l’articolo 4 mi interessa perchè, nella definizione di diritti doveri del cittadino da una ulteriore chiarezza sul significato del termine lavoro.
il primo pezzo enunzia che a tutti i cittadini deve essere consentita la capacità di lavorare e compito della repubblica è promuovere le condizioni necessarie.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
interessante è che ancora una volta si faccia riferimento ai “cittadini” e non genericamente all’umanità. Assieme però al diritto viene definito il relativo dovere:
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Diventa quindi un obbligo contribuire al progresso della società nelle forme consoni all’individuo. Chi non cerca di concorrere a tale progresso è quindi da considerarsi non confacente al dettato costituzionale, in altre parole fuori legge.
Ora data la genericità della espressione usata si può ritenere che tale contribuzione possa essere economica, ma anche artistica, culturale, politica e via dicendo. E che tale contributo sia di valore anche se non sotto il profilo strettamente economico.
Allora diventa comprensibile legare ai doveri della Repubblica la promozione della cultura, delle arti e delle scienze come componenti portanti,assieme a quello economico, della società e dell’individuo.
una lettura allargata di questo articolo mi porta a fare alcune considerazioni, anche se non vi sono violazioni di articoli di legge specifici ci sono comportamenti comuni che sono, comunque censurabili in termini di senso del dettato costituzionale.
Quando, ad esempio, una azienda italiana decide di esternalizare una produzione stà, in qualche modo, violando tali indicazioni fornite dalla costituzione? Se consideriamo che è di fatto obbligo di tutti i cittadini concorrere in base alle proprie capacità al progresso della società e della Repubblica il sospetto viene. Esiste un obbligo morale, dettato dalla costituzione, che richiede a tutti di operare per il progresso della società nel suo complesso, e tale obbligo dovrebbe essere preso in esame anche in seno a scelte di carattere economico. Il maggior guadagno, o minori spese, non giustifica moralmente l’azione se non assolutamente indispensabile.
Analogamente possiamo ragionare per altri comportamenti che mirino non al bene complessivo dei cittadini della Repubblica ma al soddisfacimento di interessi personali. Il singolo individuo ha un obbligo nei confronti della collettività che supera eventuali vincoli legislativi o contrattuali quando questi contraddicano il dettato costituzionale, non vale, in virtù del secondo lemma dell’articolo 4, la giustificazione del “io eseguivo degli ordini” in quanto i vincoli cui è sottoposta la repubblica sono automaticamente vincoli anche del singolo in funzione delle proprie capacità.
Comportamenti oramai comuni in italia, dal disprezzo della cosa pubblica – res publica- , si pensi alla spazzatura nelle strade, al mancato pagamento delle tasse sono tutti quindi stigmatizzabili a livello di singolo. va da se che è altrettanto stigmatizzabile il comportamento delle istituzioni repubblicane quando non si operano alla rimozione degli ostacoli che possono ingenerare tali comportamenti, dalla educazione civile all’eccessivo carico fiscale.