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martedì 15 settembre 2020

Il rapporto con la verità

Uno degli argomenti che seguo ultimamente è lo sviluppo della campagna elettorale statunitense. Un esercizio interessante perchè permette uno sguardo distaccato rispetto le nostrane vicende.

Ultimamente l’attuale presidente nonché candidato del GOP è incappato in alcuni incidenti di percorso in cui, tanto per cambiare, sono usciti audio o notizie che riportavano sue dichiarazioni che dimostravano, in maniera abbastanza inequivocabile,come il presidente incarica avesse espresso giudizi non rispettosi e avesse mentito..

Il primo è stato il commento poco lusinghiero riferito ai soldati americani morti durante la seconda guerra mondiale, definiti perdenti e sfigati.

https://eu.usatoday.com/story/news/2020/09/04/trump-calls-military-dead-losers-he-denies-claim-atlantic/5714254002/

Nella cultura americana il mito dell’eroe e del sacrificio sono fortissimi, ma Trump ha sempre mostrato una certa avversione per gli elogi non diretti alla sua persona, si pensi alla sua disputa col defunto senatore repubblicano McCain, considerato eroe nazionale in maniera bipartisan tranne che da lui (essendo stato prigioniero di guerra non era un eroe, perchè gli eroi non si fanno catturare).

Nonostante molteplici conferme ovviamente Trump ha negato tutto derubricandolo come Fake News aggiungendo che nessuno come lui … Ancora il culto della personalità nel meccanismo della risposta ne ho scritto qui

L’altra scivolata recente è stata la rivelazione che già febbraio Trump sapesse della pericolosità del coronavirus ma tacque per “non creare panico” registrata durante la preparazione del libro di bob woodward..

https://www.huffpost.com/entry/trump-coronavirus-bob-woodward-book_n_5f592547c5b67602f5ffc8b9

Che Trump sia sopra le righe nella sua comunicazione è normale, siamo abituati alla cosa. Ma l’ennesima raffica dimostrata di bugie che ha proferito mi ha fatto pensare al rapporto con la verità.

Non credo che esista dubbio che in termini assoluti il numero di bugie proferite da Trump sia di gran lunga superiore a qualsiasi altro presidente americano, si legga

https://www.forbes.com/sites/davidmarkowitz/2020/05/05/trump-is-lying-more-than-ever-just-look-at-the-data/

nessuno è immune, sia chiaro, alla menzogna ma è interessante notare come queste non alterino la percezione delle sue affermazioni da parte dei suoi sostenitori.

Sulla questione ho trovato interessante un commento in un articolo che diceva che non era terrorizzante il fatto che Trump mentisse in maniera plateale ma che questo non scalfisse minimamente la sua base elettorale.

Ma perchè i sostenitori di Trump non credono, neanche di fronte ad evidenze e prove tangibili, come alcune registrazioni, che Trump abbia deliberatamente mentito?

Lo stesso Trump affermava nella precedente elezione che avrebbe potuto sparare a qualcuno a caso a NY e sarebbe stato eletto comunque.

E, per quanto terrificante sia, non ho dubbi al riguardo.

Il concetto di verità diventa, ed è interessante, completamente slegato dalla realtà e dalle evidenze, e diventa semplicemente un “atto di fede”.

Ribaltando la sequenza logica si assume come “vero” qualcosa, indipendentemente dalle evidenze e si ricerca a supporto della verità qualsiasi cosa con 2 meccanismi fondamentali:

  1. la demonizzazione delle evidenze contrarie alla propria verità
  2. la ricostruzione arbitraria ed autoreferenziale delle evidenze a supporto della verità.

Entrambi, per altro, sono gli strumenti tipici del complottismo e della cancel culture. Un meccanismo comune sia alla destra che alla sinistra che alimenta la polarizzazione che serve, ad entrambe le fazioni, a giustificarsi nella appartenenza la branco.

Pur essendo un fenomeno comune e noto, últimamente la sua estensione mi ha sorpreso, non in maniera positiva ovviamente.

Questo approccio lo ho ritrovato anche recentemente da in un servizio televisivo italiano dove un esperto di geopolitica ha fatto affermazioni quantomeno discutibili ad esempio sul fatto che fosse Obama a parlare male di Trump mentre questi lo avesse citato solo saltuariamente durante questi 4 anni.

Sempre in merito alla analisi della reatà citava la nomina di Trump per il premio nobel della pace come un segno di come diversa sia la realtà rispetto quello che si dice del presidente americano.

Ovvio sorvolando che a proporre Trump fosse un personaggio politicamente schierato all’estrema destra e che quindi tale nomina non era avulsa da considerazioni politiche.

https://www.cbsnews.com/news/trump-nominated-2021-nobel-peace-prize-norwegian-parlaiment-christian-tybring-gjedde/

Ora per fare una valenza alla verità occorrerebbe essere capaci di fare una analisi critica dei fatti, e questa dovrebbe, per quanto possibile, essere consapevole.

Ma consapevolezza richiede conoscenza e questo è uno dei problemi di base, anche della base Tumpiana.

Non pensiamo che il problema sia solo americano.

Dagli Stati Uniti di Trump all’europa i comportamenti alla fine si ripetono e se per fortuna le nostre forze dell’ordine sono completamente diverse in operatività, efficienza, rispetto della vita umana comparate alla controparte americana, in termini di falsità dette dalle forze politiche siamo estremamente allineati.

Le menzogne o le incoerenze dei politici non scalfiscono una base oramai polarizzata che si disinteressa del fatto e del suo contesto per difendere la propria verità. Si legga in merito:

https://www.theguardian.com/commentisfree/2019/sep/30/europe-populist-lie-shamelessly-salvini-johnson

Ora per indirizzare le menzogne occorre conoscenza e senso critico, oggi leggevo un post su linkedin in cui si affermava che l’Italia è il paese più ignorante d’europa.

Incuriosito sono andato a cercare un po di articoli di giornale a supporto:

Il rapporto istat citato nell’articolo è il seguente:

e, giusto per vedere la cosa sotto un’altro aspetto:

https://www.money.it/Classifica-popoli-ignoranti-mondo-Italia-prima-Europa-Istat

basato su questa statistica

Array

Le due statistiche insieme ci dicono qualcosa di interessante, gli italiani hanno un tasso di scolarità molto basso ed una percezione della realtà molto lontana da quanto riportano i dati ufficiali.

Inoltre secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology, solo in Europa gli analfabeti funzionali ammonterebbero a circa 80 milioni di individui. Secondo lo Human Development Report 2009 la concentrazione più bassa si registra in Norvegia (7,9%), mentre quella più alta è in Italia (47%).

https://tg24.sky.it/mondo/2019/09/06/analfabetismo-funzionale-italia

Se aggiungiamo quindi i livelli di analfabetismo funzionale e di ritorno del nostro paese alle statistiche precedenti si evince una mancanza culturale di capacità di analisi critica portano ad una costruzione e lettura della realtà che non collima con i dati reali.

La verità percepita quindi diventa un affare arbitrario slegato dalla raccolta delle evidenze che comunque non si saprebbero interpretare per mancanza di pensiero critico.

Ma se la verità diventa una faccenda fideísta allora si carica di valori morali che rendono chi non si allinea “cattivo” anche di fronte a considerazioni altrimenti condivisibili.

Mi viene in mente il tragico caso di Willy Monteiro Duarte, ucciso per futili motivi.

Un atto vergognoso e disgustoso, figlio presumibilmente di una sottocultura che fa della violenza lo strumento di comunicazione primario.

Ma il ricordare, in questo caso, che coloro che sono stati arrestati sono innocenti fino a che il tribunale non li dichiarerà colpevoli e che in Italia tutti sono innocenti fino a che non sia provata la colpevolezza (la base della nostra civiltà giuridica tranne che verso l’amministrazione finanziaria dello stato) ha scatenato su twitter reazioni violente (non avendo Facebook non ho referenze specifiche).

Eppure è una banalità.

Ecco che una cosa “vera” come la presunzione di innocenza cardine del nostro sistema legale diventa di colpo negata nel caso specifico, senza che questo porti a percepire un conflitto intrinseco.

Vabbeh, anche io che parlo di civiltà giuridica, ho anche discusso in passato con persone che sostenevano che gli avvocati che difendono i “colpevoli” dovrebbero rinunciare al loro lavoro difensivo per una sorta di malintesa coscienza civica.

Dagli Stati Uniti, all’europa, su argomenti che dovrebbero basarsi su dati per quanto possibile oggettivi si preferisce limitarsi agli slogan e al sentito dire. Ecco che pandemia, immigrazione, economia diventano campo di valutazione dove il dato oggettivo diventa irrilevante se non conforme al desiderata.

E sotto elezioni la cosa assume valenza maggiore.

posso preoccuparmi?

Il rapporto con la verità

Uno degli argomenti che seguo ultimamente è lo sviluppo della campagna elettorale statunitense. Un esercizio interessante perchè permette uno sguardo distaccato rispetto le nostrane vicende.

Ultimamente l’attuale presidente nonché candidato del GOP è incappato in alcuni incidenti di percorso in cui, tanto per cambiare, sono usciti audio o notizie che riportavano sue dichiarazioni che dimostravano, in maniera abbastanza inequivocabile,come il presidente incarica avesse espresso giudizi non rispettosi e avesse mentito..

Il primo è stato il commento poco lusinghiero riferito ai soldati americani morti durante la seconda guerra mondiale, definiti perdenti e sfigati.

https://eu.usatoday.com/story/news/2020/09/04/trump-calls-military-dead-losers-he-denies-claim-atlantic/5714254002/

Nella cultura americana il mito dell’eroe e del sacrificio sono fortissimi, ma Trump ha sempre mostrato una certa avversione per gli elogi non diretti alla sua persona, si pensi alla sua disputa col defunto senatore repubblicano McCain, considerato eroe nazionale in maniera bipartisan tranne che da lui (essendo stato prigioniero di guerra non era un eroe, perchè gli eroi non si fanno catturare).

Nonostante molteplici conferme ovviamente Trump ha negato tutto derubricandolo come Fake News aggiungendo che nessuno come lui … Ancora il culto della personalità nel meccanismo della risposta ne ho scritto qui

L’altra scivolata recente è stata la rivelazione che già febbraio Trump sapesse della pericolosità del coronavirus ma tacque per “non creare panico” registrata durante la preparazione del libro di bob woodward..

https://www.huffpost.com/entry/trump-coronavirus-bob-woodward-book_n_5f592547c5b67602f5ffc8b9

Che Trump sia sopra le righe nella sua comunicazione è normale, siamo abituati alla cosa. Ma l’ennesima raffica dimostrata di bugie che ha proferito mi ha fatto pensare al rapporto con la verità.

Non credo che esista dubbio che in termini assoluti il numero di bugie proferite da Trump sia di gran lunga superiore a qualsiasi altro presidente americano, si legga

https://www.forbes.com/sites/davidmarkowitz/2020/05/05/trump-is-lying-more-than-ever-just-look-at-the-data/

nessuno è immune, sia chiaro, alla menzogna ma è interessante notare come queste non alterino la percezione delle sue affermazioni da parte dei suoi sostenitori.

Sulla questione ho trovato interessante un commento in un articolo che diceva che non era terrorizzante il fatto che Trump mentisse in maniera plateale ma che questo non scalfisse minimamente la sua base elettorale.

Ma perchè i sostenitori di Trump non credono, neanche di fronte ad evidenze e prove tangibili, come alcune registrazioni, che Trump abbia deliberatamente mentito?

Lo stesso Trump affermava nella precedente elezione che avrebbe potuto sparare a qualcuno a caso a NY e sarebbe stato eletto comunque.

E, per quanto terrificante sia, non ho dubbi al riguardo.

Il concetto di verità diventa, ed è interessante, completamente slegato dalla realtà e dalle evidenze, e diventa semplicemente un “atto di fede”.

Ribaltando la sequenza logica si assume come “vero” qualcosa, indipendentemente dalle evidenze e si ricerca a supporto della verità qualsiasi cosa con 2 meccanismi fondamentali:

  1. la demonizzazione delle evidenze contrarie alla propria verità
  2. la ricostruzione arbitraria ed autoreferenziale delle evidenze a supporto della verità.

Entrambi, per altro, sono gli strumenti tipici del complottismo e della cancel culture. Un meccanismo comune sia alla destra che alla sinistra che alimenta la polarizzazione che serve, ad entrambe le fazioni, a giustificarsi nella appartenenza la branco.

Pur essendo un fenomeno comune e noto, últimamente la sua estensione mi ha sorpreso, non in maniera positiva ovviamente.

Questo approccio lo ho ritrovato anche recentemente da in un servizio televisivo italiano dove un esperto di geopolitica ha fatto affermazioni quantomeno discutibili ad esempio sul fatto che fosse Obama a parlare male di Trump mentre questi lo avesse citato solo saltuariamente durante questi 4 anni.

Sempre in merito alla analisi della reatà citava la nomina di Trump per il premio nobel della pace come un segno di come diversa sia la realtà rispetto quello che si dice del presidente americano.

Ovvio sorvolando che a proporre Trump fosse un personaggio politicamente schierato all’estrema destra e che quindi tale nomina non era avulsa da considerazioni politiche.

https://www.cbsnews.com/news/trump-nominated-2021-nobel-peace-prize-norwegian-parlaiment-christian-tybring-gjedde/

Ora per fare una valenza alla verità occorrerebbe essere capaci di fare una analisi critica dei fatti, e questa dovrebbe, per quanto possibile, essere consapevole.

Ma consapevolezza richiede conoscenza e questo è uno dei problemi di base, anche della base Tumpiana.

Non pensiamo che il problema sia solo americano.

Dagli Stati Uniti di Trump all’europa i comportamenti alla fine si ripetono e se per fortuna le nostre forze dell’ordine sono completamente diverse in operatività, efficienza, rispetto della vita umana comparate alla controparte americana, in termini di falsità dette dalle forze politiche siamo estremamente allineati.

Le menzogne o le incoerenze dei politici non scalfiscono una base oramai polarizzata che si disinteressa del fatto e del suo contesto per difendere la propria verità. Si legga in merito:

https://www.theguardian.com/commentisfree/2019/sep/30/europe-populist-lie-shamelessly-salvini-johnson

Ora per indirizzare le menzogne occorre conoscenza e senso critico, oggi leggevo un post su linkedin in cui si affermava che l’Italia è il paese più ignorante d’europa.

Incuriosito sono andato a cercare un po di articoli di giornale a supporto:

Il rapporto istat citato nell’articolo è il seguente:

e, giusto per vedere la cosa sotto un’altro aspetto:

https://www.money.it/Classifica-popoli-ignoranti-mondo-Italia-prima-Europa-Istat

basato su questa statistica

Le due statistiche insieme ci dicono qualcosa di interessante, gli italiani hanno un tasso di scolarità molto basso ed una percezione della realtà molto lontana da quanto riportano i dati ufficiali.

Inoltre secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology, solo in Europa gli analfabeti funzionali ammonterebbero a circa 80 milioni di individui. Secondo lo Human Development Report 2009 la concentrazione più bassa si registra in Norvegia (7,9%), mentre quella più alta è in Italia (47%).

https://tg24.sky.it/mondo/2019/09/06/analfabetismo-funzionale-italia

Se aggiungiamo quindi i livelli di analfabetismo funzionale e di ritorno del nostro paese alle statistiche precedenti si evince una mancanza culturale di capacità di analisi critica portano ad una costruzione e lettura della realtà che non collima con i dati reali.

La verità percepita quindi diventa un affare arbitrario slegato dalla raccolta delle evidenze che comunque non si saprebbero interpretare per mancanza di pensiero critico.

Ma se la verità diventa una faccenda fideísta allora si carica di valori morali che rendono chi non si allinea “cattivo” anche di fronte a considerazioni altrimenti condivisibili.

Mi viene in mente il tragico caso di Willy Monteiro Duarte, ucciso per futili motivi.

Un atto vergognoso e disgustoso, figlio presumibilmente di una sottocultura che fa della violenza lo strumento di comunicazione primario.

Ma il ricordare, in questo caso, che coloro che sono stati arrestati sono innocenti fino a che il tribunale non li dichiarerà colpevoli e che in Italia tutti sono innocenti fino a che non sia provata la colpevolezza (la base della nostra civiltà giuridica tranne che verso l’amministrazione finanziaria dello stato) ha scatenato su twitter reazioni violente (non avendo Facebook non ho referenze specifiche).

Eppure è una banalità.

Ecco che una cosa “vera” come la presunzione di innocenza cardine del nostro sistema legale diventa di colpo negata nel caso specifico, senza che questo porti a percepire un conflitto intrinseco.

Vabbeh, anche io che parlo di civiltà giuridica, ho anche discusso in passato con persone che sostenevano che gli avvocati che difendono i “colpevoli” dovrebbero rinunciare al loro lavoro difensivo per una sorta di malintesa coscienza civica.

Dagli Stati Uniti, all’europa, su argomenti che dovrebbero basarsi su dati per quanto possibile oggettivi si preferisce limitarsi agli slogan e al sentito dire. Ecco che pandemia, immigrazione, economia diventano campo di valutazione dove il dato oggettivo diventa irrilevante se non conforme al desiderata.

E sotto elezioni la cosa assume valenza maggiore.

posso preoccuparmi?

lunedì 26 aprile 2010

Politicando… politica ed informazione

Stavo parlando, qualche giorno fa, con un amico e si commentava come le fonti ufficiali di informazione (giornali e telegiornali in primis) hanno presentato la diatriba tra Fini e Berlusconi.

Effettivamente abbiamo entrambi osservato come si sia presentata una questione squisitamente politica in termini di mera gestione del potere.

Nulla si è detto sul valore politico delle posizioni di Fini che rappresentano una legittima espressione di una visione di stato e intervento sulla cosa pubblica (mi si conceda, nel senso più alto di fare politica) che può essere condivisibile o meno, ma sicuramente rispettabile. Si è invece presentata la questione in meri termini di bilancio di forze e numeri, lasciando che il contenuto fosse sommerso dalla mera gestione del potere.

L’immagine che viene fuori della politica italiana e della informazione ad essa associata è, ancora una volta, abbastanza deprimente.

Ora, pero, la questione che più mi spaventa è il capire se il presentare un legittimo confronto politico in meri termini di gestione del potere sia legato ad una precisa volontà di mettere in secondo piano i termini più alti della politica o a semplice scelta di non tediare lo spettatorelettore :).

Un senso analogo di fastidio lo avevo provato quando, a fine elezioni amministrative, avevo sentito su radiorai un commento sprezzante verso coloro che hanno fatto la dolorosa scelta della astensione.

Il commentatore, di cui non ricordo il nome, a seguito di un intervento telefonico di un cittadino che aveva dichiarato la sua astensione, per la prima volta, dalle urne aveva commentato come chi non vota non abbia diritto poi di lamentarsi sull’andamento del voto (e su questo convengo abbia tutte le ragioni del caso) e che avrebbe piuttosto dovuto fare la scelta del male minore, perché, e qui viene la cosa che mi ha disturbato, adesso comunque i vincitori stavano discutendo di poltrone e seggi e chi non aveva votato  aveva comunque torto.

Pur convenendo che si possa non apprezzare l’astensione, occorrerebbe che a questa fosse riconosciuto un valore politico da chi a cuore la cosa pubblica, altrimenti ancora una volta si è presentata la politica come un momento di mera spartizione del potere.

Il dirittodovere al voto sancito dalla nostra costituzione va esercitato nelle forme e nei modi che la legge presenta. Laddove ci fosse obbligo espresso, andare a votare sarebbe in imperativo, ed il dissenso potrebbe essere espresso annullando la scheda o lasciandola intonsa. Ma se l’ordinamento attuale concede anche il diritto all’astensione questa deve essere interpretata per quello che è, una forma di dissenso legittima.

Significato profondamente diverso assume, quindi, in presenza della possibilità dell’astensione la scelta di andare a votare, andare a votare annullando la scheda, andare a votare con scheda bianca o non andare a votare direttamente.

Se poi è vero che nei termini della composizione parlamentare gli assenti non hanno rappresentanza non è altrettanto vero che questi non abbiano valenza politica,  meno che per politica si intenda la spartizione di sedie e poltrone.

sigh