E non dimenticativi i “recitals” per capire di cosa si parla: 1415161718192021

Ciaooo

 

 

 

 

Guida al GDPR per chi non ne vuol sapere: la vedi la luce in fondo al tunnel? … è il treno!

Vi rendete conto che alla attivazione del GDPR manca meno di un anno vero?

la vedi la luce in fondo al tunnel? … è il treno!

Allora ho provato un paio di giorni fa a spiegarti come leggere ed interpretare il significato di GDPR. Sono assolutamente certo e sicuro che tutto quanto scritto era già chiarissimo ai tuoi occhi, ma tant’è… provare a parlare amabilmente di un argomento tanto ameno non fa mai male.

Dicevo, in chiusura degli sproloqui nell’articolo precedente, che alcune note andavano premesse per meglio capire il testo.

In effetti se partiamo con il piede giusto magari non diventa una lettura amena, ma almeno comprensibile.

Tra le premesse della volta scorsa ne ho omesso volutamente una importantissima, giusto per darmi una scusa per proseguire a scrivere…

Le norme fissate dal GDPR sono il minimo livello di protezione

Le norme fissate dal GDPR sono il minimo livello di protezione richiesta dalla UE, questo significa che ogni stato membro può decidere norme più protettive che si accompagnino al testo.

In Italia l’esempio che balza subito agli occhi riguarda la gestione dei biscotti…er “…cookie” che da sola potrebbe generare una interessante sequenza di noiosissimi articoli ?

La premessa è necessaria non perché abbia qualcosa contro gli Oreo (anche se preferisco i Krumiri o i cantucci toscani) ma perché il primo capitolo di questo affascinante romanzo che ci accingiamo a leggere è le disposizioni generali.

Il documento è diviso in 99 articoli sparsi in 11 capitoli che contengono diverse sezioni. Ovviamente per poter venirne a capo occorre leggerli in maniera “dinamica” perché spesso ci sono referenze avanti e indietro, a destra e a sinistra, sopra sotto e anche in un altro paio di dimensioni a noi invisibili ma chiaramente descritte dalla teoria unificata delle stringhe di cui vi invito a prendere conoscenza (a meno che non indossiate mocassini, sandali e o ciabatte, cosa che vi preclude gran parte della conoscenza umana) …

Per venirne a capo vi giro due link utili:

https://www.suiteprivacy.it/pages/testoregolamentoue.aspx (in italiano)

https://www.privacy-regulation.eu/en/index.htm (in un sacco di lingue tra cui l’italiano, ma ho messo la referenza in inglese perché fa più professionale…vuoi mettere…)

Capitolo Primo

Era una notte buia e tempestosa

 

Il primo capitolo inizia con l’emozionante articolo 1 che ci racconta di cosa si parla nel testo:

Articolo 1

  1. This Regulation lays down rules relating to the protection of natural persons with regard to the processing of personal data and rules relating to the free movement of personal data.
  2. This Regulation protects fundamental rights and freedoms of natural persons and in particular their right to the protection of personal data.
  3. The free movement of personal data within the Union shall be neither restricted nor prohibited for reasons connected with the protection of natural persons with regard to the processing of personal data.

 

Lo so che in inglese è più sexy, ma se proprio vi difetta la lingua eccolo in linguaggio italico:

 

  1. Il presente regolamento stabilisce norme relative alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché norme relative alla libera circolazione di tali dati.

  2. Il presente regolamento protegge i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche, in particolare il diritto alla protezione dei dati personali.

  3. La libera circolazione dei dati personali nell’Unione non può essere limitata né vietata per motivi attinenti alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali.

Dalla lettura impariamo innanzi tutto che al punto 1 stiamo parlando di persone fisiche in relazione ai dati personali.

La cosa è importante per 2 motivi:

a: le persone giuridiche, le aziende, non sono soggette al GDPR…che tradotto vuol dire che il mio nome e cognome ed il mio indirizzo di casa sono GDPR, il nome della società “Pizza & Fichi INC.” e la sua sede legale non sono oggetto di GDPR

ci può venire incontro alla comprensione il “recital 14” che cita:

(14) È opportuno che la protezione prevista dal presente regolamento si applichi alle persone fisiche, a prescindere dalla nazionalità o dal luogo di residenza, in relazione al trattamento dei loro dati personali. Il presente regolamento non disciplina il trattamento dei dati personali relativi a persone giuridiche, in particolare imprese dotate di personalità giuridica, compresi il nome e la forma della persona giuridica e i suoi dati di contatto.

b: i fantasmi, i personaggi storici e quelli di fantasia non sono soggetto al GDPR (quindi potete condividere liberamente il numero di telefono di Wonder Woman).

Se vogliamo meglio definire cosa significhi il concetto di protezione citato nel punto ci viene incontro il “recital” 1

(1) La protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati di carattere personale è un diritto fondamentale. L’articolo 8, paragrafo 1, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea («Carta») e l’articolo 16, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea («TFUE») stabiliscono che ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che la riguardano.

Al punto 2 troviamo invece l’oggetto di questo esercizio, la protezione delle libertà individuali con il focus sui dati personali.

Il secondo punto è importante perché definisce chiaramente quale ambito va considerato quando consideriamo un rischio all’interno del GDPR.

L’oggetto del regolamento è la protezione dei diritti fondamentali dell’individuo, questo significa che questo è il parametro di rischio da valutare quando si considerano le implementazioni del GDPR …

L’ultimo punto ci ricorda che all’interno della Unione Europea abbiamo conquistato il diritto alla libera circolazione delle persone, delle merci e anche dei dati. Chiaro che se non vi siete mai mossi da Vigevano potreste non apprezzare la cosa, ma tant’è …

Chiaro che se non vi siete mai mossi da Vigevano potreste non apprezzare la cosa, ma tant’è …

Come referenza vi suggerisco anche di leggervi i seguenti “recitals”:

12345678910111213

Articolo 2

 

L’articolo due ci porta in un viaggio esotico in lande inesplorate, ove una brezza leggera ci accarezza e le onde del mare….

Er..credo di essermi un attimo lasciato trasportare, morfeo mi ha catturato… torniamo alla cruda realtà.

L’articolo due ci dice dove viene applicato sto benedetto GDPR.

Il punto uno ci dice dove si applica, gli altri punti dove non si applica.

Ovviamente ci interessa il primo punto…

  1. Il presente regolamento si applica al trattamento interamente o parzialmente automatizzato di dati personali e al trattamento non automatizzato di dati personali contenuti in un archivio o destinati a figurarvi.

Si perché questo punto è fondamentale per capire l’ambito di applicazione, al solito iniziamo dalle parole per vedere se ne traiamo un senso …

Trattamento (Processing)

L’espressione generica indica che si ha a che fare con qualsiasi forma di trattamento eo manipolazione dei dati. Raccolta, archiviazione e lettura rientrano in questa descrizione…. Insomma qualsiasi cosa …

interamente automatizzato

Tradotto vuol dire tutti i sistemi che non richiedono intervento umano alcuno. Si pensi alla raccolta di dati via web per, ad esempio, una newsletter o un sito di marketing. I processi anche se non richiedono intervento umano sono soggetti al GDPR

parzialmente automatizzato

Nel caso vi sia intervento umano (ad esempio raccogli moduli scritti e li immetti in un sistema) il GDPR va comunque applicato. La norma prevede anche la parte umana di gestione, qualsiasi sia la forma. Anche il cartaceo è soggetto a GDPR.

non automatizzato

E qui ci casca l’asino …nel senso che se non lo hai ancora capito anche i tuoi documenti cartacei vanno considerati qui, non ci si scappa. Quindi non è che se pensi d fare il furbo e scrivi tutto su un block notes sei al sicuro…

archivio (originale Filing System)

Non facciamoci ingannare dalla terminologia. La traduzione archivio qui deriva da “Filing System” e non File System. Non parliamo di archiviazione digitale, ma di archiviazione tout court. C’hai presente i bei faldoni che lasci accessibili a chiunque…non puoi più farlo.

Insomma il regolamento si occupa della gestione e processo dei dati personali in qualunque loro forma indipendentemente dalla modalità di processo, archiviazione o raccolta.

Vi lascio l’emozionante esercizio di capire dove non si applica, io già ho faticato su questo.

E non dimenticativi i “recitals” per capire di cosa si parla: 1415161718192021

Ciaooo

 

 

 

 

venerdì 3 febbraio 2017

Guida al GDPR per chi non ne vuole sapere: devi iniziare, ma cosa devi fare?

Hai già realizzato che tra un anno dovrai essere conforme alle nuove leggi sulla privacy dettate dal GDPR?

Ok Ok ho capito

devi pensare di passare da il tuo:

“chissenfrega della privacy tanto non è una roba di business “

a

“ops se stavolta non faccio le cose per bene rischio una multa fino al 4% sul mio fatturato. maledetto @#][<> GDPR

 

e stai entrando in ansia.

a dire il vero non credo tu lo stia facendo, anzi credo che continui a dire la prima frase come un mantra, ma facciamo finta che tu ti sia reso conto che stai per andare a metterti un un fiume di rogne se non fai qualche cosa, il punto è cosa fare?

Vediamo se ti posso aiutare. Certo, vorrei poterti spiegare cosa sia il GDPR cosa significhi data privacy e data protection, ma siccome so che non sei interessto a capire il perchè ma solo il cosa cercherò di essere il piu elementare possibile.

Passo numero uno, ti serve un DPO

Che cavolo è un DPO?

Il DPO è il tizio che ti dovrebbe aiutare a gestire le richieste derivanti da questo signor GDPR che nessuno, al momento, ti ha ancora presentato ma che sembra sia ansioso di darti multe e prendere i tuoi soldi.

DPO in inglese sarebbe Data Protection Officer, che in italiano puoi tradurre come Responsabile della Protezione dei Dati: ma come non ti bastava dover prendere un IT manager (quando lo hai)?

Ora lo so che tu vorresti chiamare il tuo IT manager e dirgli,

fai te prendi uno dei tuoi e dagli sta sola AGGRATIS

ma, purtroppo, temo non funzioni così.

Il signor GDPR, un perfido europeo insensibile ai tuoi bisogni, ha imposto che questo DPO deve essere un ruolo che gode di una certa indipendenza, e addirittura sembra che l’orientamento sia quello di dire che questo signore è incompatibile col ruolo di IT manager (una ditta tedesca è gia stata sanzionata per questo, ma si sa i tedeschi sono pignoli).

Ti dirò di più un DPO deve avere garantita autonomia per darti le indicazioni su come implementare la conformità alle richieste del signor GDPR  ma tu mantieni la responsabilità delle scelte aziendali, come a dire

  • se lui ti dice di fare “A” e tu invece fai “B” il responsabile sei tu
  • se lui ti dice di fare “B” perché tu gli hai detto che vuoi cosi il responsabile sei tu
  • comunque io responsabile sei tu.

andiamo bene, già sono sicuro che la cosa non ti piace, se ti stava antipatico il signor GDPR ora immagino incominci a detestare anche questo signor DPO, chiunque esso sia.

Voglio essere sincero con te, in Italia si sta ancora discutendo cosa sia un DPO, c’è chi dice un giurista, c’è chi dice sia un informatico,io ti dico è un po di tutti e due… ma in caso sia un giurista specializzato ti costerà di più … sai bene che gli specialisti IT li prendi per un tozzo di pane dal cognato del fratello dell’amico del cognato del salumiere.

Il problema del DPO è che deve spiegarti (non lo invidio) cosa DEVI fare per mettere in sicuro i dati che gestisci e che possono essere soggetti al GDPR. ma questo richiede:

  1. di capire le leggi sulla privacy
  2. di capire come i sistemi di gestione dei dati sono implementati
  3. di capire come funzioni il tuo business
  4. di capire come proteggere i dati in funzione dei tuoi sistemi, del tuo business e delle leggi sulla privacy

Insomma, il DPO dovrebbe essere un manager di provata esperienza cosa che, da sola, è quasi insopportabile, e mettere il naso nelle tue cose.

ora hai diverse scelte:

  1. puoi usare un consulente esterno
  2. puoi assumere o specializzare una persona interna
  3. puoi fregartene (come stai facendo al momento) e rischiare allegramente la multa.

ovviamente i tre punti hanno pro e contro, se usi un esterno devi pagarlo ma puoi cambiarlo se on fa quello che vuoi tu, se usi un interno rischi che no possa fare il suo lavoro precedente, se te ne freghi beh, spera che non ti becchino.

E dopo che hai preso un DPO?

Ora supponiamo che alla fine ti sia messo una mano sul cuore ed una sul portafoglio ed hai scelto l’opzione 1 o 2 (escludo la 3)

che fare?

il primo step da seguire è mettere insieme tutte le teste pensanti della tua azienda, la gente IT ed il DPO e fare 2 cose:

  1. scoprire dove sono i dati soggetti al GDPR e come li gestisci
  2. effettuare una robaccia che si chiama PIA (Privacy Impact Assessment) che vuol dire, basicamente,

questi primi due passi sono importantissimi perchè, diciamocelo chiaro, tu non hai la minima idea di

  • cosa siano i dati,
  • dove siano,
  • come li usi,
  • a cosa ti servono,
  • come li raccogli,
  • come li gestisci ,

La cosa spaventosa è che di sicuro il signor GDPR obbligherà le aziende a farsi carico si una enorme quantità di dati da proteggere.

Cerco di essere chiaro: tutti i dati  che possono essere utilizzati per fare riferimento ad una persona che vive sono dati personali ai sensi GDPR:

  • ID,
  • cookie,
  • indirizzi IP,
  • indirizzi di posta elettronica,
  • ogni identificatore di dispositivo personale
  • i metadati senza identificatore che possono essere afferiti ad una persona
  • ….

Non sai di che parlo? SALLO!!!!

ok ok lo so non ne capisci nulla di sta roba, per questo ti dicono che devi usare un DPO che, in qualche modo, deve essere capace di parlare con te e i tuoi managers e spiegarVi le cose, con l’IT manager e spiegargli le cose, con chi si occupa di sicurezza …..

capire dove siano questi dati, cosa siano non è quindi elementare, ma almeno una volta che lo hai fatto puoi passare al secondo step, la PIA.

No la PIA non è la Paperon Intelligence Agency

Non devi aspettarti che Paperino venga in tuo soccorso. la PIA è uno strumento che ti aiuta a capire i rischi cui sei soggetto gestendo i dati che stai gestendo e che neanche sapevi che stavi gestendo.

la PIA ti serve per capire cosa si rischia e come si protegge. purtroppo la PIA richiede che il tuo DPO, l’IT manager e il responsabile della sicurezza siano in grado di fare queste valutazioni, il che significa, implicitamente, che il cognat del vicino del fratello del salumiere sotto casa a cui fai riferimento come “guru” economico per tutte le tue esigenze IT probabilmente non sarà abbastanza.

Insomma se la PIA alla fine ti dice che sei messo maluccio non ti stupire, anzi stupisciti se ti dice il contrario.

…. e finalmente puoi iniziare a lavorare

una volta che hai DPO, e PIA puoi finalmente iniziare a ragionare su cosa ti serve, aspettati parecchio lavoro in termini di:

  1. come gestisci i tuoi dati
  2. policy e procedure da implementare
  3. tecnologie e, scusa la parolaccia, roba IT che manca o va gestita davvero tipo: backups, databases, sicurezza …

la cosa cattiva è che dovrai lavorarci parecchio

la cosa buona è che potresti scoprire che gestire bene le cose alla fine può anche farti lavorare meglio, anche se probabilmente in maniera diversa da prima.

se vuoi ne parliamo, fammi sapere….

 

 

Guida al GDPR per chi non ne vuole sapere: devi iniziare, ma cosa devi fare?

Hai già realizzato che tra un anno dovrai essere conforme alle nuove leggi sulla privacy dettate dal GDPR?

Ok Ok ho capito

devi pensare di passare da il tuo:

“chissenfrega della privacy tanto non è una roba di business “

a

“ops se stavolta non faccio le cose per bene rischio una multa fino al 4% sul mio fatturato. maledetto @#][<> GDPR

 

e stai entrando in ansia.

a dire il vero non credo tu lo stia facendo, anzi credo che continui a dire la prima frase come un mantra, ma facciamo finta che tu ti sia reso conto che stai per andare a metterti un un fiume di rogne se non fai qualche cosa, il punto è cosa fare?

Vediamo se ti posso aiutare. Certo, vorrei poterti spiegare cosa sia il GDPR cosa significhi data privacy e data protection, ma siccome so che non sei interessto a capire il perchè ma solo il cosa cercherò di essere il piu elementare possibile.

Passo numero uno, ti serve un DPO

Che cavolo è un DPO?

Il DPO è il tizio che ti dovrebbe aiutare a gestire le richieste derivanti da questo signor GDPR che nessuno, al momento, ti ha ancora presentato ma che sembra sia ansioso di darti multe e prendere i tuoi soldi.

DPO in inglese sarebbe Data Protection Officer, che in italiano puoi tradurre come Responsabile della Protezione dei Dati: ma come non ti bastava dover prendere un IT manager (quando lo hai)?

Ora lo so che tu vorresti chiamare il tuo IT manager e dirgli,

fai te prendi uno dei tuoi e dagli sta sola AGGRATIS

ma, purtroppo, temo non funzioni così.

Il signor GDPR, un perfido europeo insensibile ai tuoi bisogni, ha imposto che questo DPO deve essere un ruolo che gode di una certa indipendenza, e addirittura sembra che l’orientamento sia quello di dire che questo signore è incompatibile col ruolo di IT manager (una ditta tedesca è gia stata sanzionata per questo, ma si sa i tedeschi sono pignoli).

Ti dirò di più un DPO deve avere garantita autonomia per darti le indicazioni su come implementare la conformità alle richieste del signor GDPR  ma tu mantieni la responsabilità delle scelte aziendali, come a dire

  • se lui ti dice di fare “A” e tu invece fai “B” il responsabile sei tu
  • se lui ti dice di fare “B” perché tu gli hai detto che vuoi cosi il responsabile sei tu
  • comunque io responsabile sei tu.

andiamo bene, già sono sicuro che la cosa non ti piace, se ti stava antipatico il signor GDPR ora immagino incominci a detestare anche questo signor DPO, chiunque esso sia.

Voglio essere sincero con te, in Italia si sta ancora discutendo cosa sia un DPO, c’è chi dice un giurista, c’è chi dice sia un informatico,io ti dico è un po di tutti e due… ma in caso sia un giurista specializzato ti costerà di più … sai bene che gli specialisti IT li prendi per un tozzo di pane dal cognato del fratello dell’amico del cognato del salumiere.

Il problema del DPO è che deve spiegarti (non lo invidio) cosa DEVI fare per mettere in sicuro i dati che gestisci e che possono essere soggetti al GDPR. ma questo richiede:

  1. di capire le leggi sulla privacy
  2. di capire come i sistemi di gestione dei dati sono implementati
  3. di capire come funzioni il tuo business
  4. di capire come proteggere i dati in funzione dei tuoi sistemi, del tuo business e delle leggi sulla privacy

Insomma, il DPO dovrebbe essere un manager di provata esperienza cosa che, da sola, è quasi insopportabile, e mettere il naso nelle tue cose.

ora hai diverse scelte:

  1. puoi usare un consulente esterno
  2. puoi assumere o specializzare una persona interna
  3. puoi fregartene (come stai facendo al momento) e rischiare allegramente la multa.

ovviamente i tre punti hanno pro e contro, se usi un esterno devi pagarlo ma puoi cambiarlo se on fa quello che vuoi tu, se usi un interno rischi che no possa fare il suo lavoro precedente, se te ne freghi beh, spera che non ti becchino.

E dopo che hai preso un DPO?

Ora supponiamo che alla fine ti sia messo una mano sul cuore ed una sul portafoglio ed hai scelto l’opzione 1 o 2 (escludo la 3)

che fare?

il primo step da seguire è mettere insieme tutte le teste pensanti della tua azienda, la gente IT ed il DPO e fare 2 cose:

  1. scoprire dove sono i dati soggetti al GDPR e come li gestisci
  2. effettuare una robaccia che si chiama PIA (Privacy Impact Assessment) che vuol dire, basicamente,

questi primi due passi sono importantissimi perchè, diciamocelo chiaro, tu non hai la minima idea di

  • cosa siano i dati,
  • dove siano,
  • come li usi,
  • a cosa ti servono,
  • come li raccogli,
  • come li gestisci ,

La cosa spaventosa è che di sicuro il signor GDPR obbligherà le aziende a farsi carico si una enorme quantità di dati da proteggere.

Cerco di essere chiaro: tutti i dati  che possono essere utilizzati per fare riferimento ad una persona che vive sono dati personali ai sensi GDPR:

  • ID,
  • cookie,
  • indirizzi IP,
  • indirizzi di posta elettronica,
  • ogni identificatore di dispositivo personale
  • i metadati senza identificatore che possono essere afferiti ad una persona
  • ….

Non sai di che parlo? SALLO!!!!

ok ok lo so non ne capisci nulla di sta roba, per questo ti dicono che devi usare un DPO che, in qualche modo, deve essere capace di parlare con te e i tuoi managers e spiegarVi le cose, con l’IT manager e spiegargli le cose, con chi si occupa di sicurezza …..

capire dove siano questi dati, cosa siano non è quindi elementare, ma almeno una volta che lo hai fatto puoi passare al secondo step, la PIA.

No la PIA non è la Paperon Intelligence Agency

Non devi aspettarti che Paperino venga in tuo soccorso. la PIA è uno strumento che ti aiuta a capire i rischi cui sei soggetto gestendo i dati che stai gestendo e che neanche sapevi che stavi gestendo.

la PIA ti serve per capire cosa si rischia e come si protegge. purtroppo la PIA richiede che il tuo DPO, l’IT manager e il responsabile della sicurezza siano in grado di fare queste valutazioni, il che significa, implicitamente, che il cognat del vicino del fratello del salumiere sotto casa a cui fai riferimento come “guru” economico per tutte le tue esigenze IT probabilmente non sarà abbastanza.

Insomma se la PIA alla fine ti dice che sei messo maluccio non ti stupire, anzi stupisciti se ti dice il contrario.

…. e finalmente puoi iniziare a lavorare

una volta che hai DPO, e PIA puoi finalmente iniziare a ragionare su cosa ti serve, aspettati parecchio lavoro in termini di:

  1. come gestisci i tuoi dati
  2. policy e procedure da implementare
  3. tecnologie e, scusa la parolaccia, roba IT che manca o va gestita davvero tipo: backups, databases, sicurezza …

la cosa cattiva è che dovrai lavorarci parecchio

la cosa buona è che potresti scoprire che gestire bene le cose alla fine può anche farti lavorare meglio, anche se probabilmente in maniera diversa da prima.

se vuoi ne parliamo, fammi sapere….